Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

martedì, gennaio 31

Già qualche post fa ho parlato bene della saggezza popolare. Perché anche se ci scherziamo sopra ormai è VERO che non c’è più la mezza stagione, e che si stava meglio quando si stava peggio. Ebbene per i più distratti vi ricordo che siamo nel bel mezzo dei giorni della merla. (mi raccomando con la “l” nel mezzo…). Secondo la tradizione popolare gli ultimi tre giorni di gennaio coincidono con i tre giorni più freddi dell’inverno. Tanto che perfino la Merla, che un tempo aveva il piumaggio bianco, per riscaldarsi andò a ripararsi in un camino. Il suo manto divenne grigio per la fuliggine e da allora rimase di tale colore.

Gli esperti ci hanno già fatto sapere che di leggenda si tratta di leggende infondate e infatti la media degli ultimi 20 anni è di un grado in più rispetto alla media del mese. Però per me non è così. E’ proprio arrivato il tempo del GRANDE FREDDO… come nel film, quello dell’anima. Sono depresso, seppiatelo e comportatevi di conseguenza. Le condizioni di papà sono molto peggiorate a causa di un infezione nell’esofago, la mamma non si vuole riprendere dall’operazione a causa di una forte depressione, tensioni al lavoro legate al cambio della dirigenza, il solito casino dubbioso e amaro legato ai sentimenti. In condizione del genere credo sia lecito arrivare a pensare a come il tempo possa cambiare le circostanze della vita e farsi travolgere da un ondata di nostalgica paura. Probabilmente proprio a causa delle criticissime condizioni di papà, mi sento proprio in una sorta di territorio di confine che si delinea tra due epoche. Mi spiego? Il dramma è che ho come l’impressione di non aver giocato bene le mie carte nella prima epoca e la sensazione che la seconda ne sarà irrimediabilmente compromessa. In questo periodo sono portato a confrontare idee, percorsi compiuti, delusioni e fallimenti.

Confido solo sul fatto che dopo i giorni della merla arriva il carnevale e quindi non sarà sconveniente indossare una maschera.

lunedì, gennaio 30

Credo che l’amicizia si cibi di esperienze, di cose fatte insieme, che diventano i paletti dentro i quali un rapporto di evolve. Le esperienze diventano dei riferimenti, per disegnare la nostra mappa. Alcune esperienze diventano dei punti di partenza, altre diventano dei limiti estremi e superarle sarà cosa impossibile e rischiosa. Un giorno ci diremo: “ti ricordi quella volta che…”, e sarà une specie di rito per rievocare sensazioni ed energie che ci hanno unito indissolubilmente, e ci hanno portato ad essere quello che siamo.
Io voglio cibare le mie amicizie e allora oggi vi propongo qualche concerto a cui si potrebbe andare insieme. Ovviamente per i primi che si prenoteranno c’è anche possibilità di essere ospitati.

Venerdì 10 Febbraio – doppia possibilità:
BAUSTELLE al FILLMORE – Cortemaggiore - PIACENZA
Ho già scritto nel mio blog che “LA MALAVITA” è il disco italiano più bello del 2005. Si dice che in concerto suonino anche una cover di “PER UNA BAMBOLA” di Patty Pravo, quella presentò a Sanremo conciata come una geisha giapponese nel 1984 .

MARLENE KUNTZ – Estragon – BOLOGNA
Band di culto per diversi anni, i piemontesi Marlene Kuntz hanno poi imboccato una pericolosa deviazione "pop", conquistando le classifiche. Ma il loro rock livido e distorto non è scomparso.

Venerdì 17 Febbraio
PIANO MAGIC - al Covo – BOLOGNA
Il loro concerto conferma senza dubbio la vocazione teleologica alla ricerca di un suono elegante, rivolto senza remore alla riscoperta e reinterpretazione di quanto di meglio offerto dalla new wave degli anni 80 e 90. Insomma hanno la capacità di dar vita a un suono fuori dal tempo, senza con ciò cadere nell'anacronismo.

Sabato 18 Febbraio
ARAB STRAB – Estragon – BOLOGNA
Più che mai di questi tempi abbiamo tremendamente bisogno di band come gli Arab Strap. Le parole di Aidan e la musica di Malcolm sono talmente uniche, perfette e sincere da rendere il gruppo una delle realtà più interessanti degli ultimi anni. Musica audace, sicura di sé, chiede di essere assecondata nei suoi capricci. Un pianoforte dolce e decadente convive con chitarre taglienti e distorsioni, suoni avvolgenti e intensi.

Martedì 21 Febbraio – doppia possibilità:
CLAP YOUR HANDS SAY HEAH – Estragon – Bologna
Un sound personale, anche se figlio di molteplici influenze, che ha fatto scalpore nella scena underground americana. Power pop con amore per le canzoni, ma dall’approccio abbastanza aggressivo, con gran belle chitarre ruggenti, spirito indie e rimandi post-punk. Sono candidati per essere i nuovi TALKING HEADS.

