Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

venerdì, giugno 30


Io sono troppo uguale a Miranda di “Sex & The City”. Guardare quel serial stà diventando un psicodramma: rivedere se stessi in tutte quelle piccole manie, in quei comportamenti standardizzati, in quello stile di vita!
Miranda Hobbes: tenace, precisa e un po' cinica all'apparenza, ma in realtà fragile e insicura. Ama organizzarsi le giornate, anche quelle di relax, in modo puntuale e preciso. Tutto deve avere il proprio ordine e alcune cose devono avere la priorità assoluta … anche rispetto ai propri reali bisogni. Ma ”bisogna” farle. Questa superorganizzazione le serve da salvagente per nascondere bene ansie e vulnerabilità.
L’altra sera rivedevo una puntata della prima serie in cui un sabato mattina, dopo aver fatto sesso con Steve, lui comincia a coccolarla. Dopo qualche secondo Miranda sbotta: “ dimmi quanto tempo ti serve per le coccole. 2 minuti? 5 minuti? 10 minuti? Io devo saperlo prima per organizzarmi”. Steve (un po’ basito) risponde: “Ma oggi è sabato! Non devi lavorare”. Ma Miranda gli spiega che il sabato lei “deve” fare spinning, andare in tintoria, fare la spesa per la settimana… etc
Imporsi le cose da fare, le scadenze, gli obblighi proprio come facevano i nostri genitori (o al contrario non lo facevano mai) è il nostro modo (mio e di Miranda) di volerci bene. Metterci sempre alla prova e sotto continuo sforzo è il nostro modo di sentirci importanti. Avere un sacco di cose da fare al giorno e riuscire a farle è come un bambino tenere in ordine il quaderno, senza cancellature o orecchie nelle pagine.
Per farvi un esempio, ieri sera dopo cena mi sono addormentato sul divano mentre leggevo una rivista. Sono stato svegliato alle 11 da una telefonata. Il fatto che avessi perso il controllo, che mi fossi addormentato e avessi dormito senza averlo deciso mi ha innervosito così tanto che mi è venuto il mal di stomaco. La mia superorganizzazione aveva fallito! Una persona regolare avrebbe detto: “ma chi se frega!!” io invece mi sentivo molto più in colpa della Franzoni.
Ma perchè devo essere così? Perchè devo SEMPRE avere lo sproporzionato timore del danno e la tendenza a previsioni catastrofiche, la tendenza al controllo, l'intolleranza dell'incertezza, il timore dell'errore o perfezionismo patologico e l'autovalutazione negativa. Questa ansia di controllo sulle cose e sulla vita viene ricercata organizzando le giornate in modo maniacale e assolutamente rigido. “Il soggetto ansioso vive con il mito del controllo assoluto, ritenendo che sia possibile ottenerlo e rimanendo con il dubbio perenne di non riuscire a possederlo. Il controllo assoluto è l’unica alternativa concepita dal soggetto ansioso al suo stato emotivo pervaso dal timore continuo di catastrofe. Essendo l’unico scenario alternativo all’ansia immaginato dal soggetto ansioso, il controllo è quindi concepito come componente obbligata e indispensabile della condizione di tranquillità.” Ecco perché anche un semplice pisolino fuori programma diventa un dramma del genere!
Con questo post comincerà una serie di analisi delle mie paranoie, siete avvisati! Questo mica è un giornaletto che d’estate affronta argomenti più leggeri e sbatte in copertina culi e tette! J

mercoledì, giugno 28

Le cose più belle della vita…sono gratis! Vi propongo una serie di concerti gratis previsti a BOLOGNA nel mese di LUGLIO. Spero sia l’occasione per vedere qualcuno di voi!


Venerdì 14 Luglio
MAU MAU in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
I Mau Mau sono un gruppo torinese di rock e folk formatosi nel 1991. La caratteristica principale della loro musica si può godere pienamente nelle esibizioni live. Hanno fatto incalcolabili migliaia di chilometri sulle strade d'Italia e d'Europa, suonato nei più importanti e prestigiosi festival così come negli angoli più remoti e improbabili, sempre con la stessa voglia di portare per il mondo una musica assolutamente originale.

Sabato 15 Luglio
AVION TRAVEL in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
La strana storia di una "Piccola Orchestra" che ha trascorso anni a suonare in piccoli club e teatri, prima di sfondare riuscendo perfino a vincere Sanremo. Ma senza mai vendere l'anima al diavolo.


