Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

martedì, gennaio 30


Nel bel mezzo del dibattito politico/istituzionale che rischia di far cadere il governo, stamattina il mio fidanzato mi manda un sms con scritto: “Sposiamoci”. Niente punto esclamativo. Certo era la risposta al mio messaggio del mattino in cui gli dicevo che mi mancava (infondo ieri mattina ci eravamo svegliati insieme). Non ero riuscito a finirlo come si deve quel mio sms perché ancora non so usare il mio nuovo telefonino. E allora alla fine lo avevo chiamato e gli avevo detto quello che non ero riuscito a scrivere, avevamo disquisito che ho un problema con il t9, che non riconosce alcune parole tra cui “sposiamoci”.

Dopo di che mi arriva il suo messaggio “sposiamoci”
Voleva forse rispondere al mio 1/2sms e dirmi che c’è solo una possibile soluzione al problema della nostalgia canaglia che ci prende al mattino?
Voleva farmi capire che lui ha risolto il problema del t9 con il suo telefonino?
Oppure era una domanda seria? Anzi non era manco una domanda, era un imposizione. Forse lui ha capito che una domanda avrebbe messo in moto le mie ansie, invece un imperativo era l’approccio giusto.

E allora mi sono messo a pensare al gran casino di questi giorni, alle parole inutili, alle dichiarazioni insensate, al nostro futuro in mano di questi mestieranti.

“le unioni di fatto scardinano il valore della famiglia, la minacciano”. Volevo rassicurarli che se non sposo Marco non è che vado dalla De Filippi a ricercare la mia fidanzatina dell’asilo e ripenso ad una vita a due con una donna! E mio fratello e sua moglie non credo divorzieranno dopo che io e il mio fidanzato ci sposeremo. Il riconoscimento delle unioni di fatto non minaccia la famiglia tradizionale, e non la “sbregano” in alcun modo. Ma si affiancano a tale modello.

“La famiglia è intesa come unione di 1 uomo e di una donna”. Prima di far passare la legge sul divorzio il matrimonio era “finchemortenonvisepari”. Prima della legge sulle adozioni una famiglia con problemi di infertilità doveva rimanere senza eredi. Ma le cose cambiano! Le idee di famiglia possono essere riviste senza creare danni e i due esempi lo dimostrano. E poi io farei attenzione a parlare della famiglia tradizionale come panacea che risolva tutti i problemi della società. A ben pensarci i due omicidi di Erba erano un uomo e una donna sposati, ma che avevano uno strano modo di intendere la famiglia. Io preferisco il mio!

Insomma credo uno Stato laico debba garantire e tutelare le scelte di vita di ogni persona. E, dunque, uno Stato laico deve offrire leggi e strumenti di tutela per chi ha scelto liberamente e consapevolmente una convivenza di fatto.Questo non significa affatto contraddire l’art. 29 della Costituzione là dove riconosce la famiglia come “l’unione fondata sul matrimonio”. Nel pieno rispetto di questo dettato costituzionale, è del tutto possibile adottare norme che diano riconoscimento e tutela giuridica alle coppie di fatto.
Credo che la pin che ho usato come foto riassuma bene la semplicità con cui il problema si può risolvere: “Sei contro il matrimonio gay? Allora non sposare un gay”. Un po' come il divorzio per un cattolico integralista: perché devi opporti al fatto che io divorzio? Non costringo mica te a divorziare? Fatti i cazzi tuoi e basta!
E invece no! Chi è contro il riconoscimento delle coppie di fatto, sostanzialmente si batte perché io non possa avere i loro stessi diritti. Io se voglio i loro diritti devo essere come loro. Sono irritanti come la selezione all’ingresso di un locale. Non basta pagare l’ingresso al locale (in questo caso con le tasse) per entrare a ballare, devi anche rispettare il loro dress code!

venerdì, gennaio 26


Ieri ho avuto due episodi di sangue dal naso. Uno in ufficio, dove la scrivania in pochi secondi è diventata peggio dell’appartamento di Erba, l’altra a casa prima di andare a dormire.

E’ veramente strano quando il tuo corpo non fa quello che dovrebbe. Il naso è l’apparato che dovrebbe servire per respirare e per il senso dell’olfatto. Le sensazioni provate attraverso il naso sono molto "potenti", proprio perchè legate all'istinto e non mediate dall'intelletto.
Quando ti cola il sangue dal naso il tuo istinto va a puttane. Non sai che fare, e infatti qualsiasi cosa tu faccia sarà quella sbagliata. Il tuo corpo non risponde, e non puoi fare ctrl+alt+canc!