GIANNA NANNINI – Medica Palace – Bologna
C’è bisogno di presentarla????

Mercoledì 22 Febbraio
LAURA VEIRS – al Covo – BOLOGNAla Veirs dimostra di saper costruire atmosfere uniche, eteree ed intense, dove ad un folk brullo e teso si aggiungono briciole di country e persino di pop. La rivista Uncut scrive di lei: "Laura Veirs esplora l'imprevedibilità della vita e la ricerca della perfezione artistica attraverso canzoni squisite, oscure e luminose allo stesso tempo".

venerdì, gennaio 27

Finalmente ho visto “I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN” di Ang Lee con Heat Ledger e Jake Gyllenhaal. Già avevo trovato brutto il libro “Gente del Wyoming” da cui il film è tratto, e la visione non ha migliorato il mio giudizio su questa storiella. Si perché, mi dispiace, di storiella si tratta. Non si racconta l’amore, ma la repressione dell’amore. L’amore proibito di due guardiani di pecore che si consuma nell’arco di 20 anni e qualche partita di pesca e in parallelo ai rispettivi matrimoni.

Un film gay che più eterosessuale non si può! Un melodramma timido tra 2 bestioni che non sanno parlare di sentimenti e si esprimono più per i sputi che continuano a tirare e per le sistematine al pacco per sottolineare mascolinità. Sentimenti repressi, erotismo di buon gusto e in più tragedia finale. Un soggetto perfetto per non offendere e farci sentire tutti tolleranti. Mi dispiace questi 2 non riescono ad amarsi, un po’ per l’ambiente e i costumi sociali e un po’ perché si tratta di due contadini che non hanno (per loro disgrazia, non vuole essere una critica) una grossa cultura di sentimenti, di libertà personale, di forza di volontà. Personaggi semplici abituati ad obbedire: obbedire ad un capo, obbedire alle regole sociali, obbedire alle convenzioni sociali (sposandosi e mettendo al mondo figli), obbedire ai propri istinti (facendo sesso omosessuale), obbedire e non scegliere con il coraggio e i pericoli che questo impone. Obbedire è sempre più semplice, perché non fai altro che rendere più forte l’avversario e più stupido e insulso te stesso. Nel film il protagonista racconta la storia di due vicini di casa che avevano scelto di vivere insieme, alla faccia dei miei amici che dicevano che il quel contesto e in quei tempi non c’era la possibilità di andare contro. Uno dei due vicini di casa viene ucciso a sprangate e gli viene strappato l’uccello. Ecco quella era la storia che avrei voluto vedere. La storia, ambientata nella stessa zone e nello stesso periodo dei SEGRETI DELLA MONTAGNA ROTTADIDIETRO, di chi è riuscito ad andare contro, pagando con la vita e mettendo in pratica quotidiana quello che il suo cuore e la sua mente gli diceva.

Insomma questa non è la storia di 2 innamorati, perché questi non si amano….si desiderano e si scopano saltuariamente, mi dispiace ma è diverso. Le persone vanno giudicate e definite per quello che riescono a fare non per quello che vorrebbero ma non ci riescono. E come dire che il film “A QUALCUNO PIACE CALDO” parla di una jazz band e di una grande musicista suonatrice di ukulele. In realtà si parla di un orchestrina locale che sbarca il lunario. Il che non rende meno importante la loro storia (anzi più divertente, probabilmente!), ma è la verità.

Voto: 1 stellina (su cinque).

giovedì, gennaio 26

Mi sento solo contro tutti. Infatti se cercherete in internet delle recensioni sul film “LA NEVE NEL CUORE” troverete quasi solo delle stroncature. Sarà che alcuni temi trattati hanno fatto parte anche del mio Natale, sarà che ero in compagnia di due amici simpatici, sarà che qui a Bologna nevica ancora… ma questo film ambientato a Natale a me è piaciuto abbastanza.
Visto che in questo periodo vengo rimproverato di essere prolisso, farò una recensione per punti, stile presentazione in power point.

LA TRAMA (in breve): Il racconto dolce e amaro di un insolito Natale in casa Stone, una famiglia unita, liberale ed eccentrica che affronta serenamente quasi tutto (sesso, omosessualità, malattie, etc), tranne l'inquieta e nervosa fidanzata del figlio (Sarah Jessica Parker), che riceve un'accoglienza gelida quando la ragazza raggiunge la famiglia per festeggiare il Natale.

- è un film liberale, con grossi spunti di discussione sulla società e di come questa stia ( o possa….) cambiando. E’ bello vedere come il concetto di “famiglia” sia così diverso per ognuno di noi, nonostante qualcuno abbia in mente e professi 1 unico modello di famiglia.

- È un film divertente. Ottima interpretazione di Sarah Jessica Parker e Diane Keaton.

- Haimè Sarah Jessica Parker …resterà per sempre Carry di SEX & THE CITY. Per tutto il film ti aspetti che arrivino MIRANDA, SAMANTHA e CHARLOTTE a dare una lavata di capo alla cognata stracciacazzi!

