Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

martedì, gennaio 9

Da questo natale anch’io sono provvisto di i-pod. Inoltre in questi giorni stò cercando di mettere ordine tra il delirio di MP3 che ho scaricato in questo 2006. In più questo week end ho passato due giorni a spulciare tra i 20.000 cd della collezione del mio fidanzato. E quindi adesso mi viene naturale cercare di mettere in fila due pensierini sulla musica.

Il primo disco che mi ricordo di avere comprato è stato “Enola Gay” di Orchestral Manoeuvres in the Dark, nel 1981. Mica roba do ridere per un bambino di 8 anni. Nello stesso anno avrei potuto scegliere tra alternative più sbarazzine come “Amoreaux solitaires” della francesina Lio, oppure “Cicale” della Heater Parisi o “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto. Oppure avrei potuto immedesimarmi nella mia coetanea Nikka Costa di “On my Own”. In realtà comprai anche questi, ma dopo! Ma il primo disco che ho veramente desiderato avere per poterlo suonare sempre fu proprio “Enola Gay”. A otto anni non potevo capirne il testo,anche se qualcuno me lo avesse tradotto. Ma oggi come allora non riesco a non rimanere indifferente alla fusione tra la malinconia e la carica di questa canzone.

Da allora la musica per me è fondamentale. Non riesco a vivere senza. E’ necessaria al mio benessere fisico e psichico. Sono convinto che senza non camperai per molto. E quindi non mi sorprendo quando sento qualcuno che si risveglia dal coma quando sente la sua canzone preferita, mi sorprendo solo quando questa canzone è di Toto Cotugno o di Gigi D’Alessio.
Ma gusti son gusti e non mi voglio mettere assolutamente mettere su un piedistallo. Si, musica ne ho ascoltata tanta e sono sempre alla ricerca del gruppettino più indie e autoprodotto che suoni in giro. Però a stare con Marco a volte mi sembra di avere una cultura musicale di un bradipo. Mi mancano le basi e alcune zone totalmente oscure tipo il jazz (che ovviamente lui conosce a menadito). A volte quando confondo la voce di Ella Fritzgerald con Billie Holiday mi sembra di essere più colpevole del Mostro di Firenze.

Ma rimane sempre la curiosità e l’ancestrale soddisfazione ogni volta che ascolto una canzone commovente o una voce ispirata. Grazie alla play list che Marco mi ha fatto trovare sull’i-pod, ho scoperto l’ammaliante timbro di voce di Terry Callier (che stà incalzando il primato della mia personale classifica rappresentato dal falsetto di Antony) o il nuovo intimissimo disco di Zoe Johnston “Happenstances”. Insomma credo che l’amore per la musica per me sarà infinito, almeno finchè non diventerò sordo!

1 Comments:

Blogger Limbozero said...

Ci credi che quando penso di morire, la prima cosa a cui penso con grande rammarico e' proprio l'impossibilita' di ascoltare musica?
Non condivido la scelta di comprarti un IPOD!!!! pessima! :)

4:30 PM

 

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