Ed è stranissimo, se si pensa che io sono così abituato a monitorarlo il mio corpo, a controllarne ogni minima variazione di peso, ad indagare sul suo processo di invecchiamento, a misurarne le prestazioni seguendo precisi allenamenti quotidiani in palestra.
Poi bastano due goccioline di sangue che escono dal posto sbagliato e non lo sai più dominare. E’ come un bici con la gomma a terra, la metti da parte e vai in autobus.
E allora quando sono andato a dormire ho ripensato a come sia strano il rapporto che ho con il mio corpo. Già a rileggere questa ultima frase si può capire che qualcosa non va: ne parlo in termini di lui e non di me! E’ un antagonista, la nostra è una guerra. Io che cerco di plasmarlo con allenamenti e palestra, per farlo diventare quello che vorrei essere. E lui che controvoglia, ad esempio, mi fa arrossire nei momenti di disagio o imbarazzo facendomi ricordandomi che non lo frego, non sarò mai diverso da quello che sono: un bambinone timido e tenero!

martedì, gennaio 23

Oggi ci sarà il funerale del Presidente dell’Agenzia per la quale lavoro. Ecco l’ennesima persona della mia vita colpita dalla peste del 20° secolo: il tumore.
Ma non parlerò di lui e del vuoto che lascerà. Parlerò della paura egoistica che ti viene ad ogni nuovo caduto di questa guerra. Questa malattia ti stà accerchiando, colpisce persone sempre più vicine a te. Amici, madre, parenti, colleghi. Non passa semestre senza che qualcuno che mi stà vicino non ne sia colpito, o peggio ancora, ne sia vinto.
Da qualche parte avevo letto la frase “La salute è l’assenza del pensiero stesso della malattia”. Bhè io non riesco a non pensarci, sempre!
E pensare che arrivo dagli anni ’80 in cui, se eri omosessuale, ti inculcavano l’idea che SICURAMENTE ti saresti beccato l’aids e ti sarebbe venuto uno strano alone violaceo intorno. Ma la consolazione era che ti saresti ammalato solo se passavi per uno stile di vita eccessivo, una sorta di febbre del sabato sera al cubo (e anche gli altri giorni la temperatura doveva essere stata bella alta!)
E invece no, dopo una vita sessuale da ottantenne mi ritrovo a fare i conti con un male invisibile (altro che aloni strani…) e per giunta che non segue nessuna meritrocazia. Sembra un gioco macabro, come una strana conta come si faceva una volta per giocare a nascondino… bhè… “un due tre tocca a te!”. Sembra banalizzante questa ipotesi ma non lo è. Tutto comincia senza un senso e continua così. La sua autonomia, il suo propagarsi che va contro la vita introducono il disordine, il non senso. E’ Dio che gioca a dadi. E’ una minaccia muta, una silenziosa invasione. E’ il prezzo che dobbiamo pagare per la nostra modernità. E’ un terrorista che ti impone di avere paura a vivere la tua vita di sempre. E io oggi ho paura. Mi sento i linfonodi gonfi ovunque anche dove non esistono.

venerdì, gennaio 12

Oltre a scrivere il mio blog, sono anche un avido lettore dei blog altrui. Mi piacciono alcuni blog personali e anche quelli tematici, soprattutto quelli musicali. Tra quelli musicali da quasi un anno consulto quotidianamente il sito INDIE FOR BUNNIES, che praticamente tutti i giorni pubblica delle recensioni di dischi per lo più indipendenti e (secondo la mia estetica) di qualità. L’altro ieri hanno recensito il disco di Joanna Newsom “YS” e, vuoi perché non avevo una mischia da fare in ufficio o perché ilo disco mi è veramente piaciuto, per la prima volta ho lasciato un mio commento. Bhè… uno degli autori del blog, moderando i commenti successivi mi ha dato il “benvenuto”. L’ho trovato un gesto così delicato e, forse perché inaspettato, mi ha colpito molto. Insomma è come andare da BENETTON e le commesse invece di mangiarsi le unghie o di discutere della cellulite della commessa di INTIMISSIMI di fronte, ti accogliessero con un sorriso e ti dicessero “CIAO, BENVENUTO. PROVA CIO’ CHE VUOI PER DIVERTIRTI, MA SE ACCETTI IL CONSIGLIO VAI A COMPRARE ALTROVE…SAI NOI VENDIAMO ROBACCIA”. Ne rimarreste spiazzati, no?
E così mi dono messo a fare autocritica: io non do mai soddisfazione ai miei lettori, non li ringrazio mai, non li saluto, non rispondo mai ai commenti, alcuni manco so chi sono. E sbaglio! Quindi questo post serve per chiedere scusa a tutti i miei lettori/commentatori e dirvi che vi voglio bene. Eccone un piccolo elenco dei più assidui:

Flauti per colazione - E’ il mio uomo. Nonché promesso sposo. E visto che non siamo su BEAUTIFUL mi fermo qui senza bisogno di farlo diventare anche il mio cugino di secondo grado, fratello di mio mamma, amico del cuore del mio figlio segreto che ho avuto in gioventù con sua sorella. E visto che non siamo neanche su GAYDAR … bhè è mio!