Domenica 16 Luglio
MAMUTHONES in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
I sardi Mamuthones , con visiera lignea nera (maschera facciale) fermata da un fazzoletto scuro, mastruca nera (pelle di pecora senza maniche) e garriga (gruppo di campanacci), si muoveranno in processione per la città, in una cerimonia solenne la cui origine è persa in tempi remotissimi, ordinata come una danza che culminerà in un grande concerto sul palco della Piazza. Incolonnati su due file, una di esse procede a piccoli passi, andando avanti col piede sinistro, retrocedendo col piede destro; la fila opposta, avanza col piede destro e retrocede col sinistro. Entrambe le colonne modificano il passo di danza con una variante di tre piccoli passi eseguiti più velocemente. Il rituale, sopravvissuto fino ai nostri giorni, è una vera e propria tecnica magica atta a intervenire, nel passaggio da inverno a primavera, sulle forze produttive della terra.

Lunedì 17 Luglio
RODRIGO LEAO + GAROTO in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
Doppio concerto con Rodrigo Leao, musicista fondatore dei Madredeus, che accompagna i Garoto, gruppo portoghese tra i più interessanti della nuova scena musicale. La loro è una musica universale e cosmopolita in cui i testi si riducono all'essenziale, senza parole superflue, accompagnata dalla voce seducente di Irene Caracol.

Venerdì 21 Luglio
GOMO in concerto
Bologna, Chiostro Santa Cristina – Ingresso ad inviti…ma so dove procurarli
Ci vuole una bella faccia tosta per intitolare il proprio disco d'esordio "Best Of". Gomo ha realizzato un album che stupisce per freschezza ed immediatezza. Canzoni pop sbilenche, melodie spontanee e ritornelli ultra catchy.

Martedì 25 Luglio
CRISTINA ZAFALLONI in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
La critica musicale degli ultimi anni ha puntato i riflettori su di lei, caso unico in Italia di solista che spazia da importanti collaborazioni con alcuni tra i principali compositori e orchestre contemporanee (L. Andriessen, S. Bussotti, M. Nyman, London Sinfonietta, BBC Symphony Orchestra, Orkest De Volharding, Sentieri Selvaggi, etc) alla musica jazz sia in veste di interprete sia come compositrice.

Mercoledì 26 Luglio
LUBJAN + RHODESIA in concerto
Bologna, Chiostro Santa Cristina – Ingresso ad inviti…ma so dove procurarli
Giovane autrice dalla voce indimenticabile, Lubjan è un’anima piena di passioni, dubbi e tormenti, ma anche di una capacità unica di elaborare il proprio universo per porlo all’ascoltatore con grazia e colori pastello. Bambina prodigio già dalle scuole elementari, Lubjan è cresciuta da sola suonando in provincia circa ottanta date all’anno, sino a giungere alla svolta del primo album, prodotto da Davey Ray Moor (Cousteau, Cristina Donà).

Giovedì 27 Luglio
BAUSTELLE in concerto
Bologna, Chiostro Santa Cristina – Ingresso ad inviti…ma so dove procurarli
“La malavita", l'album che li ha consacrati come la miglior realtà pop italiana (più di 20.000 copie vendute nei primi 6 mesi) conferma la loro capacità di mescolare ottime melodie ad ambientazioni coinvolgenti e suggestive. Ispirati dalle colonne sonore dai "poliziotteschi" di serie B alle atmosfere noir più raffinate, dalla musica pop più solare ai riferimenti più urbani e punk, i Baustelle mettono in scena una musica inconfondibile e immediatamente accessibile.

Venerdì 28 Luglio
DIAMANDA GALLAS in concerto
Bologna, P.zza Santo Stefano – Ingresso gratuito
Una delle più sorprendenti artiste del nostro tempo, Diamanda nasce in California negli anni ‘50 da genitori greco-ortodossi che la avviano precocemente allo studio del pianoforte e della musica classica. Artista estrema, accusata superficialmente di blasfemia, la Galàs è invece impegnata nel dar voce a tutto ciò di cui l’arte fa fatica a parlare, esplorando nelle sue opere tutti i gradi della sofferenza, raccontando di oppressione e dolore, morte e follia con una rara intensità emotiva. Un’artista difficile, tormentata e scioccante che ha piegato le regole del "bel canto" trasformandole in uno strumento di rabbia e di denuncia. La sua voce dall’incredibile estensione di quattro-ottave, resa ancora più drammatica quando la impasta con effetti elettronici, sembra provenire dal punto più profondo del corpo, penetra in chi la ascolta come il vento nelle ossa, tocca lo stomaco e il cuore, annichilisce e crea meraviglia il canto di Diamanda.