- Si cita anche Judy Gardland è la sua celeberrima “Have Yourself a Merry Little Christamas”. Vi faccio un regalo. Qui potete scaricarne qualche versione rivisitata. Questa canzone scritta da Ralph Blane e Hugh Martin per "Meet me in St. Luis", film del 1944 di Vincente Mannelli. E’ una scelta perfetta per sottolineare l’atmosfera natalizia, è ancora di più per sottolineare il valore della famiglia. Infatti Judy arriva da una famiglia di musicisti, ebbe un’infanzia felice e spensierata in cui le punizioni severe e la disciplina non furono mai impiegate. Inoltre il film “"Meet me in St. Luis", è proprio frutto dell’amore famigliare: lei e Minelli erano sposati all’epoca delle riprese. Inoltre visto che il film affronta in maniera molto liberale la questione dell’accettazione dell’omosessualità come non citare proprio lei: forse la più grande delle icone gay, sicuramente tra le più amate. Scomparsa prematuramente alla fine degli anni '60, Judy ha lasciato in eredità al mondo la malinconia e la voglia di esorcizzarla. Tutto in una donna. Le vogliono tutti bene per essere stata la miglior piccola Dorothy e per la sua voce eccezionale.
- I nostri figli odieranno questo film. Secondo me tra 15 anni lo manderanno in onda in TV tutti i santi Natali, e noi immancabilmente a piangere e chiedere di fare silenzio…un po’ come “Shirley Temple - Riccioli d’oro” per quelli che hanno più o meno 30 anni.

Voto: 3 stelline (su cinque)

martedì, gennaio 24

E' uscito il nuovo video dei GOLDFRAPP "ride a wild horse". Se non la conoscessi direi che siamo di fronte a una delle tante sciaquette che la musica pop ci propina. Ma io la conosco! L'ho visto in concerto. So che ha una voce strapotente, una presenza scenica invidiabile, una band di musicisti di gran talento e sperimentali (primo tra tutti quel super gran bonazzo di Davide Rossi). Ma perchè si vende in questo modo così banale e patinato (francamente anche un pò fuori tempo massimo). Non dico che dovrebbe presentarsi vestita come Grazia di Michele e con il trucco da Rossana Casale... io ho il senso del reale, mica sono Buttiglione. Però la trovo artefatta, con un retro gusto da avanspettacolo già visto, digerito e vomitato. E' non riesce neanche a venderlo come un post-pop....magari! Non c'è autocritica ma solo autocompiacimento. La faccio breve: la sensazione che mi lascia è la stessa che ho quando vedo ballare la DeFilippi. Insomma ...come si diceva l'altro giorno ecco l'ennesimo caso di "VIDEO KILL THE RADIO STAR".

Vi riporto questo piccolo test tratto dalla bibbia del sito: mondooltro.blogspot.com

ANCHE TU COME: Alison Goldfrapp Trovi incredibile il senso del glam della scoppiettante diva del techno-pop? Sogni anche tu di somigliare a un incubo psichedelico o più semplicemente a una "cozza fescion"? Segui i 5 facili steps di Mondo Oltro e… Oooh La La!

Step 1: cambia sesso. Non importa a quale sesso tu appartenga: tu cambialo. Solo così potrai ottenere quel senso di "Cosa ci faccio qui?!" che fa tanto Goldfrappona.
Step 2: la voce. Fatti asportare le corde vocali e falle sostituire con un harmonizer vintage o con un vocoder a batteria. Già che ci sei fatti cacciare anche un theremin in gola e fatti ricucire alla meglio. Sentito che trilli? Farai furore!
Step 3: i capelli. Vai da un qualsiaisi Jean Louis David e fatti fare tutti i trattamenti. Ma tutti, uno dietro l'altro: tinte, colpi di sole, lavaggio a secco e poi di nuovo tinte, colpi e così via. Fino ad esaurimento dei materiali e dei parrucchieri.
Step 4: ora vai al Circo. Studiati lo spettacolo dei Clown. Hai adocchiato il più patetico? Perfetto. Aspettalo fuori, strangolalo e rubagli i vestiti… sì anche le scarpe giganti e il cappelluccio col fiore moscio sopra. Ora indossa tutto: è troppo largo? Va bene così: sei baggyssima!
Step 5: e ora il make up. Vai in un grande magazzino e cerca il reparto pongo. Apri tutte le confezioni con i colori primari e strofinati tutto sulla faccia. Occhio solo alle telecamere! Sei un mascherone di pongo? Sei impeccabile!Visto com'è facile? Ora anche tu sei fab come Alison, la sirena del post-pop!

