Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

venerdì, settembre 29

Stamattina per la modica cifra di 75 Euro ho comprato il kitchissimo cofanetto riassuntivo della carriera di TORI AMOS. Insomma una raccolta di canzoni che ho già in tutte le salse: da disco, remix, dal vivo, a cappella, strumentali, versioni Stamattina, alla modica cifra di 75 Eurini, ho comprato il cofanetto di TORI AMOS “A Piano, The collection”. Si tratta di un set di 5 cd che ripercorre tutta la carriera dell’artista. Praticamente si tratta di avere “insieme” tutte canzoni che già avevo in tute le salse: orginali, versione dal vivo, solo piano, con band, solo strumentali, a cappella, versione dance, versione lenta, coverizzate da altri etc etc Ma dovevo averlo. Subito. Alle nove, appena il negozio apriva, ero li dove lo avevo ordinato: non sia mai ci siano altri pazzi a Bologna.

Ma è così bello ascoltarle adesso, che sono qui in ufficio. Le conosco a memoria, so ogni singola parola, so anche quando lei si allontana dal microfono per prendere fiato (lo so perché l’ho vista tante volte dal vivo, ma anche perché in cuffia dopo ri ri ri ripetuti ascolti si sente, in lontananza, il respiro che si fa più profondo).

Oramai è certo. A 33 anni posso dire che le sue canzoni sono la colonna sonora per un film sulla mia vita (tranquilli: è solo un paragone, nessun progetto è veramente in lavorazione). E poi per me è salubre ascoltare questo mega set da 5 cd. E’ una memoria che mi avvicina al passato e mi allontana dal presente (un po’ tristotto). Spesso si ricorda la propria culla assaporando un formaggio o un insaccato, si ricorda la propria infanzia evocando le polpette della nonna o una torta di compleanno; un buon vino bevuto in giorni felici, un risotto, una verdura, rimandano indietro nel tempo. E oggi io mi sto perdendo nei ricordi di persone, posti, emozioni: un treno da Firenze a Pisa, l’autobus a Milano, la stazione di Padova, etc etc Il mio spirito è li adesso e non mi stupirei che si stia facendo sentire facendo cadere oggetti o alzando gonne.Riascoltare queste canzoni che mi accompagnano da quasi 15 anni è, come direbbe qualche comico, catartico. Diventa un momento in cui si fanno i conti con il cambiamento personale verso la propria realizzazione o la sconfitta di sé. Si perché a me sembra esattamente di essere a questo bivio. Eros e tanatos hanno un bel da fare in questi giorni dentro di me. Per fortuna sono stati assunti “a progetto”, solo uno dei due sarà assunto a tempo indeterminato

giovedì, settembre 28

Ci sono un pò di nuovi concerti. Chi viene?

Mar. 10 Ottobre – MARCO PARENTE c/o Wolf Club – Bologna
E’ uno dei più originali songwriter della scena "indie" italiana. Dopo una lunga serie di produzioni discografiche, collaborazioni musicali (Manuel Agnelli, Carmen Consoli, Cristina Donà) e letterarie (City Lights), ha pubblicato "Neve Ridens", all'insegna di un cantautorato scarno, dalle tinte quasi "dark"

Ven. 20 Ottobre – THE PIPETTES c/o Vidia Club – Cesena (Fo)
Tre graziose fanciulle che arrivano da Brighton fasciate da vestitini a pois e tanta voglia di revival soul pop. Sul palco, saranno accompagnate dalla loro backing band, The Cassettes, e il loro obiettivo è di 'riportare indietro la musica a prima che i Beatles rovinassero tutto'.

Mar. 24 Ottobre – CESARE BASILE c/o Wolf Club – Bologna
Esistono i cantanti ed esistono gli artisti. Cesare Basile appartiene senza dubbio a quest’ultima categoria. “Hellequin Song”è il suo quinto album solista, il manifesto chiaro e limpido di una delle più belle evoluzioni di quella che abitualmente, a torto, viene definita “nuova musica italiana”.

Ven. 27 Ottobre – ELISA c/o Palasport – Ferrara
E chi non la conosce?

Mar 31 Ottobre – STEREO TOTAL c/o Covo Club – Bologna
Buffi, anarchici, sintetici, romantici, mitteleuropei, demodé, punk, cartooneschi gli Stereo Total, l'ultima delle party band.. perfette per fare casino.

