Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

mercoledì, dicembre 20


Il Cliente per il quale lavoro, anzichè rinnovare il contratto per il 2007 ha chiesto una proroga dell'attuale contratto fino al 28 febbraio. Poi si vedrà!

Come nel campionato di calcio, io comincio l'anno a "- 10". Si, mi manca la copertura per 10 rate del mutuo. Due sono sicure, poi si vedrà.

Insomma non è il clima ideale per festeggiare il Natale, no? (anche se forse starò peggio a Carnevale!)
All I want for Christmas is.... Santo Stefano!

martedì, dicembre 19

Maledetti regali di Natale. Certo avere pochi soldi, poco tempo e poche idee rende tutto meno festoso. Ma trovo ci sia qualcosa di inquietante nel fare i regali di Natale. Mi pare una specie di indulto, di condono. E’ il fatto di fare il regalo a tutti contemporaneamente che mi turba. Insomma il regalo del compleanno, o della laurea o del matrimonio hanno un altro sapore. E’ il momento in cui pensi a “quella” persona. Invece a natale pensi ai “regali”. In un secondo momento penserai a chi abbinarli. Tipo fare razzia del best seller del momento, oppure comprare qualcosa di tipicamente natalizio come la tovaglietta con babbo Natale o la tazza con la renna. Non sapete quanta voglia avrei di regalare a tutti un uovo di Pasqua. Sarebbe un modo chiaro per dire: ho sudato sette camicie per farti questo regalo!

Ci sono un pò di regali che il babbone Natale dovrebbe portare prima di altri:

Per Welby, finchè i politici non si danno una mossa a staccare la spina, caro babbino, fai un black out lungo. Tipo niente energia elettrica per ore e manda possibilmente a puttane anche il generatore di emergenza.

A Fassino, che è non crede sia giusto l’adozione da parte di genitori gay, io gli toglierei il visto per entrare negli stati dove questo è possibile: Svezia, Olanda, Spagna, Inghilterra, Galles, Scozia, Belgio, Finlandia, Islanda, Norvegia, California, Massachusettes, New Jersey, New Mexico, New York, Ohio, Vermont, Washington, Wisconsin, Washington D.C....etc etc
Cosa sarebbe successo se avesse detto: “io non credo giusto il suffragio universale? Perché i neri e le donne devono votare?”… NON è la medesima cosa? Cioè mettere in discussione un diritto che in altri stati è già garantito per legge?

Per Paris Hilton, che magari impara a parlare, dovresti portargli l’insegnante del film “Anna dei Miracoli”!

Per Berlusconi, che ha bisogno di un cuore nuovo, fagli trapiantare un cuore di panna, il cornetto! E poi per la riabilitazione mandalo a fare una sauna a 90°.

Per il Papa Ratzinger, che tanto si infastidisce per le sue imitazioni, un abbonamento ad al jazeera…dove sicuramente non lo prendono troppo di mira (solo con le battute, intendo).

lunedì, dicembre 18


DISCHI DEL 2006:

1) Joan as police woman – Real life
2) Koop – Koop islands
3) Charlotte Gainsbourg – 5:55
4) The Organ – Grab that gun
5) Pillow – Following seasons
6) Thom Yorke – The eraser
7) My Brightest diamond – Bring me the workhouse
8) Joanna Newsom – Ys
9) Susanna and the magical orchestra – Melody mountain
10) TV on the radio – Return to cookie mountain
11) Ramona Cordova – The boy who floated freely
12) Tori Amos – A Piano: a collection
13) Ludovico Einaudi – Divenire
14) Cat Power – The greatest
15) Giovanni Allevi – joy
16) Marco Parente – Neve ridens II
17) Grizzly Bear – Yellow House

A guardarle così tutte insieme queste copertine si capisce perché quello di JOAN sia il disco dell’anno. E’ l’unica che ti guarda dritto in faccia, quasi in un espressione di sfida. Se l’anno scorso la maggior parte delle copertine dei dischi del 2005 avevano in comune elementi naturali (animali, piante, etc ), quest’anno i dischi del 2006 sono stranamente accomunati per la “mancanza”, la “negazione”, il “nascondersi”.
Alcuni si nascondono dietro a dei disegni (cordova, newsom, yorke), altri girano lo sguardo come per evitare un confronto con l’ascoltatore (koop, gainsbourg, brightest diamond), altri escono completamente dallo scatto della copertina e non si fanno sostituire da nessun’altro, ma preferiscono lasciare un senso di assenza (il nido vuolo dei Tv on the radio, la stanza vuota dei Grizzly bear), altri si “nascondono” dietro a strani travestimenti (i piani in testa di allevi, il berretto calato di Parente)
Devo pensarci meglio… forse significherà qualcosa!

martedì, dicembre 12

Ho passato ben 5 giorni con il mio ragazzo! Da mercoledì a domenica.
Ieri sera ci siamo sentiti al telefono e ci siamo un po’ alterati. Non riuscivamo a comunicare in maniera paritaria, senza tensione. Una quantità diabetica di romanticismo inespresso! Ecco tutto.
Abbiamo solo fatto fatica ad abituarci che il week-end lungo era finito. Ci mancava qualcuno da smanacciare mentre si prende sonno (ma non uno a caso, però), da dormirci appiccicato d'inverno..... e distante d'estate. Ecco. Io sono preoccupato. Faccio fatica a stare senza di lui. Già. Il momento di andare a nanna è così intimo ed intenso che tornare a farlo in solitudine ci è sembratotroppo strano...
"C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso, fino ai sui fluidi contorni, ed è a casa.” da "Il danno" di Josephine Hart

Sentirsi a casa. Ecco il passaggio. Ieri sera non mi sentivo a casa a casa mia. La stessa casa dove la sera prima mi sentivo a casa. Mi spiego?
Ci sono corpi che riconosci, che ti appartengono e a cui ti sembra di “ritornare” ad appartenere. Lo so che sembra la vecchia storia della mezza mela. Lo so. Ma che ci posso fare?

