Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

mercoledì, luglio 16


Ieri sera ho buttato lo spazzolino da denti di Marco che ancora era nel bicchiere vicino al mio in bagno.
Lui l’ha usato l’ultima volta il 16 Dicembre, dopo la cena con il suo amico Rodolfo a casa mia.
Il mio spazzolino a casa sua era già “sparito” quando andai da lui nella speranza di convincerlo a tornare con me il 19 Aprile.
Ma a vederlo la era diventato un trofeo dell’amore sconfitto. Più passava il tempo e più mi ricordava il periodo che non era stato usato piuttosto il bel periodo che aveva pulito quei bei dentini (soprattutto quello scheggiato, il mio preferito da sempre).
Quello spazzolino mi ricordava solo che non ero stato capace di tenermi (prima) e riconquistare (dopo) Marco.
Ma ieri sera mi sono detto che la vita puoi giudicarla solo a partire dalla quantità d’amore che avrai saputo dare. Non dai risultati, non dalle cose che avrai costruito, non dai rapporti duraturi, non dalle cose che avevi sognato di realizzare, solo dall’amore, da quell’etereo e fragile sentimento che cerchiamo disperatamente durante tutta la nostra vita.
E io credo di aver amato Marco come sono stato capace, so che non avrei potuto fare di più. Magari se la nostra storia fosse finita per un mio tradimento, adesso non potrei attaccarmi neanche a questo appiglio. Ma invece posso dirmi, e farmi forza su questo, che l’ho veramente amato nell’unico modo che mi era possibile perché io sono così. Questo è il mio amore.
E adesso il mio spazzolino solo soletto mi ricorda che sono tornato ad essere una “solitudine imperfetta” che desiderare una presenza al fianco senza mai permetterle davvero di concretizzarsi in una realtà stabile e duratura, questo insoddisfatto vivere, questo riflettere sulle cose per poi fregarsi con le proprie mani e non fare mai la scelta più matura e consapevole.

E quando si capisce tutto questo è troppo tardi.

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martedì, luglio 15

Domenica sono andato a Ferrara al concerto di Hercules & Love Affair di cui vi avevo parlato qualche tempo fa.
Ovviamente non c’era Antony ma, nonostante voi sappiate quanto ami la sua unica voce, devo dire che il concerto non ha perso in potenza.
Oltre alla sua annunciata assenza ero partito prevenuto perché pensavo di assistere al solito concerto elettronico in cui un tizio dietro al computer (come se stesse chattando) faceva partire frame, bit e basi registrate. E invece oltre alla struttura elettronica gestita dai computer c’era un bel po’ di musica suonata in modo analogico: basso, batteria, fiati e due voci tra cui una trans (Nomi) che è stata una vera scoperta per presenza scenica. Ci hanno regalato l’energia e il divertimento che solo gli amici sanno creare, perché si “avvertiva” che la loro musica nasce da background comuni e condivisi, da passioni che si sono alimentati a vicenda. La loro dance music unisce, non è un suono alienante che tende a isolare l’ascoltatore nel suo mondo alterato da droghe. La loro dance music nasce da varie contaminazioni non solo di stili, ma di persone e riescono a far passare al pubblico quel qualcosa di “personale” che differenzia le loro canzoni dal solito tormentone da compilation tamarra.
Invece mi sono trovato di fronte alla convivialità di un rito che può essere considerato il moderno raduno con falò sulla spiaggia degli anni 60.
C’è indubbiamente anche una forte identità gay nel loro show. La musica per gli Hercules & Love Affair ha anche una forte valenza identitaria, aiuta a delineare uno stile e un estetica che raccontano il mondo gay meglio di mille trattati. I corpi che ballavano sul palco erano carichi non solo per la canzone che stavano interpretando ma per una più vasta gioia per la vita, per la libertà e la dignità che anche grazie alla musica sono riusciti ad ottenere! Il Corpo plasmato della transessuale Nomi è parte integrante della musica e del messaggio della musica degli Hercules, racconta in modo diverso il percorso umano come fa il vibrato di Antony.

Voto: 3 1/2 stelline (su cinque)