lunedì, gennaio 23

Prima considerazione: ma la copertina non poteva essere più sbagliata! Spero non sia stata concepita per occhieggiare, ammiccare proprio ad un certo tipo di ascoltatore che ne resterà, irrimediabilmente, deluso. La copertina presenta nella foto una catena d’oro, con un pendaglietto a forma di guantoni da boxe. Insomma un immaginario duro, che rimanda ad un iconografia rap, hip pop, molto rude e pacchiana. Anche il carattere con cui è scritto il titolo e il nome dell’artista è un bastoni, duro, secco, senza fronzoli. Il titolo stesso “The Greatest” fa quasi pensare quasi ad un disco collezione.
E invece no! Il disco è un folk, country blues intimo e delicato composto solo da canzoni nuove. “The greatest”, la canzone che apre e titola il disco, parte riprendendo le note della celeberrima “Moon River” di Henry Mancini dal film “Colazione da Tiffany”. L’atmosfera di tutto l’album infatti è tutta da new classic. Non aspettavi delle novità da questo disco ma piuttosto preparatevi ad un’ottima interpretazione del più classico cantautorato femminile, da una delle voci più sensuali e accattivanti che da dieci a questa parte si ha la possibilità di sentire in giro.
Prodotto e arrangiato in un tono lo-fi, con una connotazione tipicamente da anni ’70 anche grazie all’uso di strumenti e tastiere vintage (per esempio l’organo hammond). Tutti gli strumenti, voce compresa, cercano (e spesso trovano) un equilibro perfetto, dove nessuno sovrasta l’altro ma spesso incarnano un unica e soave melodia. Insomma sicuramente non un disco rock, ma piuttosto una session di ottimi musicisti alle prese con degli standard moderni. Insomma è quasi un disco di cover di Cat Power, ed infatti la pecca più grande è proprio l’assenza di elementi di novità e di indicazioni sull’evoluzione artistica di Cat. Insomma è il dico perfetto per avvicinarsi a Cat Power se non la si conosce. Invece, secondo me, lascia un po’ deluse le aspettative di chi invece la conosce anche dal punto di vista di rocker cattiva e arrabbiata.

Voto: 3 stelline su cinque.

REGALO: se andate qui potete scaricare (sempre tasto destro, poi “salva oggetto con nome”) un suo pezzo di più di dieci anni, agli esordi di carriera con la giovinezza vissuta da bohémien, girovagando per gli States. Poi, l'approdo nella New York underground e l'inizio di una carriera che l'ha portata nell'olimpo delle chanteuse dell'indie-rock. Tra atmosfere cupe e serenate malinconiche.

venerdì, gennaio 20


A grande richiesta ecco la continuazione semi-seria del post di ieri. Ci eravamo lasciati al “suo-di-lui” SMS che diceva:
“Domani ho una giornataccia. Domani sera starò a casa a guardare la TV.”
Io rispondo:
“Immagino che il grande fratello abbia più appeal di 1 thè a casa mia a litigare su ufo ed x-files. Come biasimarti?”
Lui risponde:
“Anche questa supposizione è abbastanza attaccabile. Devi sapere che non ho nemmeno la tv in camera. E del grande fratello faccio tranquillamente a meno”
Io rispondo:
“hai un gran talento a focalizzare l’attenzione nei particolari poco importanti. Non hai colto invece la frustrazione.”
Lui risponde:
“Già è davvero così…e pensare che vivo nella convinzione di essere abile a raggiungere il cuore delle questioni. PS: di quale frustrazione parli?”
Io rispondo:
“ Ma ci sei o ci fai? Ecco il cuore della questione: avrei voglia di vederti e mi sarebbe piaciuto che anche tu ne sentissi l’esigenza… possibilmente urgente e totalizzante. Infondo devo sempre essere eccessivo io, o no?”
Lui risponde:
Mi dispiace ma a me non puoi chiederlo… Gli estremi non fanno parte di me e ne rifuggo…starti vicino mi costa molta energia. Vai assunto in piccole dosi. Tra noi può esserci solo l’amicizia intesa come tale. E questo lo dico solo ora che ti conosco un po’…”

In tempo di intercettazioni telefoniche compromettenti mi rendo conto che questa è veramente poca cosa. Comunque di fronte a questo epilogo ho bisogno di due cose:
1) SAGGEZZA POPOLARE: ecco spiegata l’immagine scelta per oggi.
2)VOSTRI COMMENTI: ma sono veramente difficile, eccessivo e per starmi vicino ci vuole veramente così tanta energia che, per produrla, tra qualche mese Bush dovrà fare una guerra anche in IRAN?

