Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

giovedì, ottobre 30

barbara fragogna - the blooming body

La scorsa settimana sono andato a Berlino per la vernice della mostra "The Blooming Body" della mia amica Barbara Fragogna, alla Emmerson Gallery.
Molti dei miei lettori la conoscono già come "mia amica", ma magari non conoscono molto bene il suo lavoro. Soprattutto la sua ultima produzione.
Vi consiglio di guardare le sue opere nel suo blog:
http://www.barbarafragogna.blogspot.com/

Ecco una piccola intervista sul suo lavoro fatta in occasione della mostra:

Nei tuoi lavori il corpo come tutto organico è scomparso. I frammenti del corpo assumono
una vita propria, quasi feticistica. Ne esce un senso di corpo danneggiato o segnato da cicatrici, frammentato, incompleto o dilaniato. Ma la oltre alla sensazione di sofferenza c’è inoltre quasi una catarsi, qualcosa di sacro. Vuoi per caso suggerire che il dolore è in passaggio obbligatorio per la nostra crescita?

in un certo senso si. Io intendo suggerire un percorso di crescità e sviluppo dell'individuo àttràverso là metàforà del corpo utilizzàndo gli orgàni come pàrte "storicà" e quindi usuràtà, dànneggiàtà, màsticàtà e sputàtà, comunque sempre vivà, rinnovàtà, combàttivà, propositivà, esplosivà.
Là sofferenzà (il làto pessimistà) derivà dàllà consàpevolezzà del mondo contemporàneo, delle dinàmiche sociàli e personàli sempre più superficiàli.àndàre à fondo scàvàndo nel corpo forse è unà ricercà del nocciolo, dell'essenzà, dell'osso, dellà semplicità purà, dell'equilibrio, quindi dàl pessimo può àncorà sbocciàre l'ottimo.


E’ evidente che oltre al corpo fisico vuoi mostrare anche il corpo psichico. Quasi a voler dire che ormai siamo abituati a vedere solo il corpo fisico, che è imposto in un modello sano, sexy, perfetto, come fosse una maschera dietro la quale cerchiamo di nascondere la nostra anima e le nostre debolezze?

Il mio corpo fisico E' un corpo psichico.

Nei tuoi lavori si avverte spesso la presenza di un soggetto non rappresentato visivamente: l’altro diverso da me. I tuoi soggetti a me suggeriscono che dall’altro possiamo ricevere tanto la cura e il piacere quanto il colpo che ci può sfigurare, fino a distruggerci nella nostra essenza. Esser consegnati a questa duplice possibilità sembra il nostro destino fin da bambini, quando l’essere vulnerabili e l’essere inermi coincidono. Dopo di che si può smettere di essere inermi ma vulnerabili mai.

L’àltro dei miei quàdri è sempre il se stesso che si specchià.
Non bisognà mài cercàre fuori nè le càuse dellà nostrà distruzione nè quelle dellà nostrà felicità.
Noi cerchiàmo l'àltro mà in reàltà lo costruiàmo su misurà, e molto spesso, là misurà che usiàmo è distortà o fuori tàglià.
E’ più fàcile sbàgliàre che essere sinceri con se stessi.
Credo.
Màh...
p.s.: Le à àccentàte sono il risultàto di unà forte pàssione dellà mià tàstierà per il càffe...