venerdì, giugno 23

Mercoledì sera è stata una serata sorprendente. Sono andato con un amico a fare un salto al Cassero. Atmosfera tranquilla, un po’ di gente fuori a cazzeggiare.
Rivedo un mio amico. Era da un po’ che non ci si vedeva. Un anno fa andavamo alla stessa palestra. Devo essere onesto: pur non essendo nei miei canoni, all’inizio l’occhietto mi era caduto un po’ di lui. E’ indubbiamente un ragazzo carino, forse troppo.
E’ stato lui ad attaccare bottone con me in palestra. In modo decisamente buffo e originale. Mi ha fatto una “simpatica” caricatura delle espressioni che faccio nei momenti di fatica: occhi serrati, vene della testa che pulsano, faccia paonazza. In più, in quell’occasione, mi aveva affibbiato il soprannome di RINGHIO, perché sosteneva che con le mie cuffiette in testa, avevo sempre la faccia incazzata, non davo confidenza a nessuno … anzi sembravo infastidito dal mondo. Insomma il piccoletto ha dimostrato simpatia, faccia tosta e ironia. Anche RINGHIO si era un po’ sciolto.
Non siamo diventati amici, nel senso che non abbiamo mai fatto niente da soli. Ci siamo visti qualche sera in compagnia di altre persone per un film, è venuto a qualcuna delle mie cene, ci siamo casualmente incrociati in discoteca. Poi con il cambio di palestra ci eravamo persi di vista.
Fino all’atro ieri. Quando di colpo si dichiara: prima in modo buffo (come al suo solito) e poi più seriamente. Mettendomi un po’ alle strette. Se uno ti guarda negli occhi e ti dice che gli piaci, che gli sei sempre interessato, che ha avuto voglia di “rischiare” nonostante la mia faccia da ringhio… bhè… in quel caso quel qualcuno una risposta se la aspetta!
“Forse perché senza una risposta, una qualsiasi, la domanda stessa sembra sciocca.
Alle domande più importanti, alle domande con più risposte, o alle domande senza risposta è più difficile far fronte con il silenzio. Una volta formulate non evaporano lasciando la mente a più serene meditazioni. Una volta formulate acquistano dimensione e consistenza, fanno inciampare per le scale, sveglino nel cuore della notte.”
Invece avrei voluto esprimermi come un sms: mettere una faccetta :-I e qualche puntino di sospensione…. Sarebbe stato tutto più onesto e più semplice.
Dovevo mettere in fila i pensieri. Intanto la sorpresa: non me lo aspettavo veramente. Non che questo mi assolva per non aver commesso il fatto, ma spero si sappia che non era premeditato.
Alcune persone potevano usare l’effetto sorpresa per far scattare la scintilla. Figuriamoci. Per me l’amore non è sorpresa, bensì attesa, meticolosa costruzione.
E poi?
Io ho la mia bussola personale. E so leggerne le coordinate: mappa, tesoro, terra promessa, desiderio. Esiste un punto nel quadrante dove possono incontrarsi, contemporaneamente, un punto di rottura o un punto di equilibrio. Uno soltanto, credo. O almeno mi va ancora di crederci.
Quando ti vedo il mio cuore non palpita, non mi tremano le mani, la voce resta ferma e sicura. Quando ti parlo non ho paura di dire quello che penso e di mostrarmi per quello che sono. E fino a che non me lo avevi detto non avevo neanche mai immaginato che io e te potessimo essere una possibile coppia.
Sono stato duro, ed è stato doloroso. Sono stato terribilmente a disagio.
"La testa capirà domani quello che il cuore sa già oggi", ha scritto il narratore irlandese James Stephens. Spero sia vero e spero di essere stato abbastanza intelligente da fidarmi del mio cuore. Ma il cuore è veramente un organo intelligente capace di pensieri profondi? Oppure tra qualche mese mi mangerò le mani?

