Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

mercoledì, luglio 26

la foto non fa altro che rendere giustizia alla mia aura naturale. L'aura è un campo elettromagnetico che circonda non solo ogni essere vivente, includendo l'uomo e le piante. Consiste di una corrente turbinante di radiazione luminosa, un campo in flusso continuo. Quando viene vista sembra come le bolle di sapone con i colori dell'arcobaleno che si muove verso l'esterno e verso l'interno. Non è solida ma un continuo flusso di energia.
Da non confondere con i famosi "fumi dell'alcool"-.... anche se quella sera poteva essere verosimile!

martedì, luglio 25

La mia amica Chiara è incinta. Quindi passa le sua giornate godendosi i piaceri della maternità (=avere le tette grosse) seduta sul divano a leggere riviste. Le è capitato tra le mani il numero di maggio 2006 del femminile ANNA. Sfogliandolo le è preso un colpo quando ha visto un mia foto! Si miei cari! Una foto scattata al Cassero, chissà da chi è chissà quando, è stata pubblicata come contributo ad un articolo sulla vita gay bolognese. Se questo non è outing! Un articolo impreciso, sciocco, pieno di luoghi comuni. Haimè.

Ecco il testo dell’articolo (la foto ve la risparmio):

“Tanto diversi da essere simili. Ho notato una cosa curiosa: il mondo gay si muove sulle linee tracciate dal mondo eterosessuale. Un mondo parallelo, con tutta una serie di convenzioni, di ruoli, di necessità d’identificazione. “Un mondo intero, ma vestito di rosa” mi dicono due amici omosessuali. A Bologna, mi hanno spiegato, c’è la possibilità non solo di essere liberamente gay, ma anche di scegliere che tipologia di gay essere, E vai con l’elenco, che mi accorgo essere esattamente corrispondente a tutte le tipologie “etero”: c’è il gay-pink-a-bestia, il gay-tamarro, rappresentante del trash omosessuale, fino al gay particolarmente effeminato. Al Capital town si trova invece quello che possiamo chiamare il “gay-convenzionale”: palestrato, lampadato, ingellato. Nonchè impaillettao. Al Cassero, locale gay intellettuale, dove si organizzano cineforum e presentazioni, si trovano esponenti politici, comici, gente culturalmente impegnata. Tanta varietà, così ognuno si diverte come crede. Negli ultimi anni le serate si sono moltiplicate e i locali spuntano come funghi. Sintomo, anche, che con i gay si fanno i soldi. Diciamo che il lunedì è il giorno di riposo. Il martedì Sushi e Soda Pops, mercoledì Cassero (che è anche gratis). E così via, appuntamenti omo per tutta la settimana fino all’immancabile sabato sera in riviera, al Classic. Ma quello che mi appare interessante è il miscuglio, il metissage tra mondi etero e omo è ormai fatto. Il gay non si riconosce all’apparenza. Viceversa, molti ragazzi che si dichiarano etero ricercano a volte caratteristiche prestazioni sessuali omo. Il che crea una interessante separazione, fino a ieri quasi impensabile, frà sessualità e identità sessuale. E poi i gay fanno tendenza. Dall’amico gay passpartout per il modo femminile, al “metro-sessuale”, colui che, etero, imita disperatamente lo stile gay: magliette attillate, colore rosa, lampada, jeans stracciati. Imitare i gay è diventato un nuovo modo di essere trasgressivi. D’altra parte è sempre più difficile riconoscere gli omosessuali doc: vi assicuro che per mettere a fuoco uno di loro vi ci vorrebbe più che una semplice occhiata.”

Insomma la giornalista ha qualche problema con la punteggiatura. Inoltre è un’articoletto insignificante che dice tutto e il contrario di tutto. Intanto al mitica frase “a Bologna c’è la possibilità di essere liberamente gay”, cosa vuol dire? Nelle altre città italiani ci sono leggi che lo vietano e lo puniscono?
Poi dice che in una discoteca si trova il “gay convenzionale”, però dopo qualche riga scrive che “Il gay non si riconosce all’apparenza”, ma poi ritorna ad affermare che esiste uno “stile gay” copiato dagli etero, per poi però ribadire nuovamente che “è sempre più difficile riconoscere gli omosessuali”.