venerdì, ottobre 17

ALT+CTRL+SLEEP

Per questo week end voglio lasciarvi parlandovi di un gruppo che ha pubblicato quest’anno il loro disco d’esordio, si chiamano “alt+ctrl+sleep”. Lo so: è un nome bellissimo. E infatti nei motori di ricerca sono stato incuriosito proprio dal nome. Soprattutto da quell’ultima parola: stonata (con le precedenti) ma rassicurante. Le parole “Alt+ctrl” stanno quasi a precedere un azione ma poi c’è come un cambio di programma, un ripensamento e si decide di… dormire.
Insomma un nome evocativo, come la loro musica ipnotica e sognante. “Make it simple, melodic, and dreamy.”: questa è l’idea alla base della proposta musicale del duo formato da Joe e April Diaco, per altro felicemente sposati.
Melodie ipnotiche, sospese, quasi oniriche. Una voce delicata e cullante, quasi ripetitiva nel suo avanzare lento. Arrangiamenti scarni: chitarra, supportata da piccoli interventi di batteria e qualche campanellino. E pochi accordi… quasi perfetti e ripetuti, ripetuti, ripetuti, ripetuti…. Proprio come contare le pecorelle per addormentarsi prima di un bel sonno/bel sogno.
Insomma vi auguro un bel week end rilassante e rilassato.

Voto: 3 1/2 stelline (su cinque)

Anche quest'anno a Bologna dal 28 ottobre al 2 Novembre ci sarà il festival "GenderBender", che cerca di raccontarci con musica, film, incontri come i generi maschile e femminile siano sempre meno rigidi e anzi si contaminino a vicenda. Il programma, come sempre, è ricchissimo e molto interessante e potete trovarlo qui.
In ogni caso questi sono gli appuntamenti a cui vorrei riuscire a partecipare:


Mart. 28/10, ore 18:30 - Paolo POLI - c/o Cassero
Paolo Poli, ospite straordinario del festival, incontra il pubblico presentando una selezione dei suoi sketch più brillanti e raccontando, tra una chiacchierata e l’altra, il suo nuovo spettacolo, "Sillabari".

Mart. 28/10, ore 20:30 - Film: AFFINITY - c/o Cinema Lumiere
Chi, come me, ha amato i romanzi di Sarah Waters sarà felice di vedere la trasposizione cinematografica del suo secondo, indimenticabile romanzo.
Mer. 29/10, ore 20:30 - Film: A Complete History of my Sexual Failures- c/o Cinema Lumiere
Un film/documentario di ricerca sul perchè finiscono le storie d'amore. Potrei perdermelo?
Giov. 30/10, ore 18:30 - "Pazza Cremona!" di Alessandro FULLIN - c/o Officine Minganti
Fullin veste i panni della contessa Alessandra, ricca nobildonna cremonese compromessa sentimentalmente con gli occupanti austriaci. È il 1848, le truppe piemontesi entrano in città e la nobildonna fugge in tutta fretta con quanto può raccogliere.
Sab. 1/11, ore 22:30 - Live: Angela BARALDI - c/o Le scuderie
Angela Baraldi torna sul palco con Vittoria Burattini e Egle Sommacal – rispettivamente batteria e chitarra dei Massimo Volume – e Davide Blandamura al basso. I quattro musicisti propongono un riarrangiamento scarno e rarefatto delle canzoni più intime che Angela Baraldi ha scritto nel corso della sua carriera.

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martedì, ottobre 14

Capita che confrontarsi con qualcuno ti aiuti a tirare fuori delle cose da te stesso. E’ sorprendente come a volte gli estranei siano le persone migliori per farti delle domande ingenue o delle obiezioni che nessuno di quelli che ti conoscono ti fanno più.