mercoledì, giugno 21


Devo proprio essere ancora in una fase adolescenziale. A volte basta scambiare qualche battuta in chat con qualche sconosciuto per risentire nascere dentro di se la convinzione che qualcuno fatto apposta per noi esiste. Da poco semplici battute si costruiscono ipotesi, si trovano conferme, si creano affinità, si generano sogni. Insomma davanti ai nostri occhi scorre il film di una vita felice, piena, perfetta.
Si ha la sicurezza che quella persona sia esattamente quello che noi volevamo. E ci si convince che anche noi così come siamo possiamo andare bene a qualcuno. Che ingenuo! Quante volte ci sono cascato. Ancora troppo poche se finisco per ripetere questo tristissimo errore.
E’ più facile infatuarsi di un idea(le) e non di una persona reale! La nostra immaginazione ci risparmia tutte le imperfezioni dell’altro, e probabilmente chiude un occhio anche su tutte le nostre personali mancanze.
Sono così incline a volere quello che non ho. Mi viene naturale e indubbiamente ci provo anche un masochistico piacere. Quando mi alzo penso al momento in cui andrò a dormire, vado al lavoro pensando a quando uscirò, pranzo pensando alla cena, paragono il mio partner al precedente di cui NATURALMENTE mi lamentavo prima del cambiamento. Questi sono solo alcuni piccoli e stupide esempi.
Ma alla fine o vivo nel passato ricordandolo, oppure vivo nel futuro immaginando una vita bellissima e perfetta.
Insomma il piacere rassicurante che si prova crogiolandosi nella convinzione che la persona con cui si stà chattando sia quella giusta ha un potere fortissimo. Effimero, sono d’accordo! Ma potente come solo i sogni sanno esserlo.

Tutto questo ragionamento nasce dal fatto che ieri cercavo in internet gli mp3 del concerto che Rufus Wainwright ha tenuto a new york con un orchestra di 40 elementi e cantando solo cover di Judy Gardland. Più passava il tempo e più non trovavo quegli mp3, e più avevo la certezza che quelle erano le canzoni perfette che stavo cercando, quella era la mia musica, io dovevo averle!
Scomparivano di colpo tutte le Tori Amos, tutte le Bjork, tutti gli Antony & The Johnsons, tutti i Goldfrapp…non esisteva più niente che mi facesse sentire vivo come avere quei MP3 che non trovavo… e non avevo neanche mai sentito! Che stupido!
Come farei a stare in coppia se sono cosi? Giustamente si dice che chi si innamora a prima vista, tradisce al primo sguardo!

lunedì, giugno 19


Che dire? Forse il più bel Pride a cui abbi partecipato. Giornata da grandi numeri. Si aspettavano da 20 mila a un’esagerazione come 40 mila persone ieri per il Gay Pride che avrebbe tagliato Torino dalla stazione di Porta Susa a piazza Vittorio Veneto. Ma a guardarsi intorno non si capisce più chi siano i manifestanti e chi sia il pubblico visto che c’è un continuo scambio di energie, urla, applausi. E infatti il giornale “La Stampa” di Torino il giorno dopo parla di 100.000 persone. Basta un semplice esempio: da una finestra spunta un manifesto contro i «cupiu», gli omosessuali in dialetto. Dal corteo nessuno lo contesta. Sono le famigliole assiepate lì intorno a fischiare finché non lo tolgono. Ma vi rendete conto del significato di un gesto del genere: la società civile è molto più avanti della politica.
Abbiamo visto forze di polizia in assetto da stadio, da G8, che non devono muovere un dito se non per salutare qualche trans che proprio non se ne vuole andare senza almeno un cenno di saluto come si compete da una vera signora!
E poi la rappresentanza politica forte: Daniele Capezzone, la presidente della Regione Mercedes Bresso, Giuliana Monica al posto dell'incomprensibile Chiamparino e gli assessori Marta Levi e Ilda Curti. E ancora il bravissimo presidente Nichi Vendola, Sergio Lo Giudice, Titti De Simone, Luxuria e, finalmente a metà corteo, due ministri che senza spocchie hanno dato adesione e presenza al Pride torinese: Barbara Pollastrini e Ferrario.
Alla fine della manifestazione la Mole Antonelliana, simbolo della città, è stata colorata di rosa. I tecnici hanno ottenuto il risultato con un complicato gioco di luci che, pur illuminando solo un lato, ha creato un effetto rosa shocking. È la prima volta che il monumento si veste di un colore diverso dal proprio.
Insomma un successo! Sarebbe stato quasi perfetto se non ci avessero pensato i soliti 4 patetici politici a fare le loro insulse ( e fuori luogo) dichiarazioni. Roberto Calderoli, che ancora una volta si è lasciato andare a pesanti insulti contro gli omosessuali. "La spettacolarizzazione e l'ostentazione della propria omosessualità in stile gay pride danneggia non soltanto la famiglia naturale fondata sul matrimonio, ma anche gli omosessuali stessi che vivono la loro sessualità non come un fenomeno da baraccone - ha commentato l'esponente del Carroccio - questi ultimi sono dei diversi, quelli del gay pride sono dei malati, e non solo di protagonismo".
Certo proprio lui parla di “danneggiare” la famiglia…proprio lui immortalato sulle foto di Novella 3000 con la sua amante. E sua moglie (ex?) Sabina Negri non è malata di protagonismo a fare la casalinga disperata in tv a MARKETTE?? Gran bell’esempio di famiglia. E se non sbaglio non hanno neanche figli… proprio come le coppie omosessuali ritenute indegne proprio perché incapaci di riprodursi! Hanno proprio la faccia come il culo!
Insomma io posso permettermi di andare in piazza a urlare “Gay: fiero di essere qual che sei” Loro non lo so se avrebbero il coraggio di salire su un carro ed essere orgogliosi di tradire la moglie ma rivendicare con forza i valori cristiani della famiglia!