Insomma meno male che c’era la mia foto. Almeno se è vero che il lettore medio guarda solo le figure, almeno saprà com’è fatto un gay!

mercoledì, luglio 19

Questo è un post PRIVATO, in risposta al commento lasciato ieri da C_TRULLO.

Ieri sera ho visto il film "la vita segreta delle parole" e stamattina leggo il tuo commento al mio post di ieri. Spero tu non sia già davanti ad un monitor staccato e nero. Ma sono certo che aspettavi questo "commento_al_commento", che mi avevi anche già richiesto!Ho citato il titolo del film perchè le parole hanno una lora vita, paradossalmente anche quelle non dette. Se definire una cosa aiuta a inquadrarla, a capirla, a spiegarla... non dire niente in merito non fa altro che renderla più ambigua, più minacciosa, più insidiosa, più irrisolta. Lo so che si fa fatica. Ma sono certo che i tuo amici non si offenderebbero se tu gli dicessi "non ho voglia di venire a cena", Sono certo che Maurizio non si allarmerebbe ( e non cercherebbe un escort in internet...) se per una settimana gli dicessi che non hai voglia di fare sesso o, addirittura, che ti senti attratto anche da altri corpi.Io stesso in assenza dei tuoi commenti al mio blog, starei tranquillo e non ti manderei mail, sms o messaggi di sollecito se mi spiegassi che per adesso frequenti altri siti e altri blogger.Se però non ci (ti) dici tutte queste cose.... si creano solo incomprensioni emotive che generano azioni non desiderate e che non gratificano nessuno. Certo ... la quotidianità a volte ci spinge avanti con la sua forza motrice e se all'inizio è piacevole, poi può diventare pericoloso. Ma sono in momenti come il tuo, di rigetto, di stanca, di apatia che deve nascere la messa a nudo di sé e la necessità di aprirsi all’altro. Non è facile essere onesti...ma è l'unico modo costruttvo di affrontare la cosa.Assapora, ascolta, non mettere profumo su lerciume e passa uno straccio umido sulla tua coscienza, senza paura di raschiare, senza temere troppo che l’altrui sofferenza rapisca l’idea di felicità che coltivi e ti ricatti fino a farti morire... senza renderti nulla.

Con infinita stima,
Matteo

PS: a dire il vero mi era venuto anche il dubbio che avessi giocato la carta del dramma psicologico per portare i "miei" lettori a linkare il tuo blog. infondo tra blogger è "na guera"! :-) Scherzo!

martedì, luglio 18

Lo scorso week end sono rimasto a casa a leggere sia venerdì che sabato sera completamente rapito dal romanzo “Quello che ho amato” di Siri Hustvedt, Einaudi tascabili.
L’ho trovato un libro grandioso. Possiamo definirlo un romanzo famigliare visto che racconta le vicende di due nuclei famigliari (atipici e moderni) che si legano indissolubilmente per un arco di circa 30 anni.
Però, come ci suggerisce il titolo, tutta la vicenda ruota intorno alla perdita. Si perdono mogli dalle quali si divorzia, si perdono figli che muoiono in misteriosi incidenti, si perde l’equilibrio e la stabilità di un matrimonio che sembrava perfetto, si perde la vista, si perdono delle occasioni per essere migliori.
Ecco che il libro fotografa in modo duro la fisiologica, ma non per questo meno straziante, incapacità umana di accettare la perdita dei propri affetti, che altro non sono che ciò che rende la nostra vita tale. La perdita è resa mirabilmente in descrizioni che fanno vivere a pieno il senso dell’angoscia e del vuoto. Vuoto che diventa ancora più significante alle parole di Violet, una delle donne del romanzo: «Cartesio si sbagliava: non è “penso quindi sono”, ma “sono perché tu sei”». Un ribaltamento filosofico di non poco conto, che implica la difficoltà di distinguere dove finisca il nostro Sé e cominci quello di un altro, e che comporta la sparizione del Sé alla scomparsa dell’altro.
Ecco quindi la necessità di vivere completamente ogni momento che la vita ci regala. Una sorta di moderno “carpe diem”. Non cercare di fermarlo perché il suo corso sarà inevitabile nonostante i nostri sforzi e il libro ci dice senza mezzi termini che è pura illusione credere di avere un controllo sulla propria vita, sulla propria felicità, sui propri affetti. Vivere il momento significa fermarlo per sempre sottoforma di memoria e di esperienza, proprio come farà un quadro (il vero protagonista del romanzo) che riuscirà a resistere a tutte le sventure del suo autore, della sua modella e dei suoi acquirenti.
Nell’arco dei trent’anni che la storia va a raccontare ci sono tre estati consecutive in cui tutti i protagonisti sono felici. Però se ne rendono conto solo nel momento in cui le cose cambiano. Mi torna alla mente la frase di un’altra scrittrice Janette Winterson che, sulla quarta di copertina del suo libro “Scritto sul corpo”, ci chiede: “ Perché la misura dell’amore è la perdita?”. Anche Siri Hustvedt sembra seguire questo concetto e durante un’intervista ha detto: “Sì, la felicità è precaria perché, semplicemente, la nostra vita è fragile e di catastrofi sui cui non abbiamo controllo ne incombono parecchie. Io vivo dentro questa consapevolezza. E' un atteggiamento che costringe a vivere con più attenzione e più profondità. La felicità per me è anche una vita familiare tranquilla.”