Mer. 1 Novembre – CARLA BOZULICH c/o Centro Stabile di Cultura – S. Vito di Leguzzano (VI)
E’ l’ex cantante dei Geraldine Fibbers. Una vita di eccessi tra droga e prostituzione, e una voce che è in diretta comunicazione con l’anima.

Sab. 18 Novembre – AMARI c/o Ambasciata di Marte – Firenze
Tre ragazzi friulani ci propongo anche alcune soffici e delicate perle indie-pop.

Dom. 26 Novembre – PLACEBO c/o Land Rover Arena – Bologna
Alcuni si ricordano di loro solo per la chitarra sfasciata sul palco di Sanremo. Ma per i meno superficiali questa band ha ben altro da dire.

Mar. 28 Novembre – JOAN AS POLICE WOMAN c/o Estragon – Bologna
A mio avviso uno dei migliori dischi di questo 2006 e una grande interprete. Già violinista per Antony & the jhonson, Joan Wasser ci porta dentro ad un pop d’autore ricco di emozioni forti e sofferte.

Gio. 2 Dicembre – MUSE – c/o Palamalagutti – Bologna
Secondo me ormai sono decisamente troppo mainstream, ma forse il concerto servirà a farmi cambiare idea?

mercoledì, settembre 27

“Svegliarsi è cominciare a dire sono e ora. Poi ciò che si è svegliato resta sdraiato per un momento a osservare il soffitto e dentro se stesso finché non abbia riconosciuto Io, e dopo questo dedotto Io sono, Io sono ora. ..
Ma ora non è semplicemente ora. Ora è un freddo promemoria; un’intera giornata più di ieri, un anno di più dell’anno scorso. Ogni ora è etichettato con la propria data, rende obsoleti tutti gli ora passati, finchè – presto o tardi, forse – no, non forse, certamente: la cosa accadrà.
Ma la corteccia, questo severo controllore, ha preso intanto il suo posto ai comandi centrali e li ha verificati uno per uno: le gambe si stirano, la parte inferiore della schiena si inarca, le dita si tendono e si flettono. E adesso, all’intero sistema di intercomunicazioni viene inviato il primo ordine del giorno: IN PIEDI.
Obbediente il corpo si alza dal letto – trasalendo per le fitte ai pollici artritici e al ginocchio sinistro, un po’ nauseato per lo spasimo al piloro – e si trascina in bagno, dove svuota la vescica e si pesa. Poi davanti allo specchio. Ciò che vede, più che un volto è l’espressione di una difficoltà. Ecco ciò che si è fatto, ecco il pasticcio in cui è riuscito in qualche modo a cacciarsi nel corso dei suoi cinquantotto anni; espresso da un opaco, tormentato sguardo, un naso ispessito, una bocca con gli angoli piegati in giù in una smorfia, come per l’acidità delle sue stesso tossine, guance che cascano dai loro sostegni muscolari, una gola che pende floscia in piccole ripiegature rugose. Questo sguardo provato è quello di un nuotatore o di un corridore terribilmente stanchi; pure, fermarsi è escluso.
Fissandosi sempre più nello specchio, vede parecchi volti all’interno del suo – il volto del bambino, del ragazzo, del giovanotto, dell’uomo un po’ meno giovanotto – ancora tutti presenti, conservati come fossili sotto strati sovrapposti e, come fossili, morti. Il loro messaggio a questa viva creatura morente è: guardaci – siamo morti – che c’è da aver paura?
Fissa e fissa. Le labbra si socchiudono. Prende a respirare attraverso la bocca. Finchè la corteccia gli ordina con impazienza di lavarsi, di radersi, di pettinarsi. La nudità deve essere coperta. Deve vestirsi perché sta per uscire, andare nel mondo degli altri; e questi altri devono essere in grado di identificarlo. Bisogna che la sua condotta sia accettabile per essi.
Docilmente si lava, si rada, si pettina; perché accetta le proprie responsabilità verso gli altri. Si sente quasi felice di avere il suo posto tra di loro. Sa ciò che ci aspetta da lui.”

