Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, novembre 27


Sabato ho visto, finalmente, “Maria Antonietta” di Sofia Coppola.
Mi stà lacerando un dubbio. Questo è l’ultimo capitolo della trilogia che la regista vuole dedicare al passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Però: le vergini suicide, per definizione, muoiono. Maria Antonietta ha…come dire?... perso la testa! Quindi mi chiedo che fine abbia fatto Charlotte di “Lost in Translation”. Che la sua morte sia paradossalmente restare in vita, invischiata nel matrimonio sbagliato?
Ma veniamo al nuovo film. La storia della regina ghigliottinata la sappiamo tutti. Con la rivoluzione e la morte di Maria Antonietta ha inizio la modernità. Infondo, con un po’ di revisionismo, quello può essere inteso come il primo vero e proprio televoto popolare. Questo secondo me è lo spirito del film. Tracciare parallelismi tra quella società e la nostra attuale società. E allora Maria Antonietta prende carrozze che sembrano taxi, guarda ritratti come fossero mms, si fa aiutare da sarti che sembrano i nostri attuali commessi (gay) del negozio del centro, fa le cinque del mattina uscendo dalla festa e va a vedere l’alba un po’ come noi si va a mangiare la piadina dopo la discoteca.
Ma se questi due mondi sono così vicini e uguali cosa ci vuole dire Sofia Coppola?
Credo che chiunque guardando il film abbia un occhio benevolo nei confronti di questa ragazzina fondamentalmente buona che, come tutti alla sua età, si fa trascinare dal lato effimero della vita. E’ impossibile non riconoscersi nel suo stile di vita, nelle sua reazioni più che sponatanee, nella sua più che attuale modernità. Quindi noi siamo Maria Antonietta. Paradossalmente questo film non ti porta a parteggiare per i contadini che chiedono pane.Sarebbe più logico: infondo è grazie alla loro lotta che è nato il nostro mondo moderno. Ma forse la nostra società attuale (quella del 2006 intendo…) è composta solo da Maria Antoniette. La rivoluzione francese invece di annullare un certo malcostume, l’ha moltiplicato all’infinito. Allora ritorniamo all’esempio del televoto di prima. E’ proprio come nei reality: se il televoto negativo dovrebbe semplicemente togliere di mezzo un giocatore dalla trasmissione, alla fine moltiplica la sua presenza su tutti gli altri programmi del palinsesto. Quindi, ragionando per estremi, questo film ci dice che la rivoluzione francese non ha eliminato un certo malcostume, ma lo ha elevato a status aperto a tutti. Siamo tutti egoisti, siamo tutti viziati, siamo tutti incuranti dell’altro e privi di empatia. La fantastica colonna sonora e i costumi meravigliosi non fanno altro che dirci che noi siamo quel tipo di società. Nel buio del cinema non ti sembra di guardare dal buco della serratura un mondo lontano, ma ti sembra di essere la, degno invitato e ti verrebbe voglia di allungare una mano per addentare un pasticcino. E siamo tutti così. Tanto è vero che Sofia Coppola decide di non inserire nemmeno un rappresentante del popolo nella sua sceneggiatura. Che senso avrebbe? La nostra società si dimentica tutti i giorni che i poveri esistono, intenta a celebre assurdi riti di shopping e di edonismo. No?
E poi se pensiamo a quali sono le nostri nuove regine non sono esattamente delle incarnazioni di Maria Antonietta? Paris Hilton non è altrettanto capricciosa e insensibile. Ma invece di fare la rivoluzione, li esaltiamo a icone.
Questo ovviamente è il pensiero che fai nei giorni successivi. Mentre guardi il film non si può non rimanere affascinati da questa principessina per caso che si aggrappa al nulla più in fretta che può per far fronte da una vita che la travolge. Certo è un film con pochi dialoghi. La maggior parte delle parole che si sentono sono voci fuori campo che incarnano le male lingue, i giudizi di radio serva, le supposizioni e le aspettative che la società carica sulle spalle di ognuno di noi, Tutte le voce fuori campo servono per definire la Maria Antonietta pubblica, l’immagine che le è stata costruita attorno, il simbolo che si è trovata ad interpretare. E non succede anche a noi? Non basta a volte essere assunti in un azienda , avere un biglietto da visita che sotto il proprio nome riporta una carica qualsiasi perché gli altri si sentano autorizzati ad aspettarsi qualcosa da te, perché si sentano autorizzati a preventivare delle riflessioni sul tuo conto? A volte questo “sentito comune” ti definisce più della tua stessa natura, di quello che sei veramente. Memorabile la scena del film in cui Maria Antonietta smentisce la tesi secondo cui avrebbe detto “Se non hanno pane da mangiare, mangiassero le brioche”. E’ la frase più famosa che le è mai stata attribuita, e probabilmente quella che dovrebbe aver infuocato la rabbia con cui è stata uccisa. E li si apre il primo grande interrogativo. Si insinua il dubbio di quale sia la verità? Cosa sia autentico e cosa invece sia stato strumentalizzato nella storia di questa regina? La cosa viene sottolineata dalla fantastica scena in cui delle uova appena deposte vengono pulite da ogni detrito organico, prima che passi la principessa a raccoglierle dal nido. Una scena veloce ma bellissima, che giustifica una vita intera e assolve le responsabilità di una donna che “non poteva” vedere la realtà.

Voto: 3 stelline (su cinque)

PS. Avrei visto anche “Fascisti su Marte” ieri sera ma mi sono addormentato. Quindi diciamo che la valutazione è “non pervenuta” come le temperature delle previsioni del tempo