Per l’angolo del gossip: Siri Hustvedt è sposata con Paul Auster, lo scrittore famoso per la “trilogia di N.Y”, ed è la madre di Shopie Auster che ha appena pubblicato un disco, intitolato semplicemente col suo nome. Ma non è un disco qualsiasi. Affidandosi alle musiche composte per lei dagli One Ring Zero, Sophie interpreta i poeti francesi (Apollinaire, Desnos, Tzara, Soupault, Eluard) e persino il padre. In due episodi la poetessa è lei, tout court.

Voto: 5 stelline (su cinque)

PS: questo è il mio post n° 100!

lunedì, luglio 17


Quest’anno a quanto pare i dischi migliori arrivano dalle opere prime. Dopo il disco di THE ORGAN, mi sono entusiasmato per il disco di JAON AS POLICE WOMAN (alias Joan Wasser) “Real life”.
Certo la signorina di N.Y. non è proprio un’esordiente e si sente. E’ la violinista dei johnsons di Antony (che duetta con lei nel pezzo “I Defy”), ha accompagnato Rufus Wainwright come corista e ha aperto i suoi concerti come supporter, è la fidanzata vedova di Jeff Buckley (anche se pare che nel mondo girino almeno sette donne che reclamano lo stesso titolo).
Il nome del suo progetto solista deriva dal fatto che gli amici le dicevano di assomigliare a Angie Dickinson quando interpretava il telefilm “Police Woman”…ma a giudicare dalla foto qui sopra, l aragazza frequenta da sempre fricchettoni sotto effetto di droghe (neanche tanto leggere).
Che dire di questo disco “ Real Life”? Bhè… il titolo è onesto. Si sente che le canzoni sono sincere, spontanee e dirette come la vita vera. Joan per altro mette in mostra le sue doti di polistrumentista: suona piano, violino, viola, chitarra, basso, wurlitzer, armonica. La sua voce è sempre ben modulata, ma mai eccessiva, mai gridata.
Certo ci muoviamo nel territorio del cantautorato femminile della scuola di Tori Amos (però meno sdolcinata e più diretta nei testi), di Amanda Rogers (però con più personalità), di Fiona Apple (ma più musicista e meno star capricciosa). Però sicuramente la signorina è più indie, e più incline alla promozione live in giro per il mondo che a interviste e dossier televisivi.
Ottimi i testi molto personali, a volte ironici e diretti, altre volte più introspettivi che cercano sempre di più la poesia e l’emozione pura.
Le canzoni migliori secondo me sono “I Defy” (in cui Antony ci regala il suo ennesimo duetto dopo CocoRosie, Brian Ferry, Bjork…solo per citare gli ultimi), “Christolbel”, “Save me”, “Eternal flame”. E solo il pezzo iniziale, e che da il titolo all’album, che proprio trovo irritante e alieno rispetto ad un album che si merita:
4 stelline (su cinque).

PS. La signorina è in tour in Italia come supporter di Battiato. Queste le date:
19-07: Roma RM Fiesta - Ippodromo delle Capannelle
05-08: Piombino LI Piazza Bovio
06-08: Viareggio LU Cittadella del Carnevale

venerdì, luglio 14

Potevo non farlo? (anche se avevo giurato di dover essere meno personale)

Parli ancora con la persona a cui hai dato il tuo primo bacio?
Se ci si vede si. Non capita molto spesso però.