Comincia così une dei libri più belli ceh abbia mai letto "Un uomo solo" di Christopher Isherwood. Sicuramente la storia gay che più mi è rimasta dentro.
E cominciano così anche le mie giornate, in questo periodo.

lunedì, settembre 25

Avete rotto i coglioni. Non potete leggere il mio blog e poi mandarmi messaggi e mail in cui vi lamentate che è troppo triste e pessimistico. La rete è piena di blog allegri e spiritosi che non aspettano altro che essere letti. Anche da voi. Anche subito. Sciòòò via…

Non è (solo) per il tipo della palestra che sono giù. Lo sapete da quanto non bacio qualcuno? Lo sapete da quanto non capita che qualcuno mi si avvicini con la voglia e il desiderio di baciarmi? Lo sapete da quanto qualcuno non si avvicina per conoscermi? Lo sapete da quanto qualcuno non mi chiede di uscire?
E non è che io non sia espansivo, non esca, non conosca gente.
Certo bisogna saper fare anche autocritica. Io non so leggere i segnali che gli altri mi mandano.
Non riesco a capire quando qualcuno mi apprezza. E’ un retaggio della mia infanzia: da piccoli, si ha bisogno di sentirselo dire per crederci! A me non è successo.
Quando non si è sperimentato su di sé l'esperienza di essere amati o di averne avuto la dimostrazione, può diventare difficile riconoscere e gestire il sentimento d'affetto o anche semplicemente le attenzioni che possiamo ricevere degli altri.
Questo lo so e lo ammetto.
Capisco anche che qualcuno di voi volesse solo farmi notare che sembra quasi che io cerchi masochisticamente di alimentare il dolore, tanto per gustarlo appieno sulla mia pelle, sorridendo beffardo.
Si forse è vero. Mi sono un po’ fermato in questa situazione ma solo perché proprio non so da che parte andare, cos’altro fare, cosa cambiare.

giovedì, settembre 21

"Mi piacerebbe pensare che tutto finisce e comincia,mi piacerebbe dire che l'esperienza serve......mi piacerebbe sapere che non ci so fare neppure con me stesso.Per fortuna quando le cose vanno male arriva qualcuno e le peggiora,questo è l'unico sollievo."
C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo - Efraim Medina Reyes

Ecco come se non bastasse l’assoluta indifferenza con cui il mio bello mi considera in palestra, arrivano anche gli opinionisti. Pare che fossi solo io a non conoscerlo. Ovunque mi giro c’è qualcuno che ha da raccontarmi qualche aneddoto relativo alla sua vita sessuale. “oh si, ci ho chattato…mi ha chiesto subito se lecco culi!”, oppure: “Ah si lo becchi sempre in sauna, ma cerca solo sesso di gruppo”. Ma è proprio la sua indifferenza che mi urta di più. In palestra parla con chiunque (di sesso maschile, ovvio…) appena lo saluto io… squizza via come un’anguilla. L'indifferenza è abulia, è vigliaccheria, non è vita. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti.

E questo punto suona come traccia del giorno “AUTONNO DOLCIASATRO” di Carmen Consoli
“distrarsi sembrava piuttosto facile, credevo di sopportare la tua indifferenza, cercando pretesti e rimedi inutili eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu
Freddamente valutavo i miei limiti, i gesti avventati le frequenti rinunce, era tardi e bruciavano gli occhi fissavo il soffitto, il mio letto disfatto quasi speravo che non arrivassi piu' quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando”

mercoledì, settembre 13


Mi stò crogiolando in questo ultimo scorcio di estate. E’ un periodo strano, confuso. Mi sembra di essere ancorato qui e ora. Non riesco a vedere ad un palmo dal mio naso. Dal punto di vista professionale il fatto che il mio unico cliente, la TIM, stia per essere venduto non fa presagire niente di buono per l’anno prossimo. Il mio bello della palestra non mi caga pari. A me appare (ovviamente) ancora più bello nonostante, dopo Mikonos, sfoggi degli occhiali con montatura bianca che solo una con il gusto di Loredana Bertè potrebbe comprare con l’intenzione di regalarli all’altro virtuoso di Elton Jhon.
“l’amore è un cacciatore e del suo gioco noi siamo la preda. Maledetto sia il suo gioco. Come si può può essere preda quando le regole cambiano continuamente?” – jeanette winterson “Scritto sul corpo”
Passerà! Lo so. Lo dicono i cliché. E lo dicono i miei amici. E lo dicono milioni di canzoni e di libri.