Alec – meglio conosciuto come la “sister”. Attenti blogger lui è l’unico che ha le carte in regola per diventare una vera blog-star. Perché? Bhè perché sa scrivere benissimo e ha una fervida fantasia per inventarsi una vita piena di eventi da raccontare. In realtà pesa 180 Kg, è in iperglicemia, vive perennemente a letto accudito da un cane per ciechi. E non è neanche gay. Lo dice per darsi un tono.

C_trullo - Il bello del blog è proprio la rete dei contatti che si crea. E quindi possiamo definire c_trullo “il bello del blog” perché ci siamo conosciuti prima virtualmente lasciando commenti su un altro blog! Certo poi ci siamo conosciuti anche dal vivo e se continuo a chiamarlo “il bello del blog”, bhè un motivo ci sarà, no? Prima che me lo chiedate in tanti/e: si è fidanzatissimo.

Limbozero – Ecco un esempio di come i blog ci uniscono ma anche dividono. Possibile che non ci sia occasione per fare una verticale (così i radioamtori definivano un'incontro dopo mesi di conversazione)?

Wozzec - l’ultimo dei miei commentatori. Tanto per spaziare un po’ anche geograficamente mi si legge anche a Vicenza! E senza bisogno di fare traduzioni in dialetto e senza uso di bestemmie varie per strizzare l’occhio a quel target regionale. Io e Wozzec siamo un po’ “club delle prime mogli” perché abbiamo un ex in comune.

Pippocippo – Il mio amico Salvo, meglio conosciuto come W…. Non ve lo posso dire, ho fatto una promessa. No non è Wonder woman! Siciliano, abita a bologna e senza di lui questa città sarebbe inutile come una lampada UVA a Naomi Campbell. Mai conosciuto nessuno così sincero e assolutamente autentico. Secondo me da giovane manco usava il topexan per lavarsi la faccia, lui deve sempre essere così com’è, senza trucchi o stratagemmi.

Umberto66 – mi sa che adesso faccio una gaffe! Ma mi sa che io e te non ci conosciamo. Probabilmente sarai arrivato nel mio blog facendo qualche strana ricerca su GOOGLE.

Valybella – E’ la mia collega romana. Questa ragazza è un vulcano. Veloce, intelligente, preparata, reattiva. Lo so cosa state pensando, stronze: ebbene no, è’ pure figa! Rosicate pure adesso! E non stò facendo una sviolinata ad una collega più potente, lei è arrivata dopo di me. Ma è solo un fatto temporale. Lei è meglio di me. Poco da aggiungere. Anzi una cosa ci sarebbe: visto che viviamo nel triste mondo del lavoro precario se qualcuno dei miei amici romani sente che c’è un lavoro nel settore pubblicità/marketing/pr/ufficio stampa… bhè io ho la donna giusta.

C_stò – ultimo commento del 27 ottobre. Tutto bene? Ci siamo conosciuti a casa mia la sera dell’8 dicembre 2005 per la festa “usato garantito”. Direi che potremmo prendere un caffè insieme adesso che siamo nel 2007. A questo punto è scongiurata l’ipotesi di diventare troppo intimi.

Alex – Altra conoscenza da internet. Però anche con lui abbiamo alle spalle un aperitivo vis a vis! Per me lui rappresenta il lato comodo della vita. Secondo me lui sa come attutire i problemi della vita con un buon libro, un cd, una passeggiata. Insomma una via di fuga la si trova sempre. A quanto pare ha trovato una via di fuga anche da me visto che l’ultimo commento è del 16 ottobre e anche su messenger è latitante.

Markjames – l’uomo che apre più blog di chiunque altro. E un po’ come Maria de Filippi che fa un sacco di programmi. Ma tutti con il suo stile e provando pure a ballare! Cosa si può chiedere di più?

Genpur – La mia amica Irene! So che non scrive perché non ha più il computer a disposizione. Si stampa il mio blog al lavoro e lo legge a casa, in bagno. Dice che aiuta! Mi manca tanto. E’ da troppo tempo che non ci vediamo. E non va bene!