giovedì, gennaio 19

Stasera comincia il GRANDE FRATELLO. Non fate come me: non crediate che la cosa non vi riguardi! Anche se non lo fate entrare dalla porta, “lui” entrerà dalla finestra. Mi ricordo lo scorso anno quando nonostante non fossi davanti alla TV, mi arrivarono un po’ di sms ironici che mi avvisavano che al Grande Fratello c’era il mio sosia (che ovviamente era Jonathan). Ebbene quest’anno è andata peggio. Ipotizzate di avere fatto da poco la conoscenza di un ragazzo che vi ha rincorso fuori da una discoteca, nonostante non aveste perso alcuna scarpetta. Ipotizzate di averci fatto qualche serata a parlare a cena. Ipotizzate che dopo le prime serate NON ne siano seguite altre da una settimana a questa parte. Ipotizzate che di fronte al vostro ennesimo invito per vedersi, l’SMS di risposta sia: “Domani ho una giornataccia. Domani sera starò a casa a guardare la TV.” Ho perso contro il Grande Fratello. Mi sento come Guido “il Bestemmiatore” o Filippo Nardi “il Conte”, entrambi cacciati e giudicati ECCESSIVI dal Grande Fratello stesso. Indegni e da allontanare!!!
In questa storiellina riferimenti a fatti e persone sono da considerasi puramente casuali. Inoltre non tutto corrisponde a realtà, ma molto è romanzato. Mi serviva SOLO il pretesto per parlare della notizia del giorno e per provare a fare dei link. Infatti se ciccate qui, troverete “VIDEO KILLED THE RADIO STAR” canzone che fa da colonna sonora a questa giornata, e ciccando con il tasto destro del mouse e scegliendo l’opzione “salva oggetto con nome” potete anche scaricarvi l’MP3 gratuitamente e legalmente.

lunedì, gennaio 16

Venerdì sera alla trasmissione “otto e mezzo” ospite di Giuliano Ferrara e M.Rita Armeni, c’era anche il mio amico Alessandro Zan per parlare di PACS e della manifestazione prevista a Roma per il giorno successivo.
Come sempre Ferrara, pur riconoscendo l’esigenza dei PACS per gli omosessuali, si ostina a non capire perché una coppia di eterosessuali debba PACSARSI quando ha già l’alternativa del matrimonio civile. Pur condividendo le ottime argomentazioni di ZAN, io mi sento di ipotizzare un altra possibile motivazione:

- una coppia di eterosessuali preferisce il PACS perché sa che si tratta di un diritto previsto anche per i gay, mentre l’alternativa del matrimonio civile sarebbe riservata solo a coppie come la loro, cioè eterosessuali. Mi piace pensare che possano decidere di farlo per solidarietà e, quindi, per ribadire il tipo di società in cui vogliono vivere: liberale, laica e con i diritti garantiti a tutti, indipendentemente dal colore della pelle, il sesso o l’orientamento sessuale.

- Una coppia di eterosessuali moderni può tranquillamente mettere in cantiere l’ipotesi di avere un figlio gay. Una coppia di genitori moderni dovrebbe, in tutta serenità, valutare questa alternativa alla pari della possibilità che sia maschio e femmina. In questo caso credo che dei genitori moderni vogliano poter garantire al proprio figlio/a le medesimi possibilità e diritti sociali. Quindi credo che qualcuno sceglierà di PACSARSI, per lungimiranza e propensione al futuro. Il futuro che una coppia di eterosessuali vogliono lasciare nelle mani dei propri figli.

Insomma, a me da piccolo la mia mamma ha insegnato a condividere. Se non poteva comprare, e spesso succedeva, i giochi o le scarpe o altro per tutti e tre i figli, sceglieva di non comprarli a nessuno. Forse la mamma di Ferrara gli ha insegnato che "se tu puoi avere la tua fetta di torta, fregatene se quel bambino timido in fondo alla stanza resta senza". A giudicare dalla stazza di Ferrara mi viene da pensare che di fette di torta ne abbia mangiate tante e che sia un degno figlio di sua madre, qualsiasi professione esercitasse.
So che molte coppie di amici eterosessuali leggono questo blog. Mi piacerebbe capire se qualcuna di loro avrebbe piacere a PACSARSI.

venerdì, gennaio 13

Oggi esce in Italia il nuovo film di Woody Allen "Match Point", presentato tra il clamore della critica all'ultimo festival di Cannes. Chi mi conosce sa che io adoro Woody Allen. Oltre ad ammirarlo come regista e sceneggiatore, gli riconosco il merito di avere "sdoganato" la categoria a cui apparteniamo: nevrotici, insicuri, pieni di tic, nervosi sia fisicamente che emotivamente, con un autostima pari allo zero, pessimisti e chi più ne ha più ne metta. Chi mi conosce sa che non stò fermo un minuto, che mi mangio le parole, che non finisco una frase che sia una, che sono sempre in ansia. Proprio come lui. Lui è il mio mito! Lui è la mia speranza! Lo so... sa un pò di autocompiacimento dei propri difetti. Però almeno il giorno dell'uscita del film lasciatemi gongolare (come se fosse il mio film).
Il fim non l'ho visto ma, come sempre, mi sento di consigliarvelo a scatola chiusa. Visto che stavolta però non si tratta di una commedia, per non lasciarvi a secco del sottile umorismo di Woody vi riporto alcune sue celebri frasi:

Le maggiori differenze fra i vari canali televisivi riguardano tuttora le previsioni del tempo.

Il mio grado nell'esercito? Ostaggio, in caso di guerra.

Quelli che non sanno far niente insegnano, e quelli che non sanno neanche insegnare, insegnano ginnastica.

Due settimane fa sono stato coinvolto in un buon esempio di contraccezione orale. Ho chiesto ad una ragazza di venire a letto con me e lei mi ha detto di no.