Ho chiuso una storia nel modo peggiore: non volendolo veramente. Ma solo per paura. Ho cercato di recuperare il mio errore ma non mi è stata data la possibilità. E di conseguenza non sono mai riuscito a staccarmi da quella storia finendo per idealizzarla, restando impantanato in una situazione di rimpianto continuo.
E’ evidente che non sono riuscito a vivere una fase di “lutto” che mi permetta il distacco e l’apertura a nuove possibilità.
Il mio eterno rimpianto mi ha portato a fissarmi sul mio ultimo partner fino a trasformarlo in qualcosa di santificato, ideale e praticamente perfetto. E quindi nessun’altra persona può essere anche solo confrontata con lui.
E sarebbe proprio questo il mio scopo: fissarmi con il mio ex, per l’incapacità e la paura di rimettermi in gioco con qualcun altro, che ovviamente ai miei occhi rischia di essere sempre deludente e non all’altezza.
Io avrei trovato questa scappatoia per non affrontare i miei evidenti problemi di relazione. Questa mia modalità di fuga mi permetterebbe di stare in una specie di limbo sicuro tra “passato e futuro”.
Mi sarei ancorato ad un ideale che non c’è e forse manco c’è mai stato nella forma e nell’intensità con cui adesso tendo a ricordarlo.
E questo mi ha portato a non provare nessun sentimento di rabbia, di rivalsa nei confronti della storia finita. Mi sono accollato tutte le colpe. E non mi è sembrato vero quando dall’altra parte mi è stato scritto che la nostra storia è finita “per il mio modo cervellotico di affrontare le cose”.
Senza provare il sentimento di rabbia, è quasi impossibile vivere la perdita e quindi si continua a stare in uno stato sospeso, quasi “fuori dalla realtà”, come se la rottura e la perdita non si fossero mai realizzate. E quindi qui casca l’asino. Vivo come in una realtà che non c’è e non riesco a fare i conti con la “vera realtà” che mi sta intorno. Scambio assenze in attese. Confondo la nostalgia con la realtà. Questa è la nostalgia: è la dipendenza dal nostro stesso rimpianto. Faccio fatica a entrare in contatto con gli altri, che mi sembrano tutti indifferenti al mio dramma e che anzi sembrano aver accettato la cosa. E mi sento sempre più solo. Ed ecco che arriva la depressione.

“Amore è parlare anche per l'altro, quando l'altro non sa più parlare. Vedere anche per l'altro, quando l'altro non sa più vedere. Restare quando si vorrebbe fuggire. Tornare, prima che sia troppo tardi. Capire prima che sia finita.”

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lunedì, ottobre 13

Fleet Foxes - White Winter Hymnal

I blogger di tutto il mondo li avevano scoperti da tempo, e grazie al passaparola (un po’ come il Perlana degli anni 80) erano già famosi prima di pubblicare il loro primo omonimo disco: Fleet Foxes.
Un disco emozionante che porta l’ascoltatore lontanissimo dalla realtà grazie a melodie che ricordano canzoni medioevali, traditional blues, cori di montagna e il folk più tradizionale. Tutto mescolato insieme!
Diciamo che i ragazzi (perché stiamo parlando di ventenni) giocano con i nostri archetipi musicali. Ci scavano dentro e ci riportano in superficie ricordi comuni di musiche e melodie lontane che ci raccontano la nostra cultura, chi siamo e da dove arriviamo. Ma non è un disco nostalgico o che suona vecchio. E’ proprio qui la loro vittoria più grande: sono riusciti a trovare un equilibrio (precarissimo) tra musiche concrete ma oniriche, tra l’antico e il moderno.
Insomma quanto da più lontano da quello che radio e tv, si ostinano a proporre.
Partiamo subito con il dire che il pezzo “White Winter Hymnal”, con la sua struttura a capella che cresce continuamente è maestria pura. E sicuramente uno dei più bei pezzi di questo 2008 e vale già il prezzo del biglietto d’ingresso.
Per non parlare del testo così semplice ma estremamente evocativo (e dal 2° ascolto sentitevi liberi di “karaokarlo”):

I was following the pack
all swallowed in their coats
with scarves of red tied round their throats
to keep their little heads
from fallin in the snow
And I turned round and there you go
And, Michael, you would fall
and turn the white snow red as strawberries
in the summertime


Per ascoltare qualche altro pezzo andate nella loro pagina myspace: www.myspace.com/fleetfoxes
E per chi volesse farmi compagnia suoneranno per un'unica data italiana il 15 Novembre a Milano.

Voto: 4 stelline (su cinque)

venerdì, ottobre 10

Ma avete visto Patty Pravo a "Carramba che sorpresa" mercoledì sera? Cosa stà succedendo a quella faccia? Ho provato a fare l'identikit di quello strano blob biondo che ha cantato "la bambola".