Plasterblaster – Non ho mai avuto conferma della sua vera identità! Ho un sospetto però: sei innamorata pazza? Il tuo intercalare tipico è: “onmomomt”? Il tuo cane si chiama: “Buba”? Sei stata la mia supervisor preferita?

Liffey – Simo&Leo. Un’entità a due teste! Una cosa sola! Anche se da un po’ non scrivono se mi che leggono. Anche se è da un po’ che non ci vediamo so che ci vogliamo bene. Anche se è da un po’ che non trombano…. No questo è impossibile!

Paolo – TAFKAM ovvero The Artist Formerly Known As Misstake! Non solo non ha più fatto show! Stà pure per partire in viaggio per la Malesia… ma secondo me va a cercare ispirazione per la sua prossima re-invention!

Bhè lettori silenziosi datevi da fare! Tocca a Voi!

mercoledì, gennaio 10

Il mio amico Alec ieri ha scritto sul suo blog un bel post di analisi sull'avere trentanni.

Io che ci sono dentro fino al collo, posso affermare che di questa età si può dire tutto e il contrario di tutto. Ed è sempre vero.

Ecco due tesi a confronto.

Oriana Fallaci: ""....Io mi divertivo ad avere trent'anni, io me li bevo come un liquore i trent'anni: sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque!
Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l'angoscia dell'attesa, e non è cominciata la malinconia del declino. Perché siamo lucidi, finalmente a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se c'incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi."

G. Gabbard, Psichiatria Psicodinamica: "Immaginiamo un ragazzo di quindici anni che si pone di fronte allo specchio asciugandosi i capelli per 45 minuti per essere sicuro di avere ogni capello perfettamente a posto. La maggior parte di noi osservando questa immagine sorriderebbe, e concluderebbe che una vanità di questo genere è del tutto normale per un giovane adolescente.

Pensiamo ora ad un uomo di trent'anni che passa la stessa quantità di tempo ogni mattina di fronte allo specchio con un asciugacapelli. Il quadro è un po' sconcertante, poichè un assorbimento su di sé di tal genere non è normale per un uomo di questa età.

Se ora immaginiamo un uomo di quarantacinque anni impegnato nella stessa attività, diventiamo di nuovo più benevoli nel nostro giudizio perchè , come nel caso del ragazzo, comprendiamo un tale comportamento come parte di una fase evolutiva del ciclo vitale che spesso descriviamo come crisi di mezz'età."

Io per sentirmi un trentenne responsabile mi sono rasato i capelli a zero!

martedì, gennaio 9

Da questo natale anch’io sono provvisto di i-pod. Inoltre in questi giorni stò cercando di mettere ordine tra il delirio di MP3 che ho scaricato in questo 2006. In più questo week end ho passato due giorni a spulciare tra i 20.000 cd della collezione del mio fidanzato. E quindi adesso mi viene naturale cercare di mettere in fila due pensierini sulla musica.

Il primo disco che mi ricordo di avere comprato è stato “Enola Gay” di Orchestral Manoeuvres in the Dark, nel 1981. Mica roba do ridere per un bambino di 8 anni. Nello stesso anno avrei potuto scegliere tra alternative più sbarazzine come “Amoreaux solitaires” della francesina Lio, oppure “Cicale” della Heater Parisi o “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto. Oppure avrei potuto immedesimarmi nella mia coetanea Nikka Costa di “On my Own”. In realtà comprai anche questi, ma dopo! Ma il primo disco che ho veramente desiderato avere per poterlo suonare sempre fu proprio “Enola Gay”. A otto anni non potevo capirne il testo,anche se qualcuno me lo avesse tradotto. Ma oggi come allora non riesco a non rimanere indifferente alla fusione tra la malinconia e la carica di questa canzone.

Da allora la musica per me è fondamentale. Non riesco a vivere senza. E’ necessaria al mio benessere fisico e psichico. Sono convinto che senza non camperai per molto. E quindi non mi sorprendo quando sento qualcuno che si risveglia dal coma quando sente la sua canzone preferita, mi sorprendo solo quando questa canzone è di Toto Cotugno o di Gigi D’Alessio.
Ma gusti son gusti e non mi voglio mettere assolutamente mettere su un piedistallo. Si, musica ne ho ascoltata tanta e sono sempre alla ricerca del gruppettino più indie e autoprodotto che suoni in giro. Però a stare con Marco a volte mi sembra di avere una cultura musicale di un bradipo. Mi mancano le basi e alcune zone totalmente oscure tipo il jazz (che ovviamente lui conosce a menadito). A volte quando confondo la voce di Ella Fritzgerald con Billie Holiday mi sembra di essere più colpevole del Mostro di Firenze.