Che musica sentivi quando facevi le elementari?
Essendo il più piccolo di tre fratelli…ascoltavo quello che volevano gli altri due.

Sei triste in questo momento?
Non ancora, ma sono solo le nove del mattino.Dai al mondo quella mezz’oretta di tempo utile a farti sentire una merda.

La maggior parte degli amici che hai ora sono vecchi o nuovi?
Vecchi. E tenuti benissimo. Qualcuno di nuovo… ma non molti.

Possiedi mobili di Ikea?
Solo accessori…. La mia teoria è “quello ceh costa sotto i due euro compralo”

Hai mai fatto qualcosa di vendicativo nei confronti di qualche collega?
Si. Compreso ordinare ad una maga un malocchio!

Sei mai stato in terapia?
Si. Evidentemente non ha funzionato. Tanto so che i miei amici psicologi diranno che non era terapia ma sedute psicologiche cognitivo-comportamentali. Ok Ok…. “terapia” in slang, ok?

Hai mai giocato al gioco della bottiglia?
Sì, ma ma niente baci…solo fist fucking!

Ti è mai piaciuto qualcuno senza che tu glielo abbia detto?
Certo… sono state le mie storie d’amore più riuscite ed appaganti.

Sei mai stato in campeggio?
Si. Lo adoro.

Hai mai avuto una cotta per un amico di tuo fratello/sorella?
Questa domanda doveva seguire la numero 1, ne è strettamente legata.

Sei mai stato in una spiaggia per nudisti?
Si. Ma non mi piace. I piselli da mosci sono imbarazzanti. Non ne so gestire la vista.

Hai mai mentito ai tuoi genitori?
Si. Per anni…quando credavano fossi etero!

Hai mai avuto un taglio di capelli così brutto da dover indossare il cappello per un mese di fila? No. I capelli non sono mai stati così importanti per me (ora meno che mai)

Qual è l'ultima volta che hai dormito per più di 12 ore?
Forse negli anni 90.

Dov'eri il Capodanno del 2006?
A casa di Sonia e Stefano.

Da dove hai preso l'idea per il tuo nickname?
Da una canzone di Tori Amos. Fai finta di conoscerla…altrimenti ti parto con un pippone di due ore!

Hai mai pianto per la morte di una celebrità?
Io non piango. Mai.

Di che colore è la biancheria che hai addosso?
Nera.

Cos'hai fatto stamattina?
Alzato. Fatto la corsa di 30 minuti. Lavato. Colazione al bar. Scaccolato in macchina nel tragitto casa/ufficio.

Cosa ha posto fine alle tue ultime amicizie?
L’ultima ieri con un “fottiti”. Ma era un’amicizia da chat…vale?

Hai mai spiato qualcuno per cui avevi una cotta?
Si.

Qual è stato l'ultimo concerto a cui sei andato?
Giardini di Mirò e Baustelle 2 sabati da a Ferrara. I mau mau stasera però….

Qual è stato l'ultimo programma che hai visto in Televisione?
“Perfetti ma non troppo”, ieri sera cenando.

Cosa ti ferisce?
La domanda corretta era “come ti ferisci?”. Mi basto da solo…

Prendi medicine?
Si. Aulin come piovesse… mi fa sentire bene.

Che maglietta hai addosso?
Giacca e camicia. Sono in ufficio.

Qual è il tuo negozio preferito?
I bar.

Qualcuno che non vedi da un po' e che ti manca?
Diego. Sarà che oggi è il suo compleanno. Ma alla fine sono due anni che non facciamo qualcosa insieme da soli.

Ti importa cosa pensano le persone di te?
Non mi importa. Tanto io sono sicuro che penseranno il peggio.

Sei un esperto di computer?
Nessun esperto di computer risponderebbe mai a queste troiate. Quindi no.

Che tipo di carne preferisci mangiare?
Carne di cavallo, magari sfilaccetti. Carpaccio. Normalissimo petto di pollo.

Quale scarpa infili per prima?
Destra…ma vi giuro ceh non ci avevo mai pensato prima d’ora.

Parlando di scarpe, ne hai mai tirato una a qualcuno?
Si. Ed esiste pure una foto che lo certifica…. vero Chiara?

Hai dei cereali in casa? Si.

Hai mai molestato sessualmente qualcuno? No.