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giovedì, ottobre 9

Offlaga Disco Pax - Sensibile

Francesca Mambro, famosa per essere stata la "primula nera" dei Nar , alla fine del suo percorso giudiziario è stata riconosciuta responsabile complessivamente dell' uccisione di 95 persone durante la sua attività di eversione fascista. Per questi reati è stata condannata a 9 ergastoli, 84 anni e 8 mesi. Ma da questa settimana alla Mambro è stata concessa la libertà condizionale fino al 16 settembre 2013, data in cui la sua pena sarà definitivamente scontata.. Quindi si vede scontare la pena complessiva a 36 anni di reclusione, di cui 10 in semilibertà e gli ultimi cinque in regine di detenzione domiciliare con permesso per lavoro esterno preso l’associazione "Nessuno tocchi Caino".
Le polemiche "Questo è l’ennesimo premio alla omertà di Stato". Con queste parole Paolo Bolognesi, presidente della associazione dei familiari e delle vittime della strage del 2 Agosto a Bologna ha accolto la notizia della concessione della libertà condizionale a Francesca Mambro. Un fatto che non ha esitato a definire "una vergogna".
Al di la del giudizio politico e morale di questa “scarcerazione”, Francesca Mambro è anche un persona, una donna. Innamorata. Dell’uomo sbagliato: il marito terrorista Fioravanti.
Per ricordare e riflettere vi faccio ascoltare questo bellissimo pezzo “sensibile” degli Offlaga Disco Pax. Vi allego il testo qui sotto. Prendetevi 5 minuti e seguitelo con la musica.

La parola "sensibile" è vaga come stelle dell'Orsa. Francesca Mambro, protagonista dell'eversione nera degli anni '70, si è presa qualche ergastolo per omicidi organizzati,realizzati,rivendicati, confessati, ma si è proclamata innocente rispetto alla strage di Bologna.
Francesca Mambro era allora come oggi la donna di Giusva Fioravanti, un tizio colpevole di decine di delitti a sfondo labilmente politico. Delitti diventati famosi per la ferocia e la facilità con cui vennero commessi, spesso a danno di gente che nulla aveva a che fare con le sue cause, e a volte dettati dalla follia piuttosto che da un qualche credo neofascista. Un ragazzo la cui gioventù venne violentata da troppa televisione. Giusva era uno pronto per la Uno Bianca prima della Uno Bianca. Qualche anno fa un giudice chiese a Francesca perchè lo scelse come compagno di vita. A questa domanda rispose con una frase da ginnasio nichilista, lapidaria, nel senso di lapide: "Giusva era il ragazzo più sensibile che avessi mai incontrato". Che razza di tipacci fossero gli altri ragazzi che aveva frequentato non ci è dato sapere. Di sicuro Francesca con gli uomini non è stata fortunata, e la parola "sensibile" resta dubbia e ambivalente come il coinvolgimento dei NAR per i fatti del 2 agosto 1980. Francesca Mambro è citata nei ringraziamenti di un disco intitolato: "Abbiamo pazientato 40 anni, ora basta!" Sensibili anche loro. Per evitare di confondere la sensibilità con l'eversione fascista e stragista, stabiliremo dei limiti.
Definiamo quindi neosensibilismo il nostro modo di essere sensibili. E tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario.
La signora Mambro e il camerata Fioravanti sono fuori di galera.
Fa male ammettere che al momento vincono due a zero