venerdì, giugno 16


Io non sono tecnologico per niente, nonostante il lavoro che faccio e nonostante il cliente che seguo.
Arrivo con un ritardo di circa 7 anni, ma da ieri anch’io ho una fotocamera digitale.
Chi lo sa se questo è destinato a diventare un photoblog? Chi lo sa se troverò a 33 anni una nuova inaspettata passione, un po’ come è successo alla De Filippi quando ha cominciato a ballare.
Insomma da ieri sera mi cimento con questo nuovo giocattolo, con questo terzo occhio che mi avvicina paurosamente ad una dimensione divina!
Credo di non essere particolarmente diverso dal resto degli abitanti del pianeta terra e quindi mi sono mosso in questo modo:
- assolutamente snobbato il manualone di istruzioni ma cominciato subito a smanettare la fotocamera in modalità “free style”!
- non è per narcisismo ma il mio soggetto preferito di ieri sera sono stato IO! Si è troppo imbarazzati per fare esperimenti di fronte ad altre persone. E fotografare una natura morta di “vasi e frutta” è troppo retrò per un artista post moderno come me!
- Credo di aver fatto le espressioni più innaturali, i sorrisi più ebeti, e le pose più imbarazzanti di tanti video hip hop che passano su MTV.

Conclusione: un giorno spero di capire come “domare” questa KODAK easyshare per riuscire a inquadrare completamente una faccia, e a non scattare foto a tradimento (da solo) come questa.

mercoledì, giugno 14

Col tempo sai, col tempo tutto se ne va Non ricordi più il viso, non ricordi la voce Quando il cuore ormai tace a che serve cercare Ti lascio andare, forse meglio così Col tempo sai, col tempo tutto se ne va L'altro che adoravi, che cercavi nel buio L'altro che indovinavi in un batter di ciglia E tra le frasi e le righe e il fondotinta Di promesse agghindate per uscire a ballare Col tempo sai, tutto scompare. Col tempo sai col tempo tutto se ne va Ogni cosa appassisce e mi scopro a frugare In vetrine di morti, quando il sabato sera la tenerezza rimane senza compagnia. Col tempo sai, col tempo tutto se ne va L'altro a cui tu credevi anche un colpo di tosse L'altro che ricoprivi di gioielli e di vento Per cui avresti impegnato anche l'anima al monte A cui ti trascinavi alla pari di un cane Col tempo sai tutto va bene Col tempo sai, col tempo tutto se ne va Non ricordi più il fuoco non ricordi le voci Della gente da poco e il loro sussurrare Non ritardare copriti con il freddo che fa. Col tempo sai col tempo tutto se ne va E ti senti il biancore di un cavallo sfiancato In un letto straniero ti senti gelato Solitario ma in fondo in pace col mondo E ti senti ingannato dagli anni perduti E allora tu,col tempo sai...non ami più.

