Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

mercoledì, gennaio 11

Cosa c’è prima? La musica o la tristezza? Ci preoccupiamo che i bambini non giochino con le pistole o vedano video violenti: nessuno si preoccupa che sentano migliaia, letteralmente migliaia di canzoni su cuori spezzati, abbandoni, dolore e tristezza. Non so se ascolto la musica pop perché sono triste o se sono triste perché ascolto la musica pop. (Nick Hornby - High Fidelity)

Cito questa fantastica frase perché io AMO la musica triste. La tristezza deve essere resa attraverso suoni spettrali e desolati, arrangiamenti distorti, oppure liriche intrise di disillusione e amarezza. Sembra un paradosso….ma se non è così, non mi diverto. Qualche tempo fa avevo comprato il disco “LA MALAVITA” dei BAUSTELLE ma preso da super carico di lavoro pre natalizio non avevo ancora ascoltato. Ebbene quale può essere la serata migliore, se non la notte del 24 dicembre, per ascoltare un disco che parla di 16enne che si uccidono con il gas, fanciulle senza personalità, criminali da quartiere degradato e claustrofobico??? Il disco è semplicemente meraviglioso e credo sia il miglior disco italiano del 2005. Cosa ancora più importante a tipica se si considera che è il primo disco che la band toscana realizza per una grande major come la warner.
L’album si apre con il pezzo strumentale “Cronaca nera”. L’atmosfera è un sound jazzy anni ’70 con delle gran chitarre elettriche in primo piano. E’ un pezzo molto coinvolgente. E’ un po’ come essere da solo in una piazza e di colpo si sente uno sparo. Un rumore nitido di sparo mortale andato a segno. Ebbene puoi scegliere se rimanere immobile oppure istintivamente correre, scappare via, nasconderti. E’ come se quello sparo ti avesse aperto gli occhi e avessi definitivamente capito che anche tu potresti uccidere qualcuno o, forse peggio, fare qualcosa per cui dovresti essere punito con la morte. Abbiamo tutti un passato (o un futuro) oscuro, ambiguo e misterioso, siamo tutti ecoterroristi, tossici, ladri, puttane e vagabondi, provocatori, picchiatori e fascisti, chi più ne ha più ne metta. Ottima apertura.

Il secondo pezzo “La guerra è finita” è stato (meritatamente) proposto in heavy rotation su MTV. E’ il pezzo pop per eccellenza. Ti entra in testa come “Hung Up” di Madonna, si rinnova ad ogni ascolto come solo i pezzi anni ’80 di Blondie sanno fare, questa è la canzone che dovrebbe vincere il festival di Sanremo come solo “Per Elisa” di Alice è riuscita a fare. La canzone parla del suicidio di una 16enne con un linguaggio diretto e poetico che ricorda i grandi cantautori della scuola genovese: Paoli, Conte e DeAndrè. Riferimenti e parole di uso comune hanno il compito di avvicinare questa triste storia alla tua vita, al tuo mondo, alla tua responsabilità. La frustrazione però è garantita. Orami è troppo tardi la ragazza è già schiattata e i Baustelle ce lo urlano alla prima strofa. Ti senti colpevole per aver permesso che succedesse ma nel ritornello ci ricordano che le guerre da fermare sono tante e con effetti ancora più devastanti. “E nonostante sua madre impazzita e suo padre, malgrado Belgrado, l’america e Bush, con una bic profumata d’attrice bruciata "la guerra è finita!", scrisse così”.

Si prosegue con “Sergio” canzone amara cantata da un escluso a causa di qualche malattia socialmente poco rassicurante che potrebbe essere la pazzia, l’AIDS o qualcos’altro. “E il cielo è blu, lo dici tu. nessuno è blu nessuno più. non c'è la cura. Cristo Gesù mi salvi tu. Lla botta è blu dottori blu. E il mondo guarda ed io non so guardare il mondo e prenderlo”.
Si prosegue con “Revolver” pezzo che ricorda molto le sonorità morriconiane dei primi Goldfrapp e anche per il cantato ispirato e sognante di Rachele in contrasto con le liriche dure e aggressive che raccontano di questa “giovane assassina nata” che spara per divertimento per trarne piacere fisico ed emozionale che puntualmente non è mai soddisfacente. Violenza come risposta alla perenne delusione data dall’amore. “l'amore l'ho lasciato morto, marcio, disperato nero, ero o coca fa lo stesso, faccio sesso col revolver” .

Sarà che ho ascoltato la prima volta il disco percorrendo la pianura padana in macchina, ma il pezzo “i Provinciali” lo trovo il migliore dell’album. Arrangiamenti di grande respiro, una linea melodica accattivante e il racconto di questa provincia (cronica) italiana povera di ideali, triste e fisicamente desolata con la sua “estetica anestetica” che non ci dovremmo stupire se, da un momento all’altro, dovesse esplodere come è successo a Parigi.

Si prosegue con il “Il corvo Joe” analisi di una società vuota e ipocrita vista dagli occhi dell’animale. Ancora “Un romantico a Milano” altro pezzo musicalmente perfetto, degno della migliore tradizione pop italiana.

Si prosegue con “A vita bassa” dove duettano insieme le due voci del gruppo. Il pezzo racconta di come i giovani d’oggi siano vittime di una cultura trash e popolare che impone a suon di Lecciso e di Totti modelli di riferimento sempre più povere e desolanti. “E l'antidoto che ho al futuro anonimo è la scritta Calvin Klein, è la firma D&G tatuata sugli slip sopra la vita dei jeans che quest'anno va bassa, va bassa, va bassa, va bassa”. la ripetizione ossessiva di questo dogma della moda della stagione è la critica al sistema che stà vincendo sulle nostre coscienze, sui nostri gusti, sulle nostre idee: una “sconfitta storica”. Dopo un pezzo come questo, in cui si accusa il sistema e i giovani sono visti come vittime inconsapevoli, si prosegue ( in modo provocatorio) con la canzone “Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi?” dove non è più il sistema da essere incolpato ma noi stessi: “Ma la causa scatenante, il motivo vero siamo io e te. Io che l'ho tradita, tu che le sei stata amica”. Di questo pezzo adoro la strofa: “quello che lei voleva era una vita da star Milano style. Come credete che si sentirà adesso?”. Ecco: il segreto della canzone stà nella coniugazione di questo verbo. Infatti è nel contrasto tra il futuro di quel verbo “sentirà” e quell’avverbio “adesso” che risiede il senso dell’intero album. La frase giusta doveva essere “Come si sentirà domani” o “Come si sente adesso” e non “Come si sentirà adesso”. Questa stridere tra i sogni di un futuro improbabile e un presente desolante e più distante del futuro stesso. La malavita, appunto! Il male di vivere una vita che non ci appartiene, che non ci soddisfa, che non ci fa del bene.

Il disco si chiude con due pezzi “Il Nulla” e “Cuore di Tenebra” che,a mio avviso, non mantengono lo stesso livello dell’album.

Insomma dopo le canzoni della mala delle Vanoni e di Gabriella Ferri (pace all’anima sua) arrivano questi modernissimi stornelli, affreschi di una società italiana diversa da come ce la vogliono far credere i programmi del pomeriggio della TV.

1 Comments:

Blogger Casa_Libera said...

Azz Matteo, ma scrivi benissimo! O meglio, scrivi in maniera interessante e fai provare interesse su quello che scrivi. Ho vogli di sentire l'album adesso anche se invece io sono di "facili" ascolti e la musica la uso per evadere non dalle menzogne ma dallo stress. Bravo. R

5:59 PM

 

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