Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, dicembre 4


Questo week-end sono stato a Milano da Marco. Ieri pomeriggio abbiamo visto la mostra di Tamara de Lempicka a Palazzo reale e poi siamo andati al cinema a vedere “Shortbus” di Cameron Mitchell.
La pittrice ha avuto una vita scandalosa dedicata al sesso orgiastico e bisessuale e il film parla di un locale dove si incontrano le storie sessuali (e affettive) di alcuni new yorkesi. Quindi ieri il sesso è stato (a partire dal mio risveglio a letto con Marco! :-)) un importante spunto di riflessione. Accade di rado di uscire dal cinema dopo la visione di un film e sentire tante persone che fluttuano nei meandri della loro domande per dare un’interpretazione plausibile ad un film e soprattutto sentire i commenti più disparati. Ad esempio io ho manifestato la mia invidia per il fatto che le donne possano fingere l’orgasmo mentre noi maschi a letto siamo costretti alla più dura onestà. Un amico di Marco mi faceva notare come l’unica cosa che effettivamente gli uomini possano invidiare alle donne sia l’orgasmo multiplo. Mentre ne stavamo parlando abbiamo incrociato un altro gruppo di spettatori maschi che stavano discutendo di orgasmo multiplo con la stessa naturalezza con cui avrebbero commentato il derby inter-milan.
Effettivamente le domande e le riflessioni le mette in moto. Secondo me l’unica cosa che manca a questo film è una presentazione di VULVIA (la presentatrice di Discovery Channel interpretata da Guzzanti) che ci chieda prima della visione: “lo sapevate?? Sapevatelo!”Il caro vecchio Sigmund Freud non sbagliava poi tanto con le sue fissazioni sulla connessione di sogni e oggetti col sesso. La teoria di questo film a mio avviso è che l'atto sessuale è il momento di maggiore verità di una persona, quando si è come si è, senza freni e senza maschere (o paradossalmente con le maschere che abbiamo scelto di indossare), senza false ipocrisie. Il desiderio (soprattutto quello che non riusciamo ad ammettere), contrariamente al piacere sessuale, è fonte di sofferenza, di odio e di infelicità.
Che dire? Se avessi visto questo film la primavera scorsa sarei uscito dal cinema ingrifato per le scene di sesso esplicito e forse sarei andato a cercare conforto in quella seconda famiglia che sono i locali gay. Ieri sera sono andato al cinema assolutamente appagato della mia vita sessuale, pronto ad accettare e discutere altre forme di sessualità (sesso di gruppo, a tre, sadomaso, addirittura le peggio cose come il sesso tra uomo e donna... dai che scherzo!), ma non sentendone il richiamo, non avendo voglia di sperimentarle.
In questo film si parla molto della tecnologia che ci dovrebbe aiutare a comunicare di più: telefonini , chat, videocamere, fotocamere e webcam Però nella trama del film il cambio di registro importante succede proprio in occasione di un black-out totale di energia elettrica. Tutta la tecnologia che tanto sei abituato ad avere (e ad (ab)usare) è irrimediabilmente ferma e devi rivalutare l’idea medioevale di una candele e di un accendino. Ecco io stò vivendo il mio black-out sessuale/emotivo. Si è fatto buio intorno e io stò riscoprendo il piacere della mia candela. Paradossalmente anche un film come questo si chiude con una rivalutazione della coppia (soprattutto della coppia gay protagonista), che non appare però conformista ma assume genialmente i caratteri di una rivoluzione.
"Abbiamo tutti una dipendenza. Che sia di sostanze lecite o illecite, da fumo o coca o gin o caffè, da amore o libidine, dalla vita dissoluta o esemplare, o magari dagli specchi e da quello che si nasconde dietro i sorrisi. Tutti noi eleggiamo una sostanza, il sogno che dà la carica e spinge avanti. La droga che ci uccide. Siamo tutti assuefatti a cose più bizzarre di noi stessi. Scegli con saggezza, figlio mio". Ecco la mia droga (anche sessuale) adesso è Marco! Mi spiego? Quello che la coppia mi ha dato è un salto di qualità, un passaggio doveroso di individuazione. Perchè per identificarmi avevo bisogno di identificare. Ieri sera non avevo bisogni dai andare “cercare” qualcuno in qualche sex club, ma ho “ritrovato” me stesso in una cena tra due coppie gay (di cui una era la mia).

Voto al film: 3 stelline (su cinque)

PS FINALE: Justin Bond è il travestito che gestisce il locale. Ma solo io lo trovo IDENTICO a Darma del telefilm “Darma & Greg”???

3 Comments:

Blogger Casa_Libera said...

Vedo che hai scelto una immagine "castigata" del film a corredo del tuo commento ad un film che ha la sua "cifra" stilistica nel sesso esplicito... Vedo inoltre che la parte più interessante del tuo post non è sul film, ma sull'effetto che shortbus ha fatto su di te e sul pubblico che lo vedeva nella tua stessa sala. Insomma il film è una scusa per parlare ancora di te, di marco, della tua vita.
Non è una critica, attenzione.
E' una constatazione di un dato di fatto. Che a me sembra una chiave di lettura interessante dell'evoluzione della tua vita...

11:40 AM

 
Blogger Alec said...

citrullo dice benissimo come sempre. ehhhhhhh citrullo citrullo... accidenti!
Però io sull'orgasmo multiplo ti racconterò una cosa, alla prima buona occasione. Magari mimandoti una cosa con le mani, e so che Marco mi ringrazierà. Un anticipazione? E' una questione tantrica! ta daaaaaaaaaaan!

1:17 PM

 
Blogger Casa_Libera said...

racconta, racconta... interessa anche a me!
:)

8:49 PM

 

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