La psicanalisi e' un mito tenuto in vita dall'industria dei divani.

Quand'ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte. Ma io sono sempre riuscito a trovarli.

Dio e' morto, Marx e' morto ... e anch'io oggi non mi sento molto bene!

Ho un solo rimpianto nella vita: di non essere qualcun altro.

Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico la domenica. Io non so se Dio esiste.

Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa.

Le parole piu' belle al mondo non sono: "TI AMO!" ma: "E' BENIGNO!!".

L'umanita' si trova oggi ad un bivio. Una via conduce alla disperazione, l'altra all'estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di scegliere bene!

Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c'era un conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli.

Ho smesso di fumare. Vivro' una settimana in piu' e in quella settimana piovera' a dirotto.

Una auto-stoppista e' spesso una giovane ragazza poco vestita che si trova sul vostro cammino quando siete con vostra moglie.

Linda: "Ma tu ti cuoci solo cibi surgelati?". Allen: "Cuocerli? E chi li cuoce? Io neanche li scongelo. Li succhio come se fossero ghiaccioli!".

La punizione capitale sarebbe piu' efficace come misura preventiva se fosse somministrata prima del crimine.

Ok...che dire? non siamo proprio proprio uguali: Woody è molto più intelligente e dice cose più spiritose, ha una relazione stabile, è molto più ricco e famoso. Per il resto.... separati alla nascita. (questa è mia! ndr)

giovedì, gennaio 12


La musica pop è piena di esempi di titoli di canzoni che mal si sposano con l’autore. Basti pensare alla stessa Madonna che, lasciva come una nigeriana sulla statale, cantava “Like a virgin”. Ma la notizia che al prossimo festival di SanRemo Spagna presenterà la canzone “Noi non possiamo cambiare” mi sembra francamente troppo. Il suo corpo è totalmente irriconoscibile anche agli occhi di sua madre. Ha cambiato genere musicale passando dalla dance merdosa e populista alla canzone stracciapalle romantica e insulsa. Ha cambiato lingua cantando in inglese, francese, italiano e spagnolo. Ha cambiato look e stile che, in confronto, un gerino che diventa rana è cosa da poco.
E adesso con la sua faccia tosta canterà “Noi non possiamo cambiare”…magari arrivando all’ariston con una chioma di nero dipinta giusto per tentare l’ultima carta della sorpresa. Ma mi faccia il piacere.
E’ come se la Vanoni cantasse “Io amo parlare lentamente”, come se Loredana Bertè cantasse “Io so quello che dico”, come se Rettore cantasse “Vabbè dai…chiamatemi pure Donatella”. Poveri noi!

mercoledì, gennaio 11

Cosa c’è prima? La musica o la tristezza? Ci preoccupiamo che i bambini non giochino con le pistole o vedano video violenti: nessuno si preoccupa che sentano migliaia, letteralmente migliaia di canzoni su cuori spezzati, abbandoni, dolore e tristezza. Non so se ascolto la musica pop perché sono triste o se sono triste perché ascolto la musica pop. (Nick Hornby - High Fidelity)

Cito questa fantastica frase perché io AMO la musica triste. La tristezza deve essere resa attraverso suoni spettrali e desolati, arrangiamenti distorti, oppure liriche intrise di disillusione e amarezza. Sembra un paradosso….ma se non è così, non mi diverto. Qualche tempo fa avevo comprato il disco “LA MALAVITA” dei BAUSTELLE ma preso da super carico di lavoro pre natalizio non avevo ancora ascoltato. Ebbene quale può essere la serata migliore, se non la notte del 24 dicembre, per ascoltare un disco che parla di 16enne che si uccidono con il gas, fanciulle senza personalità, criminali da quartiere degradato e claustrofobico??? Il disco è semplicemente meraviglioso e credo sia il miglior disco italiano del 2005. Cosa ancora più importante a tipica se si considera che è il primo disco che la band toscana realizza per una grande major come la warner.
L’album si apre con il pezzo strumentale “Cronaca nera”. L’atmosfera è un sound jazzy anni ’70 con delle gran chitarre elettriche in primo piano. E’ un pezzo molto coinvolgente. E’ un po’ come essere da solo in una piazza e di colpo si sente uno sparo. Un rumore nitido di sparo mortale andato a segno. Ebbene puoi scegliere se rimanere immobile oppure istintivamente correre, scappare via, nasconderti. E’ come se quello sparo ti avesse aperto gli occhi e avessi definitivamente capito che anche tu potresti uccidere qualcuno o, forse peggio, fare qualcosa per cui dovresti essere punito con la morte. Abbiamo tutti un passato (o un futuro) oscuro, ambiguo e misterioso, siamo tutti ecoterroristi, tossici, ladri, puttane e vagabondi, provocatori, picchiatori e fascisti, chi più ne ha più ne metta. Ottima apertura.