Ma rimane sempre la curiosità e l’ancestrale soddisfazione ogni volta che ascolto una canzone commovente o una voce ispirata. Grazie alla play list che Marco mi ha fatto trovare sull’i-pod, ho scoperto l’ammaliante timbro di voce di Terry Callier (che stà incalzando il primato della mia personale classifica rappresentato dal falsetto di Antony) o il nuovo intimissimo disco di Zoe Johnston “Happenstances”. Insomma credo che l’amore per la musica per me sarà infinito, almeno finchè non diventerò sordo!

lunedì, gennaio 8

Rieccomi per il primo post del 2007! Che dire? Sono state le vacanze di Natale più intense della mia vita. Potrei raccontarvi del capodanno a Siracusa, dell’i-pod che il “mio” Babbo Natale mi ha regalato, della presentazione con i miei suoceri, e di tutti i particolari di queste ultime due settimane.

Ma credo quello che ricorderò sempre con più intensità sarà un tratto di strada che abbiamo fatto in automobile nei dintorni di Siena. Il 3 gennaio io e Marco siamo partiti la casa dei suoi genitori a Roma, diretti versi Bologna. Verso l’ora di pranzo, Marco esce dall’autostrada perché ci tiene a portarmi a visitare l’Abbazia di San Galgano. Credetemi, si tratta di una location magica: sulla cime di una collina assolutamente deserta, si trova questa maestosa chiesa che fu realizzata tra il 1220 ed 1268, e che inaugurò lo stile gotico in Italia. Il tetto è interamente crollato nel 1768, e subito dopo l’abbazia è stata abbandonata, sconsacrata e saccheggiata di tutti i materiali di valore. Pertanto una volta entrati si è circondati da questa imponente architettura gotica ma se si alza gli occhi si ha il cielo e per terra c’è il prato. E’ impossibile non rimanerne affascinati. E’ un posto che annienta il dualismo di “dentro e fuori”, di “sacro e pagano”, di “nuovo e vecchio”.Questi contrasti convivono in questo posto magico, vengono annientati e non c’è più conflitto ma totalità. Non sono reduce da una sbronza di fine anno. Sono stato veramente ammaliato e profondamente toccato da questa visita.
Quando siamo ripartiti con la macchina eravamo entrambi soddisfatti, come se ci fossimo scambiati qualche eterna promessa, senza bisogno di verbalizzarla. E per una buona mezz’oretta abbiamo viaggiato, in silenzio, guardando una luna meravigliosa ed enorme che faceva capolino davanti a noi. Prima pallida e quasi invisibile, e via via sempre più accesa e quasi accecante. Marco ha messo un cd, una ristampa di un vecchio disco del 1967 dei Moody Blues. La canzone che ha scelto era “Nights in white Satin”. Io conoscevo solo la cover che nel 2003 Tori Amos aveva cantato a Parigi. Per me è stata come una preghiera. Questa canzone ha aspettato ben 40 anni, per celebrare il nostro amore in una strada in collina. Vi rendete conto? Ascoltare quella canzone, tenere la mia mano sulla sua coscia, ascoltare il suo respiro mi ha fatto sciogliere, mi ha fatto dimenticare la mia individualità, mi ha fatto sentire una cosa sola con lui. Credo sia stato amore, almeno mettendo insieme la vaga conoscenza della materia che mi sono fatto leggendo libri, guardando film e sentendo musica. La luna, la musica, la visita all’abbazia, non ultimo avere Marco accanto è stato un ‘attimo che mi ha consentito di uscire da me stesso, dalle stanze delle mie ossessioni. Io ero parte di un tutto che mi amava, e io amavo tutto quello che mi stava intorno. Il fardello dei mie drammi personali è diventato molto pesante da portare e in quel momento ho sentito la possibilità di abdicare, svestirmi di questo abito da re, abbandonare il trono del “re delle paranoie” che tanto ha condizionato la mia vita.
Questi versi resteranno impressi nella mia memoria:
La bellezza si è sempre perduta in questi occhi. Quale sia realmente la verità non sono più in grado di dirlo.
Perché ti amo sì, ti amo ti amo
Semplicemente, quello che tu vuoi esserealla fine lo sarai.
Ed io ti amo sì, ti amo ti amo.....

L’altro giorno Marco stava scaricando le foto che ci siamo fatti in quella giornata e la telefono mi ha chiesto: “Ma quanto eravamo felici quel giorno? Abbiamo delle espressioni di beatitudine e siamo bellissimi”.