Sei mai stato molestato? Si. Questa domanda dovrebbe seguire la n°1.

Cosa ami fare nel tempo libero se rimani a casa?
Resto a casa solo quando devo stirare!

martedì, luglio 11

Stò ripensando a quanto avere questo blog possa essere pericoloso. All’inizio era un modo per rimanere in contatto con amici lontani in modo che , le poche volte che capita di vedersi, ci sia quella confidenza che nasce dalla condivisione di esperienze, anche se le si sono solo lette.

Però può capitare che questo blog sia letto anche da persone che non conosco. Oppure, peggio ancora, da chi potrebbe essere il possibile Mister-Big della tua vita. In questo caso può essere un bene che ancora prima di sapere qual’è il mio piatto preferito, lui conosca perfettamente i miei pensieri più intimi, le mie ultime conquiste, i miei passati tormenti sentimentali? Non sarebbe meglio rivelare con il conta gocce il proprio passato sessul-sentimentale? Non che abbia poi così tanto da nascondere! Sono un trentatreenne normoaffettivo e non posso fingere di aver trascorso l’ulima decade in stile verginale in attesa di lui! Per carità!
Però è il fatto che questo ipotetico (si…è solo ipotetico) personaggio possa leggere la mia vita passata prima che io possa raccontargliela.
E poi i tempi! Niente dovrebbe essere nascosto. Però ci sono dei tempi più opportuni di altri per rivelare alcune cose. Scriveva Karl Kraus nei suoi “Detti e contraddetti”: “ la verità è un servitore maldestro che rompe i piatti quando fa le pulizie”.
L'altro giorno uno dei miei più assidui lettori mi ha lasciato questo commento: "il fatto è che io non credo che tu sia come ti dipingi; non lo credo per le cose che dici quando ci vediamo e ci parliamo dal vivo ... "
Ecco... magari chi mi legge per la prima volta potrebbe crearsi un pre-giudizio, che non corrisponde a verità!

Insomma stò facendo questi pensieri. Quindi non meravigliatevi se i post di questa settimana magari parleranno di attualità e saranno meno personali.

mercoledì, luglio 5

Sono nervoso stamattina. Sono nervoso perché non ho dormito. Non ho dormito perché c’è stato un casino infernale sotto la mia finestra fino alle 4! C’è stato casino perché l’Italia ieri sera ha vinto le semifinali ai mondiali di calcio. Mi sembra di essere Branduardi quando cantava la filastrocca “Se prendi un seme….”! In realtà stò cercando di smontare un meccanismo, una fobia collettiva, una febbre contagiosa che proprio non capisco e quindi non riesco a condividere!
Più l’entusiasmo collettivo, più la cosa mi indispone perché non so condividerlo.
Stamattina, dopo le misere tre ore di sonno e silenzio, accendo il cellulare e i primi 2 sms che trovo sono:
“Madonna indosserà anche quest’anno la maglia della nazionale come fece nel Blonde Ambition con la maglia di Baggio? Che mix!”
“Andiamo a Berlino a vedere la partita in città? Partiamo venerdì”
Bastaaaaa!
Alcune considerazioni:
- Durante i mondiali molta gente esulta per il goal fatto da un giocatore. Lo stesso giocatore che è stato insultato durante il campionato durante il derby perché giocava nella squadra rivale.
- Non capisco proprio il loro modo di festeggiare: ricreare l’ingorgo delle ore di punta, con la sola differenza che ci sono le bandiere.
- Questa nazionale è guidata da LIPPI sotto accusa per i suoi rapporti con Moggi e la Gea. Francamente provo imbarazzo più che senso patriottico.
- Insomma, mi è difficile sentire questa squadra come "nostra" e riconoscermi nei suoi "valori", qualora ce ne siano.
- Posso pensare forse di essere davvero rappresentato da questi 23 "fighetti" che pensano solo ad uscire con veline, a fare i prepotenti, a piagnucolare (o a buttarsi dal tetto…ahhh ahhhh!) quando vengono appena appena sfiorati e son buoni solo per le pubblicità?
- Anche se ieri sera hanno vinto non riesco a rimuovere scandali tipo: passaporti falsi, doping, calcioscommesse, arbitri corrotti e partite truccate permettono solo a due squadre di vincere tutto sempre e di avere diritti televisivi??

Insomma a ridateceeeee er curlinggggggg!