Il secondo pezzo “La guerra è finita” è stato (meritatamente) proposto in heavy rotation su MTV. E’ il pezzo pop per eccellenza. Ti entra in testa come “Hung Up” di Madonna, si rinnova ad ogni ascolto come solo i pezzi anni ’80 di Blondie sanno fare, questa è la canzone che dovrebbe vincere il festival di Sanremo come solo “Per Elisa” di Alice è riuscita a fare. La canzone parla del suicidio di una 16enne con un linguaggio diretto e poetico che ricorda i grandi cantautori della scuola genovese: Paoli, Conte e DeAndrè. Riferimenti e parole di uso comune hanno il compito di avvicinare questa triste storia alla tua vita, al tuo mondo, alla tua responsabilità. La frustrazione però è garantita. Orami è troppo tardi la ragazza è già schiattata e i Baustelle ce lo urlano alla prima strofa. Ti senti colpevole per aver permesso che succedesse ma nel ritornello ci ricordano che le guerre da fermare sono tante e con effetti ancora più devastanti. “E nonostante sua madre impazzita e suo padre, malgrado Belgrado, l’america e Bush, con una bic profumata d’attrice bruciata "la guerra è finita!", scrisse così”.

Si prosegue con “Sergio” canzone amara cantata da un escluso a causa di qualche malattia socialmente poco rassicurante che potrebbe essere la pazzia, l’AIDS o qualcos’altro. “E il cielo è blu, lo dici tu. nessuno è blu nessuno più. non c'è la cura. Cristo Gesù mi salvi tu. Lla botta è blu dottori blu. E il mondo guarda ed io non so guardare il mondo e prenderlo”.
Si prosegue con “Revolver” pezzo che ricorda molto le sonorità morriconiane dei primi Goldfrapp e anche per il cantato ispirato e sognante di Rachele in contrasto con le liriche dure e aggressive che raccontano di questa “giovane assassina nata” che spara per divertimento per trarne piacere fisico ed emozionale che puntualmente non è mai soddisfacente. Violenza come risposta alla perenne delusione data dall’amore. “l'amore l'ho lasciato morto, marcio, disperato nero, ero o coca fa lo stesso, faccio sesso col revolver” .

Sarà che ho ascoltato la prima volta il disco percorrendo la pianura padana in macchina, ma il pezzo “i Provinciali” lo trovo il migliore dell’album. Arrangiamenti di grande respiro, una linea melodica accattivante e il racconto di questa provincia (cronica) italiana povera di ideali, triste e fisicamente desolata con la sua “estetica anestetica” che non ci dovremmo stupire se, da un momento all’altro, dovesse esplodere come è successo a Parigi.

Si prosegue con il “Il corvo Joe” analisi di una società vuota e ipocrita vista dagli occhi dell’animale. Ancora “Un romantico a Milano” altro pezzo musicalmente perfetto, degno della migliore tradizione pop italiana.

Si prosegue con “A vita bassa” dove duettano insieme le due voci del gruppo. Il pezzo racconta di come i giovani d’oggi siano vittime di una cultura trash e popolare che impone a suon di Lecciso e di Totti modelli di riferimento sempre più povere e desolanti. “E l'antidoto che ho al futuro anonimo è la scritta Calvin Klein, è la firma D&G tatuata sugli slip sopra la vita dei jeans che quest'anno va bassa, va bassa, va bassa, va bassa”. la ripetizione ossessiva di questo dogma della moda della stagione è la critica al sistema che stà vincendo sulle nostre coscienze, sui nostri gusti, sulle nostre idee: una “sconfitta storica”. Dopo un pezzo come questo, in cui si accusa il sistema e i giovani sono visti come vittime inconsapevoli, si prosegue ( in modo provocatorio) con la canzone “Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi?” dove non è più il sistema da essere incolpato ma noi stessi: “Ma la causa scatenante, il motivo vero siamo io e te. Io che l'ho tradita, tu che le sei stata amica”. Di questo pezzo adoro la strofa: “quello che lei voleva era una vita da star Milano style. Come credete che si sentirà adesso?”. Ecco: il segreto della canzone stà nella coniugazione di questo verbo. Infatti è nel contrasto tra il futuro di quel verbo “sentirà” e quell’avverbio “adesso” che risiede il senso dell’intero album. La frase giusta doveva essere “Come si sentirà domani” o “Come si sente adesso” e non “Come si sentirà adesso”. Questa stridere tra i sogni di un futuro improbabile e un presente desolante e più distante del futuro stesso. La malavita, appunto! Il male di vivere una vita che non ci appartiene, che non ci soddisfa, che non ci fa del bene.

Il disco si chiude con due pezzi “Il Nulla” e “Cuore di Tenebra” che,a mio avviso, non mantengono lo stesso livello dell’album.

Insomma dopo le canzoni della mala delle Vanoni e di Gabriella Ferri (pace all’anima sua) arrivano questi modernissimi stornelli, affreschi di una società italiana diversa da come ce la vogliono far credere i programmi del pomeriggio della TV.

martedì, gennaio 10

Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si annuncia una settimana densa di impegni televisivi: da ieri sera a «Otto e mezzo» alla «Conferenza stampa» di venerdì, passando per il salotto di Bruno Vespa e il confronto con il leader Prc Fausto Bertinotti e il "Processo di Biscardi". Non entrerò nel merito dei contenuti dell'intervista di ieri ma voglio riproporvi un esilarante editoriale di MICHELE SERRA pubblicato qualche settimana fa su "LA REPUBBLICA".