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lunedì, luglio 14

Sigur ros - Gobbledigook

Venerdì sera concerto dei Sigur Ros ai Giardini di Boboli a Firenze. Dalla location mi aspettavo qualcosa di più bucolico, anche per giustificare i 54 Euro del biglietto. E infatti io, come gran parte del pubblico, mi sono diretto all’ingresso principale dei Giardini da Palazzo Pitti convinto che il concerto sarebbe stato fatto all’interno. E invece il palco era praticamente nello spiazzo all’uscita su Porta Romana. Poco importa.
Già la prima sorpresa l’ho avuta quando ho visto che il mio amico Alfredo era riuscito a prenderci due posticini (mai viste delle poltroncine così piccole!!!!) in terza fila.
Prima dei Sigur Ros ha suonato Helgi Hrafn Jònsson, che fa parte della band stessa e che presentava il suo EP “Aska”. Fatalità della vita il giorno dopo in un negozio di dischi compro il nuovo cd di Nico Muhly e scopro che Helgi ha fatto il vocalist in un paio di pezzi. Insomma come si suol dire: piacciono alla gente che piace!
I Sigur Ros questa volta, come hanno già fatto con il loro ultimo disco, cambiano rotta e ci tengono a presentare qualcosa di nuovo al loro pubblico.
Le altre volte che li avevo visti erano sempre molto dimessi, con un look assolutamente normale: jeans e maglietta! Stavolta invece anche l’aspetto visivo dello show è stato curato. I Sigur Ros e le Amiina (il quartetto d’archi che li accompagna) sono vestiti come una orchestra retrò appena riemersa con tutto il Titanic. Solo il cantante è di nero vestito, con frange, lacci e materiali sintetici come una sorta di Marylin Manson meno minaccioso. Alle loro spalle delle enormi lampade sferiche di carta di riso che facevano tanto una via di mezzo tra la galassia lunare e IKEA.
Anche musicalmente il concerto che ci hanno proposto è stato molto più corposo che in passato. Se negli anni scorsi i loro spettacoli erano molto omogenei e rarefatti, in questa occasione invece di andare per sottrazione si sono divertiti a stratificare la loro musica e renderla più elettrica e suonata. Basti pensare all’esecuzione del nuovo singolo “Gobbledigook”, del video qui sopra. Chi l’avrebbe detto che ad un concerto dei Sigur Ros il pubblico si sarebbe mai alzato a ballare, battendo le mani a tempo e facendo i coretti con gli UUUUHHH AHHHHH, divertirsi per il lancio di pizzetti di carta come alla convention di Obama. Eppure è successo! Senza perdere neanche un grammo del loro stile si sono re-inventati.
Certo il loro rimane un ottimo dream-pop che affonda le sue radici nella dark-wave e trascende completamente il concetto di "testi di una canzone", che non esistono più, e vengono sostituiti da suoni inventati , giochi di parole e nonsensi.
Però la cosa miracolosa della loro musica è che proprio quando le parole perdono di senso che improvvisamente qualcos'altro diventa chiaro. La stessa sensazione che si ha nell’istante in cui si guarda una persona negli occhi e si capisce (senza doverlo dire) che è il momento di baciarla per la prima volta. Ecco la musica dei Sigur Ros è esattamente la trasposizione in note di quella precisa sensazione.

Voto: 5 stelline (su cinque).

giovedì, luglio 10

Melody Gardot a Bologna

Ieri sera in Piazza Verdi a Bologna ho visto il concerto di Melody Gardot, e mi piace farvela conoscere con questa cover di “Ain’t no sunshine” che ci ha regalato.

Nata nel New Jersey nel 1985, inizia giovanissima a suonare nei locali di Philadelphia con influenze che spaziano dal jazz al folk, dal pop al rock. All'età di 19 anni venne travolta mentre passeggiava in bicicletta da un SUV che svoltava contromano restando in coma tra la vita e la morte con lesioni alla testa e fratture varie su tutto il corpo. Durante i lunghi mesi passati in ospedale inizia una terapia basata sulla musica giacché l'incidente le aveva lasciato in eredità una forma di amnesia retrograda anche a breve termine che le impediva di ricordare qualunque cosa dopo una decina di minuti. Gli studi neurologici confermano infatti che la musica stimola l'area del cervello delegata a fissare i ricordi e casi come quelli della Gardot attestano i risultati positivi che si possono ottenere.

Musicalmente è piacevole, ma nulla di più. L’ho trovata tecnicamente interessante ma poco personale. Insomma un pò di jazz da piano bar, in salsa Norah Jones. Però ha un bel trio ad accompagnarla che si alternano a tromba, contrabasso e batteria.

mercoledì, luglio 9

Oggi mi sono ritrovato una mail che la siter_alec mi aveva scritto il 5 maggio scorso. I veri amici sono quelli che ti dicono la verità: nuda e cruda. Anche quella che tu non vuoi sentirti dire. Anche quella che al momento non capirai, ma due mesi dopo ti appare terribilmente e crudelmente attuale.