Oggi va così vi regalo questa bellissima canzone, “Avec le temps” di Leo Ferré, portata al successo nella versione italiana “Col tempo” da Patty Pravo e da Gino Paoli. Una poesia di straziante bellezza, che racconta quel preciso momento in cui capisci che non ti succederà mai più niente di bello, niente che ti farà sentire “a casa”. Quel preciso momento in cui sei fatto solo di regressione, di nostalgia e rimpianto. La consapevolezza che l'amore è perduto, ovvero il confronto con i propri fallimenti, una specie di confessione che qualcosa non è andato per il verso giusto, che non siamo stati all'altezza di una vera unione.
Un po’ per me, un pò per una mia amica.
Che giornata di merda ieri!

venerdì, giugno 9

Oggi durante la pausa pranzo sono finito a mangiare i soliti panini in un anonimo baretto di periferia. Quando sono arrivato alla cassa per pagare il mio pranzo, la barista si è abbassata gli occhiali sul naso, mi ha lanciato un’occhiata storta e mi ha detto “Mangi troppo velocemente. Non mastichi i bocconi. E poi cerchi di mandare giù tutto con una Sambuca o una grappa. Fa male, sai?”.
Lo so! Ha ragione! E’ stata poco delicata (e un po’ inopportuna), ma ha ragione da vendere.
Infatti adesso sono qui con i miei soliti crampetti la pancia gonfia gonfia, e l’impellente bisogno di far uscire aria da uno dei miei tanti orifizi.

Incurante del fatto che io, dopo averla ringraziata per la premura, cercassi di cambiare discorso, la barista mi ha anche spiegato che se si mangia velocemente, si finisce per mangiare più del necessario, perché occorre del tempo (circa 20 min) affinché il segnale della sazietà sia elaborato dal cervello. Paradossalmente si mangia troppo se si sta poco a tavola e il giusto quando ci si sta il tempo giusto.

Chissà perché lo faccio? Forse perchè mi devo “negare” il piacere del pasto, e renderlo solo un atto necessario. Forse perché cibarsi lo giudico un po’ una perdita di tempo rispetto a tutte le altre mille cose che vorrei/dovrei fare.

Comunque domani ho paura che quella simpatica barista mi faccia trovare sul tavolo un “masticometro”, come nella foto.

mercoledì, giugno 7


Questo è un post preventivo, un po’ come la guerra in IRAQ! Tra qualche settimana ci sarà il GAY PRIDE a Torino. Come sarà prevedibile, ci saranno tanti slogan, cartelli, magliette, striscioni contro la Chiesa, contro il Papa e contro il Vaticano. Prima che “L’Osservatore Romano” o qualche ButtiglioneMastellaCasiniFallaci si indigni per la cosa, volevo ricordare a tutti alcune definizioni (solo delle ultime settimane, per altro!) che, a poche settimane dal Pride, non aiutano a distendere i toni o a non alzare barricate. Secondo me si tratta di veri insulti alla mia dignità.

1) “le unioni di fatto sono espressione di amore debole”. Ratzinger (si a lui piace l’amore hard… con catene e fruste!) Non venitemi a dire che “amore debole” non è gia uno slogan, uno sfottò, un luogo comune mediatico e di facile presa tra la massa?
2) “i PACS sono pseudo-forme di matrimonio che minano la verità della natura umana”. Ratzinger
3) “riconoscere le coppie di fatto significa una anti-Genesi, un orgoglio diabolico che pensa di spazzar via la famiglia". Padre Cantalamessa confessore di Ratzinger
4) "E' nella comunione coniugale che si costituisce il 'capitale sociale’, che nella comunità omosessuale non viene neppure iniziato". card.Carlo Caffarra
5) “…convivenze di fatto, convivenze omosessuali contrastano il bene comune, ed espongono la società civile a gravi rischi.”. card.Carlo Caffarra


"Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici." Lo diceva Matin Luther King, durante una “guerra di liberazione” simile a quella che è chiamata a combattere oggi la comunità GLBT. E infatti più della posizione prevedibile e antica della Chiesa, quello che mi preoccupa è che al prossimo Pride non ci sia una forte e visibile presa di posizione contro questo tipo di cultura e di sbeffeggiamento. Non NON siamo cattolici e non porgiamo l’altra guancia.
La Chiesa ignora completamente l'ampia ricerca che si è svolta negli ultimi decenni sulla storia e la definizione dell'omosessualità in campo storiografico, psicoanalitico, sociologico, antropologico e preferisce muoversi in una prospettiva culturale che risale alle prime discussioni sull'omosessualità svoltesi negli ultimi decenni dell'ottocento.
E’ un po’ come quando Berlusconi prima delle lezioni ha dato del “coglione” a chi votava sinistra. E’ al stesso tentativo di rendere inferiore e insignificante l’avversario.
Poi la Chiesa si nasconde dietro al dito della tolleranza, dicendoci che “l’omosessualità è tollerata se non viene praticata.” A parte la cattiveria nel negare la sessualità ad altri individui, voglio far presente l’orrore della parola TOLLERANZA che implica un “tollerante” e un “tollerato”. E no cari: non ci stò. Io non sono né meglio né peggio di voi. La mia morale è semplicemente diversa dalla vostra, ma non è né migliore né peggiore della vostra.

A questo punto che maglietta mi metto al PRIDE?

martedì, giugno 6

Avete presente l’inizio del film VOLVER? Tutte quelle donne indaffarate a sistemare fiori e a pulire lapidi in cimitero? Da qualche mese, da quando è mancato mio papà, durante il week end devo portare mia madre al cimitero a fare esattamente le stesse cose. Non essendo religioso e cattolico, non ho lo stesso slancio nel culto della venerazione dei morti. L’altro giorno dopo l’ennesima spesa di circa 20 euro per l’ennesimo mazzo di fiori, ho chiesto a mia mamma se non le dispiacesse “buttare” i soldi per questi fiori che duravano solo qualche ora. Sapete cosa mi ha risposto? Che la morte di papà le ha insegnato che niente è “per sempre”. Non dura “per sempre” l’amore. La vita insieme non dura “per sempre”, c’è sempre uno che muore prima. Se si accetta questo fatto, si cambia prospettiva. Se i fiori durano solo un giorno, dove stà il problema? Fanno parte di un sistema che si fonda sulla precarietà. Anche la spesa per comprarli è giustificata dal fatto che le ricchezze non dureranno per sempre, quindi i soldi conviene spenderli adesso che ci sono.
Ci pensavo in macchina questa mattina. Credo che mia madre mi abbia detto una grande verità. Stavo pensando a cosa mi è durato per sempre da quando sono nato. Bhè …niente. Neanche il mio corpo è durato per sempre: si è evoluto e modificato. I miei gusti non sono durati per sempre: una volta non avrei mai mangiato verdura. Tantomeno per sempre non mi sono durate le cose materiali: ho cambiato più case, i vestiti hanno cambiato taglia, etc
Ripensavo a quanto diceva mia madre e ho capito che solo la morte dura “per sempre”. Giustamente nei matrimoni dicono “finchè morte non ci separi”.
Ripensavo all’ansia che mi assale quando conosco qualcuno, alla solita insistente domanda che mi balza in testa: “sarà quello giusto? Sarà finalmente la storia “per sempre”? “
Che sciocco! Che ingenuo! Sono proprio sulla strada sbagliata. Chi cerca il “per sempre” non trova nulla… solo la morte (come ho già detto) è per sempre. La morte dei sentimenti.
Un amore per sempre, dura solo un istante. Ecco la verità.

Forever - GOLDFRAPP
Here I wanna be a stranger
Drift in and then out just linger
Slow motion you fall
Like a blossom
Way out there on a star
Nova lazy
Write it down but
Don't send the letter
When it shines
it's forever
Here I wanna be a stranger

domenica, giugno 4


Strane somiglianze

giovedì, giugno 1

La categoria. Deriva da un termine latino. Il verbo classificare significava condannare o giudicare. La categoria diventava un’accusa.
Dio solo sa quanto anche a me piace raggruppare per ordini e categorie. Decisamente troppo. Per giudicare, come Aristotele, anch’io posseggo le mie scale in cui posso suddividere la qualità, la quantità, le proprietà.
Il problema è che poi spesso finisce che la categoria è più reale del reale.
Mi rendo sempre più conto di essere vittima dei miei pre-concetti e i essere più integralista di un talebano. Una volta che ho giudicato qualcuno in un modo parte la caccia di indizi per avvalorare la mia tesi. Mi trasformo in un segugio…. Cerco ogni indizio, peso ogni frase, provoco reazioni finchè non ho la conferma che la mia classificazione era corretta.