Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

martedì, gennaio 23

Oggi ci sarà il funerale del Presidente dell’Agenzia per la quale lavoro. Ecco l’ennesima persona della mia vita colpita dalla peste del 20° secolo: il tumore.
Ma non parlerò di lui e del vuoto che lascerà. Parlerò della paura egoistica che ti viene ad ogni nuovo caduto di questa guerra. Questa malattia ti stà accerchiando, colpisce persone sempre più vicine a te. Amici, madre, parenti, colleghi. Non passa semestre senza che qualcuno che mi stà vicino non ne sia colpito, o peggio ancora, ne sia vinto.
Da qualche parte avevo letto la frase “La salute è l’assenza del pensiero stesso della malattia”. Bhè io non riesco a non pensarci, sempre!
E pensare che arrivo dagli anni ’80 in cui, se eri omosessuale, ti inculcavano l’idea che SICURAMENTE ti saresti beccato l’aids e ti sarebbe venuto uno strano alone violaceo intorno. Ma la consolazione era che ti saresti ammalato solo se passavi per uno stile di vita eccessivo, una sorta di febbre del sabato sera al cubo (e anche gli altri giorni la temperatura doveva essere stata bella alta!)
E invece no, dopo una vita sessuale da ottantenne mi ritrovo a fare i conti con un male invisibile (altro che aloni strani…) e per giunta che non segue nessuna meritrocazia. Sembra un gioco macabro, come una strana conta come si faceva una volta per giocare a nascondino… bhè… “un due tre tocca a te!”. Sembra banalizzante questa ipotesi ma non lo è. Tutto comincia senza un senso e continua così. La sua autonomia, il suo propagarsi che va contro la vita introducono il disordine, il non senso. E’ Dio che gioca a dadi. E’ una minaccia muta, una silenziosa invasione. E’ il prezzo che dobbiamo pagare per la nostra modernità. E’ un terrorista che ti impone di avere paura a vivere la tua vita di sempre. E io oggi ho paura. Mi sento i linfonodi gonfi ovunque anche dove non esistono.

3 Comments:

Blogger Alec said...

La mia anamnesi familiare è un campo di vinti, e la mia mamma, di cui parlo altrove, è stata sfiorata dal peggio ben sei volte. Eppure mi colpisce pensare che uomini come Veronesi, si sveglino da oramai quarant'anni, con la volontà di vincere la guerra contro un male che definisci bene: senza senso! La stessa volontà di riuscita che dovremmo tener presente tutti noi nello sperare che il giorno della salvezza ci raggiunga.

3:12 PM

 
Blogger Umberto66 said...

Io ci sono passato sette anni fa, quando un mio zio è morto dopo più di due anni di "resistenza" ed è stata una vera e propria resistenza alla morte. Quello che ho pensato in quel periodo, che ho vissuto proprio da vicino perché questo mio zio era forse anche più di un padre per me, era che trovasse la forza di resistere e di vivere quella vita che gli era possibile vivere e che non era nemmeno paragonabile a quella che viveva prima, nel rapporto, nell'amore che riceveva e che provava per sua moglie e per tutte le persone che gli sono state vicine, che per fortuna sono state tante. Per questo ho sempre fatto il possibile per stare con loro. Passato il momento e superato il senso di vuoto che mi ha e che ci ha lasciato, ho potuto riflettere su quanto siamo impreparati ad affrontare la morte, ad accettarla con un pò di serenità. Poi, facendo un controllo generale, tre anni fa mi hanno trovato dei noduli vicino alla tiroide. Esami e per il momento va tutto bene.
Possiamo trovare conforto e sostegno nella fede o nelle credenze, se si hanno, che ciascuno può avere; nelle persone, nei sentimenti che viviamo, o al peggio nel lavoro o nelle cose che circondano la nostra vita, ma dobbiamo sempre tenere presente che abbiamo una scadenza, sconosciuta, e che per questo ogni attimo è prezioso o dobbiamo cercare di viverlo bene. Anche senza troppo paure e se possibile paranoie, che ce lo potrebbero impedire.
Pensa a quello che di positivo e di bello ti sta accadendo e assaporalo fino in fondo.

11:43 AM

 
Blogger Casa_Libera said...

Lo sai che io sono "leggera" (non di fisico ma di psiche) e mi vien più facile commentare che faresti meglio a stringerti più forte al tuo uomo ed a testare i suoi gonfiori più che i tuoi pseudo linfonodi anomali. Non è un invito al bareback esistenziale, ma una esortazione a non ricadere in quel pessimismo cosmico che hai frequentato in passato. Non è neanche un invito a mettere la testa sotto le coperte (oops, la sabbia) e far finta di nulla, ma oggi mi viene così. Eppoi Paolo il tumore l'ha vinto, è stata la mano dell'uomo che ce l'ha portato via.
R

2:15 PM

 

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