L’altro giorno ho sentito mio nipote dopo il primo giorno di scuola ed era un po’ giù. Mi sono reso conto che gli ho chiesto con un tono di sufficienza e normalità se fosse giù perché qualche amichetto lo aveva preso in giro a scuola. Lui ha glissato e mi ha detto di no. La sera tornando a casa in macchina ho pensato che per anni le prese in giro a scuola (ricordatevi che io balbettavo) sono state il MIO vero e UNICO problema. Tutto girava intorno all’accettazione che ho sempre inseguito. E adesso? Sono diventato esattamente come quegli adulti che all’epoca non mi capivano. Quello che per anni ho vissuto come un dramma, ieri l’ho liquidato come fosse solo una spiacevole seccatura, un contrattempo che ci fa al massimo alzare le spalle. (Ps. Ricordarsi di recuperare un minimo di dignità umana agli occhi di mio nipote!)
Ecco, forse un giorno penserò a “maglietta gialla” con questo stesso diverso trasporto. Chi lo sa?

Però almeno in questi giorni ho scoperto il disco giusto per questo periodo: “Riviera” dei Fitness Pump. Questi ragazzi sono italianissimi, e la riviera che ha ispirato il titolo è quella di Rimini. Cosa di dire di questo disco? Avete presente la canzone dei Baustelle “I provinciali”? Ecco nel ritornello quella canzone recita: “Morire la domenica / Chiesa cattolica / Estetica anestetica / Provincia cronica.”. Ecco se togliete la parola “Chiesa”, avete la descrizione del mood del disco: morire di provincia, tipo a cattolica”.
Melodie indie pop moderne (sulla scia degli Amari) e testi delicati e semplici. Di fondo c’è sempre la malinconia, il disincanto, la disillusione che si sono incancreniti.
Quale disco migliore in questo periodo per me? Nella canzone “PUM PIN PAN” cantano: ““La notte qui sulla riviera è il momento perfetto per guidare verso il mare calmo e con i finestrini chiusi e abbandonare desideri”
La canzone “RIMINI” può essere considerata “il mare d’inverno” degli anni 2000, “Il mare d'inverno è un concetto che il pensiero non considera. E' poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera”; nell’estetica più moderna e più diretta dei Fitness Pump diventa: “A Rimini non gliene frega niente delle gente dentro ai bar il 29 agosto, che piove. Sempre.”
Disco perfetto da ascoltare i primi di Settembre, disco perfetto per somatizzare una forte delusione per un amore estivo. Il nome della band ricorda quello dell’attrezzo per sviluppare gli addominali. Hanno ragione. La tristezza e la rabbia inespressa si somatizzano nello stomaco e la pancia diventa una fortezza che raccoglie tutta la nostra energia negativa. Pensate a quel malessere che si traduce in mal di stomaco quando si hanno forti preoccupazioni ?

Voto: 4 stelline (su cinque)

PS. Se lo trovate nei negozi (altrimenti chiedetelo, con tono irritato) costa solo 5 Euro. In ogni qui, nel loro sito ufficiale, potete scaricare due pezzi dal nuovo disco.

venerdì, settembre 8

Avere delle aspettative è una necessità irrinunciabile della condizione umana. Certo io sono rientrato dalle vacanza con grosse aspettative in merito al mio “compagno di palestra”. Lo so. Ci evevo fatto dei bei viaggetti mentali… Ci siamo incontrati due volte in palestra in cui ci siamo salutati, abbiamo parlato e da parte sua c’è stato un cordiale distacco. Insomma non mi ha evitato, non è stato sgarbato ma non ha mostrato neanche nessun particolare trasporto.
Insomma mi viene in mente una vecchia battuta di Charlie Brown. In una giornata triste Charlie Brown chiede a Linus “A cosa serve la vita?”. Linus risponde: “A far felici gli altri”. “Mi sa che qualcuno oggi non ha fatto il suo dovere” commenta visibilmente triste Charlie Brown. Ecco ho come l’impressione che non ci sia stata la risposta che mi aspettavo.
E quindi adesso mi stò torturando chiedendomi quale sia la mossa giusta da fare ora? Seguire il consiglio orientale e aspettare seduto sul bordo del fiume? Seguire il detto latino: “Ognuno è artefice del proprio destino”? Seguire la modalità che spinge gli impazienti e cioè “battere il ferro finché è caldo”. Oppure seguo esperienze mistiche secondo le quali solo chi rinuncia a quello che veramente desidera può veramente ottenere.
Forse l’agire servirebbe solo a stemperare la tensione dell’aspettare!
Aiuto. Veramente: ditemi qualcosa!!!!