"Mi sono molto stupito del tuo modo di agire, dalla nostra prima conversazione su Marco, in quel del Pratello ormai mesi fa. Mi dicevi di rivolerlo nella tua vita, e io stesso ricordo di averti detto che sarebbe stato necessario essere convincente. NON ti conoscevo sotto questo punto di vista e mi ha impressionato la passione e la dedizione che ci hai messo. Io per primo ho saputo riscontrare nel tuo comportamento qualche venatura di sconvenienza, quando non volevi sentire ragioni e irrompevi nella sua vita con una certa insistenza. Ho creduto che sarebbe potuto essere un atteggiamento controproducente. Ma non ho mai pensato sbagliassi (ATTENZIONE). Tu sei fatto così? E se non lo sei mai stato, lo sei diventato in questa circostanza? Poco importa. Eri te stesso e questa cosa è la sola che significhi qualcosa.
Ho più volte pensato che l’insistenza che dimostri nel tentativo di riproporre qualcosa a Marco, oltre che riguardare un sincero sentimento che ti estende verso lui, riguardi anche una forma di bisogno che continui a considerare indispensabile. Qua nasce la mia preoccupazione, nel ritenere la traiettoria di nuovo sbagliata: vivi ancora Marco come un percorso da compiere da te stesso verso te stesso. Se lui torna nella tua vita, significherà qualcosa di importante per te stesso, forse la vivi anche come una forma di affrancamento del tuo io. Oltre che la sconfitta di tutti i tuoi sensi di colpa. Quest’impresa ha da vedere anche in un tuo conto intimo, oltre che di amore verso un’altra persona. Questo è il rischio: la delega che lasci nelle mani di Marco è di una responsabilità inaudita.
Hai fatto tutto quello che era in tuo potere, e hai spianato la strada del suo ritorno talmente tanto che non capisco cosa ci voglia a dire sì. Lui dice che amare significa superare le paure. Bene: ecco il momento giusto. Nessuno può giurare e promettere un per sempre, neppure tu che appari così indomito. La sofferenza di un rapporto è una fisiologia intrinseca alla relazione stessa: a 15 anni come a 47. Non cadiamo in facili alibi. Lui dice che non se la sente. Lo ha detto più volte. Deve pensarci però. Mi domando su cosa debba soffermarsi. Matteo è un conto facile quello che chiedi di fare a Marco: io ti voglio e te l’ho detto e dimostrato, ti amo e non ho paura di far emergere il mio cuore e le mie colpe: ti chiedo di riprovarci. A questo punto Marco si domanda: lo amo ancora? O è sì o e no. Mi dispiace ma le sovrastrutture a questa domanda non attecchiscono mai. Lo si sa, senza doverci pensare dei mesi. Poi si ricomincia, con calma, si ricostruisce, ci si mette di buona lena e si ristabilisce la fiducia: un nuovo punto zero, che si desidera per una semplice ragione: perdere Matteo è più difficile che trovare un senso alla mia nuova fiducia spesa per lui.
Il vostro modo di sentirvi mi appare così squilibrato da non farmi essere neppure ottimista per un nuovo punto zero. Lui dovrebbe divampare di sentimento e dedizione per ristabilire un vecchio ordine delle cose. Altrimenti tu sarai la bestia da soma, quella che tutto si accolla, e si continua a flagellare per il “peccato originale”. Nulla mi toglie dalla testa che Marco non fosse più quello del primo incontro (davanti a elegance), nel dicembre 2007.
La vita è una tua corsa e devi saper perdere anche il fiato in quel che credi. Io nei limti di tempo non ci ho mai creduto: il fondo che si tocca lo si decide giorno per giorno. Finchè avrai i polmoni per affrontare la tua apnea è giusto che tu lo faccia, fino al fondo, fino a quando non sarai tu a dire basta!
La vita caro amico è codarda e infame spesso e volentieri, ma non cadere nella bizzarra trappola che Marco rappresenti la tua felicità futura, e che senza di lui niente abbia senso. Non dimenticare che prima di tutto devi essere tu a gestire la tua vita, la tua persona, le tue aspettative, e la tua speranza. Marco può essere quello che ADESSO ti rende felice. Ma sei sempre tu a decidere come e quando e fino a che punto. Nessuno perciò si merita di farci sentire merde o dei, a seconda del momento. Non avere la presunzione di sapere cosa ci sarà domani. Vivi il tuo presente e rimani lì. Impara dal giorno che corre, e fatti domande sul domani, ma senti sempre la curiosità di smentire le tue risposte di oggi.
Smettila di credere di aver sbagliato tutto il 5 gennaio 2008. Sentivi un bisogno e lo hai assecondato. Ti auguro una vita di momenti rispettosi verso te stesso come quel giorno. Spero tu lo possa capire, se non ora, magari in un secondo momento. Marco ha reagito, questo è vero. Ma le cose non devono riuscire per forza. Le cose riescono se a loro è stato destinato un futuro. E Stop.
E questo è quello che penso, io che sono io e che conosco poco Marco, e in fondo anche te! Ma è il modo più onesto che ho per dirti come la vedo! Ed ecco qua!
Ci sentiamo dopo.
Bacini!"

Dovrò lavorare molto su quelle parti in neretto. capire se tutto questo casino l'ho messo su per ottenere "il perdono definitivo" che (una volta per tutte) mettesse a tacere i miei sensi di colpa, il mio sentirmi inadeguato, la mia nulla autostima. Come se il perdono di Marco potesse essere un nuovo battesimo, un rinascere a qualcosa di nuovo: accettato, voluto, amato.

Non mi resta che rispondere con due mesi di ritardo: grazie sister! Sono veramente onorato di essere parte della tua vita.

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martedì, luglio 1


A qualcuno interessa?
A scanso di equivoci: anche se si tratterà di una serata all'80% composta da gay e il tema della serata è: "le parole"; chiunque porterà il testo della canzone "parole parole parole" di MINA sarà messo alla porta. :-)

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