lunedì, ottobre 6

Hollywood mon Amour

Oggi vi presento un disco di cover.
Gli HOLLYWOOD, MON AMOUR in realtà non sono altro che Marc Collin dei Nouvelle Vague che in compagnia di una lista di vocalist di gran lustro (Skye l’ex dei Morchebaa, Yael Naim, Cibelle, Juliette Lewis etc), reinterpreta in salsa lounge/pop pezzi da popolarissime colonne sonore anni 80. Come nel clip qui sopra "Eye of the tiger" da Rocky III" cantata da Katrine Ottosen
Certo la copertina del disco è ingannevole. Infatti la colonna sonora di “Nove settimane e mezzo” a cui l’illustrazione fa il verso, non è stata coverizzata.
Ma ci sono altri pezzi interessanti.
Il mio preferito è “What a feeling” dalla colonna sonora di Flashdance che in mano Yael Naim diventa un pezzo intimo e sofferto che non guasterebbe nell’ultimo disco di Joan as Policewoman. (scaricala qui)
Molto interessante anche la destrutturazione in un pezzo lounge del classico dei Duran Duran “A view to a kill” da uno dei tanti oo7, cantato da Skye. (scaricala qui)

Certo un disco del genere ti fa sentire vecchio. Irrimediabilmente!
E inoltre ripensi al fatto che hai passato la gioventù a impomatarti i capelli nell’epoca dell’edonismo reaganino, in un decennio vuoto, fatto di film mediocri e banalotti.

Voto: 3 stelline (su cinque)

domenica, ottobre 5

Dopo avervi parlato del disco di Bon Iver che parla dell'amore finito, per la par condicio oggi vi parlo di un pezzo su un amore che invece inizia.
La canzone è molto carina, soprattutto se provate uno strano sentimento di nostalgia quando ascoltate casualmente alla radio un vecchio pezzo new wave anni '80 tipo gli Smith.
Il pezzo si intitola "Le cose succedono" e a proporcelo è uno strano collettivo: Nome. Il gruppo ha scelto di nascondersi dietro questo provocatorio "nome" e ci tiene a tenere nascoste generalità dei membri, provenienza etc e come unica coordinata si definiscono "melodici popolari". La scelòta è presa, non per imitare la strategia di marketing di Mina, ma piuttosto per cercare di dare importanza all'unico aspetto che dovrebbe differenziarli: la musica.
Questo primo pezzo che ci propongono (che potete ascoltare sul loro sito www.myspace.com/nomespace) vede come autore dello splendido testo lo scrittore Matteo B. Bianchi. Per chi non lo conoscesse Matteo è autore di alcuni best seller, è autore di programmi di MTV come "Very Victoria" e "Stasera niente MTV". aggiorna un blog che per me è un bibbia, scrive rubriche su periodici e pubblica mensilmente un fanzine "Tina", di cui vi ho parlato qui!
L'ho contatto per fargli qualche domanda sul testo di "Le cose succedono".