Gli si stà rimpicciolendo la testa. Guardate che non stò scherzando: gli si stà rimpicciolendo la testa, e io sono molto preoccupato. Non so se dipenda dal lifting, dalla pettinatura sempre più incerta e oramai identica ad una cuffia da piscina, dallo sforzo di apparire compunto in campagna elettorale. Fatto stà, che quando appare, non riesco a pensare ad altro. Lo fisso per qualche minuto e cerco di ripassare mentalmente i parametri precedenti, e mi sembra proprio che il cranio si stia progressivamente ritirando e naso, bocca e orecchi tendono a raggrupparsi in un risicato riassunto del volto originario. Approfittando dei primi piani, ho anche fissato dei pezzetti di nastro isolante nero sul video, per controllare nel corso dei mesi, se la mia impressione è suffragata dalla realtà. Vi farò sapere. Nel frattempo, mi domando se lo staff e il personale sanitario di complemento hanno sotto controllo la situazione, oppure se approfittando della generosità e la disponibilità della loro illustre cavia per insistere nei loro folli esperimenti. Qui va a finire che, a furia di stirarlo, prosciugare le rughe, rinsaldare la pappagorgia, infierire sul cuoio capelluto, ce lo riducono ad una prugna. Questi, secondo me, hanno adottato la tecnica amazzonica dei tagliatori di teste, lo riducono ad un portachiavi, vi dico. E’ ora che qualcuno di sensato lanci l’allarme, dopotutto è il capo del nostro governo, non va bene conciarlo in quella maniera lì.

lunedì, gennaio 9

Sabato sera sono andato a vedere il film "Lady Henderson Presenta" di Stephen Frears.
La trama in 2 parole: Londra, 1937. Annoiata dalla recente vedovanza, l’abbiente Laura Henderson (Judi Dench) decide di rilevare un teatro in disuso a Soho, in Great Windmill Street. Per dirigere il suo nuovo acquisto, l’indomita signora assume l’impresario Vivian van Damm (Bob Hoskins), un ometto ostinato che non tarda ad instaurare con la sua principale un rapporto di amore-odio fatto di contrasti continui, di battibecchi ostinati, di duelli verbali assolutamente unici e indimenticabili. Un vero spasso comico. I due passarono alla storia per avere mostrato nudi femminili al pubblico inglese durante la guerra, quando una simile iniziativa poteva ancora creare scandalo. Furono in seguito ricordati per avere regalato momenti di distrazione alla città di Londra, in un periodo in cui il morale della popolazione era provato dai ripetuti bombardamenti.
Credetemi è un film molto divertente e arguto che consiglio vivemente. E' interessante come si cerchi di analizzare il/la morale. E cioè il morale di una città sotto costante rischio di bomabradamento e con una guerra alle porte. E la morale del tempo che non vedeva niente di male a mandare al fronte giovanotti ma trovava disdicevole il fatto che delle donne mostrassero le tette. Voto: 4 stelline (su cinque).

Però..... c'è un però. Sono andato a vedere questo film dopo averne letto la recensione su "il manifesto" e ho trovato alcune incongruenze. Vuoi vedere che ha ragione Berlusconi sui giornalisti di sinistra? Vuoi vedere che raccontano un sacco di fregnacce? Siccome non ci voglio credere e voglio continuare a leggere con stima "il manifesto", ho mandato al giornale questa mail e, se riceverò risposta, sarete subito informati.


From: Matteo Lion
To: redazione@ilmanifesto.it
Date: lunedì - gennaio 9, 2006 11:54 AM
Subject: UN DUBBIO....

Carissimi, preciso subito che la mia mail che non vuole essere polemica. Venerdì 6 gennaio avete pubblicato la recensione del film "Lady Henderson presenta" a firma di Antonello Catacchio. Molto incuriosito dal pezzo, la sera stessa sono andato al cinema per vedere il film che giustamente avete definito "una commedia singolarissima, pervasa da humor britannico portato alla massima concertazione da due attori di smisurato talento". E' sacrosanto: si tratta di un film molto gradevole. Però qualcosa mi sfugge. Nello stesso articolo si scrive "battute che volano in ogni direzione, e alcune perle sull'argomento gay". Di queste "perle" io non ho trovato traccia. Ci ho pensato tutta la notte. Insomma, dopo le intercettazioni di Fassino, uno di sinistra fa fatica a riconoscersi, a definirsi, a sentirsi parte di qualcosa. Adesso anche il mio essere gay è messo in discussione da dubbi come questo: quali erano queste perle? Perchè non le ho colte? Sembra una stupidaggine ma è come essere investito da un camion perchè non lo hai "sentito" arrivare e ti chiedi se sei diventato definitivamente sordo. Con affetto, Matteo LION