Le cose succedono
Chissà perchè le cose succedono
quando uno si impegna a respingerle
in vacanza su sfondo Adriatico
io cercavo di tornare celibe
ho accettato l’invito, da impavido
però poi non ti ho dato il mio numero
ero quasi convinto a non cedere
però hai insistito a chiederlo tu dopo
ho cercato di evitarlo
ma non è servito a niente
no non mi hai lasciato scampo
e avevi già ragione tu lo so
non è stato un granchè devi ammetterlo
come inizio la storia fra me e te
io non facevo altro che piangere
e motivi ne avevo, a prescindere
mi ricordo un regalo simbolico
in quel primo Natale difficile
era un quaderno vuoto da scrivere
un futuro in forma di pagine bianche
ho cercato di evitarlo
ma non è servito a niente
no non mi hai lasciato scampo
e avevi già ragione
convivenza “more uxorio”
fa impressione solo a dirlo
mi hai concesso il latinismo
di provare a vivere con me sempre
con i miei difetti
con la musica altissima
con tutti i miei libri
con la mia instabilità
con i dischi sparsi
con la mezza celebrità
con i miei fantasmi
e hai diviso tutto a metà
1) "Chissà perchè le cose succedono quando uno si impegna a respingerle.." Sei anche tu dell'avviso come John Lennon che la vita è quello che ti capita mentre sei impegnato a fare altro?
Assolutamente sì. Non a caso la frase che compare sul retro del mio ultimo romanzo (“Esperimenti di felicità provvisoria”) è questa: “E' che le cose succedono. Tu sei lì che ipotizzi la vita e la vita, intanto, ti accade”.
2) "io cercavo di tornare celibe": Capisco che in una canzone si suggerisce ma non si possa scendere nei particolari. Ma quali sono i tuoi consigli per emanciparsi da una storia finita (per volere dell'altro)?
Il solo consiglio che so dare sulle questioni sentimentali è di non chiedere a me consigli.
3) "ho accettato l'invito, da impavido però poi non ti ho dato il mio numero": ma tuo avviso le nuove tecnologie aiutano le nuove conoscenze? O le rendono più difficili a causa dell'esponenziale concorrenza che inevitabilmente creano?
Stai scherzando? Le aiutano enormemente! Gli aggregatori sociali come Facebook o MySpace sono un enorme vantaggio per la comunicazione, accorciano le distanze con chiunque, ti evitano l'imbarazzo di essere invadente (un saluto via Internet è decisamente meno invasivo che fermare qualcuno in pubblico, tanto per fare un esempio). Se penso che quando ero adolescente io Internet non esisteva mi viene un groppo in gola di disperazione generazionale.
4) "con i miei difetti, con la musica altissima, con tutti i miei libri, con la mia instabilità, con i dischi sparsi, con la mezza celebrità, con i miei fantasmi, e hai diviso tutto a metà": mi piace molto questa immagine. Vuoi quasi suggerire che l'amore vero è quello che ti fa sentire completo con tutti i tuoi limiti, le tue manie, le tue abitudini? Insomma è proprio vero che l'amore vero è quello che ci accetta per come siamo e non per come vorrebbe che fossimo?
Beh, sì. Suona molto come un libro di Liala o un racconto di Confidenze messo in questi termini, ma è così. Quello che fa realmente la differenza in una relazione stabile e concreta è il conoscere l'altro come persona reale e fallibile. Non sempre avviene. Ci sono persone che si sforzano di mantenere una certa immagine di sé per compiacere il partner: è una faticaccia e inevitabilmente porta al disastro.
5) "convivenza .more uxorio": non vorrai farci credere che non avete avuto pressioni dalla casa discografica per cambiare questa parolona difficile? ;-)
Guarda, io la casa discografica non l'ho neanche mai vista. Ti dirò di più: conosco di persona solo uno dei membri dei Nome, gli altri non li ho neppure mai sentiti al telefono. E' avvenuto (e avviene) tutto via mail, per quanto mi riguarda. Loro mi hanno mandato la base e io ci ho scritto le parole sopra. Per il nuovo singolo stiamo facendo il contrario: io ho mandato un testo e loro lo stanno musicando. Vedremo se funziona anche così.

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giovedì, ottobre 2

Oggi per la rubrica "Storie di vita vissuta", vi presento la prima puntata del corso di PARACULAGGINE.
Ecco come ho chiesto delle giorante di ferie stamattina al mio capo!


From: Matteo
To: "il capo"Subject
2/10/2008 - 10:46
Subject: RICHIESTA FERIE: 22/23/24 Ottobre 2008

Loretta*,
io e Giorgia dovremmo chiederti tre giorni di ferie: il 22/23/24 Ottobre, perchè dovremmo andare a BERLINO per la vernice di una mostra personale di una nostra cara amica.

Abbassa il sopraciglio e, prima di dire NO, pensa agli aspetti positivi:
- il 23 il nostro caro Cliente parte per la convention annuale e quindi nei nostri uffici ci sarà particamente il deserto.
- prima della convention tutto si fermerà in attesa delle novità commerciali top secret che verranno presentate in convention.
- se tra colleghi si fa un viaggio insieme si guadagna in confidenza e quindi si aumenta lo spirito di gruppo.
- e poi sotto sotto te ne liberi di 2 al prezzo di uno! Dai che lo so che ti piace!!!!
- ultimo ma non ultimo, avanzerai un favore! Tu sai che un giorno potrai ricattarci dicendoci: "vi ricordate quella volta che vi ho concesso le ferie CONTEMPORANEAMENTE..." facendoci scattare subito un forte senso di riconoscenza!

Possiamo inserire la richiesta in intranet?

:-) Grazie, matteo & giorgia

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La sua risposta:

From: "il capo"
To: Matteo 2/10/2008 - 12:31
Subject: Re: RICHIESTA FERIE: 22/23/24 Ottobre 2008

caghér!
fate un giro anche per me (adesso non mi ricordo il nome) nel quartiere dove c'è il nokia center e godetevela.
ciao, stronzetti
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* nome di fantasia! ;-)

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mercoledì, ottobre 1

Bon Iver “For Emma, Forever Ago”.

Lo so. Siamo solo ad Ottobre. Ma mi sento già di dire quale sarà il mio disco dell’anno: BON IVER “For Emma, Forever Ago”.

Era dal 1996 che un disco non lo sentivo così profondamente mio e, in quel caso, si trattava di “Boys for Pale” di Tori Amos.
E ci sono affinità tra i due lavori. Entrambi nascono dal dolore dopo la fine di una storia d’amore in cui si aveva investito tutto. Sia Tori Amos che Bon Iver scappano dal mondo, si chiudono in se stessi. Nella copertina del disco di Tori Amos, è ritratta di fronte a una casetta di montagna, con un fucile in mano e dei tacchini appesi al portico. Quasi a voler sottolineare il fatto che lei si basta da sola per difendersi e a procacciare il cibo per sopravvivere. Senza più bisogno di un uomo.

Bon Inver dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata Emma e essere stato cacciato dalla sua band, si ritira per tre mesi da solo in un cottage nelle isolate e innevate montagne del Wisconsin, cibandosi di animale che cacciava. Da solo. E probabilmente dimenticato o, peggio ancora, ignorato. Ironia della sorte il nome d’arte Bon Iver gioca sulla parola francese Bon Hiver, che sta per buon inverno.
E in mezzo a quella solitudine c’è solo una persona con cui deve fare i conti: se stesso. Con i propri limiti, con i propri errori, con le proprie paure. Ma soprattutto con il proprio dolore. Ne escono delle emozionanti perle folk di inarrivabile bellezza. Nate prevalentemente alla sua chitarra le canzoni mantengono anche nella versione su disco arrangiamenti molto scarni, giusto con l’aggiunta qua e la di qualche batteria o qualche trovata elettronica. Si sentono fruscii e sicuramente la registrazione è abbastanza low fi.
Ma è il flusso di coscienza a rendere grande questo disco. Il sottotitolo di questo disco dovrebbe essere “la cognizione del dolore” come il romanzo di Carlo Emilio Gadda. Perché i testi di questo lavoro ci ricordano che il dolore è la base comune dell’esistenza, un passaggio che prima o poi per ognuno diventa indispensabile passare. Poi c’è chi lo passa con leggerezza cercando di semplicemente di evitare la fonte del proprio dolore e chi invece lo vive come qualcosa di formativo, una occasione di conoscenza profonda di se stessi.
La privazione del soggetto amato e la nostalgia data dalla sua indifferenza nei suoi confronti, rappresentano più o meno lo stimolo di quasi tutti i pezzi. Anche se Bon Iver si alterna tra il disincanto e il (re)incanto, tra la consapevolezza del nulla che lo circonda e la disperata resistenza al naufragare delle speranze.

Il disco è uscito negli USA come EP autoprodotto e solo quest’anno è stato distribuito dalla 4AD. Pertanto abbiamo buone possibilità che a breve il nostro licenzi qualcosa di nuovo. Nel Frattempo stà girando il mondo (Italia esclusa, of course!) con un tour acustico. In una delle ultime date a Nashville ha anche duettato con Sarah Siskind, che lui ha definito una delle sue cantanti preferite. Qualcuno la conosce e ne sa qualcosa di più?