Sono ormai dentro al cliché:
- “brividi ad ogni bacio”,
- “Avere unacanzone che ci ricorda chi siamo, i see a different you dei KOOP”,
- “Fuggire dalla noia di una serata in un locale e preferirgli il sapore della sua mancanza”,
- “godere delle piccole abitudini (come guardare la Litizzetto sul divano), ed evitare quelle grandi”,
- “contagiarsi di folle ridarola”,
- “Alludere a qualche amante presente passato o futuro per dar prova di gelosia”.

E udite udite da giovedì avergli pure dato le chiavi di casa, un po’ come San Pietro e le chiavi del Paradiso. Si adesso lui può entrare quando vuole.
A dire il vero la prima cosa che mi è venuta in mente è Lucarelli su Rai Tre che dice sempre: “sulla porta di casa della vittima non ci sono segni di scasso. O la vittima conosceva il suo omicida e l’ha fatto entrare, o l’omicida aveva le chiavi di casa”. Ma è durato solo 1 attimo!
Era giusto che lui avesse la chiave. Vediamolo come un simbolo. Come la chiave musicale che è il simbolo che viene posto all’inizio del pentagramma e serve a fissare la posizione delle note e relativa altezza dei suoni. Insomma, la chiave serviva per chiarire che musica si deve suonare! Anzi la chiave serve per non suonare: se ce l’hai, che cazzo suoni? Insomma mi sembrava più civile di un sms con scritto: “Marco, la chiave è sotto il tappeto”. No?

lunedì, dicembre 4


Questo week-end sono stato a Milano da Marco. Ieri pomeriggio abbiamo visto la mostra di Tamara de Lempicka a Palazzo reale e poi siamo andati al cinema a vedere “Shortbus” di Cameron Mitchell.
La pittrice ha avuto una vita scandalosa dedicata al sesso orgiastico e bisessuale e il film parla di un locale dove si incontrano le storie sessuali (e affettive) di alcuni new yorkesi. Quindi ieri il sesso è stato (a partire dal mio risveglio a letto con Marco! :-)) un importante spunto di riflessione. Accade di rado di uscire dal cinema dopo la visione di un film e sentire tante persone che fluttuano nei meandri della loro domande per dare un’interpretazione plausibile ad un film e soprattutto sentire i commenti più disparati. Ad esempio io ho manifestato la mia invidia per il fatto che le donne possano fingere l’orgasmo mentre noi maschi a letto siamo costretti alla più dura onestà. Un amico di Marco mi faceva notare come l’unica cosa che effettivamente gli uomini possano invidiare alle donne sia l’orgasmo multiplo. Mentre ne stavamo parlando abbiamo incrociato un altro gruppo di spettatori maschi che stavano discutendo di orgasmo multiplo con la stessa naturalezza con cui avrebbero commentato il derby inter-milan.
Effettivamente le domande e le riflessioni le mette in moto. Secondo me l’unica cosa che manca a questo film è una presentazione di VULVIA (la presentatrice di Discovery Channel interpretata da Guzzanti) che ci chieda prima della visione: “lo sapevate?? Sapevatelo!”Il caro vecchio Sigmund Freud non sbagliava poi tanto con le sue fissazioni sulla connessione di sogni e oggetti col sesso. La teoria di questo film a mio avviso è che l'atto sessuale è il momento di maggiore verità di una persona, quando si è come si è, senza freni e senza maschere (o paradossalmente con le maschere che abbiamo scelto di indossare), senza false ipocrisie. Il desiderio (soprattutto quello che non riusciamo ad ammettere), contrariamente al piacere sessuale, è fonte di sofferenza, di odio e di infelicità.
Che dire? Se avessi visto questo film la primavera scorsa sarei uscito dal cinema ingrifato per le scene di sesso esplicito e forse sarei andato a cercare conforto in quella seconda famiglia che sono i locali gay. Ieri sera sono andato al cinema assolutamente appagato della mia vita sessuale, pronto ad accettare e discutere altre forme di sessualità (sesso di gruppo, a tre, sadomaso, addirittura le peggio cose come il sesso tra uomo e donna... dai che scherzo!), ma non sentendone il richiamo, non avendo voglia di sperimentarle.
In questo film si parla molto della tecnologia che ci dovrebbe aiutare a comunicare di più: telefonini , chat, videocamere, fotocamere e webcam Però nella trama del film il cambio di registro importante succede proprio in occasione di un black-out totale di energia elettrica. Tutta la tecnologia che tanto sei abituato ad avere (e ad (ab)usare) è irrimediabilmente ferma e devi rivalutare l’idea medioevale di una candele e di un accendino. Ecco io stò vivendo il mio black-out sessuale/emotivo. Si è fatto buio intorno e io stò riscoprendo il piacere della mia candela. Paradossalmente anche un film come questo si chiude con una rivalutazione della coppia (soprattutto della coppia gay protagonista), che non appare però conformista ma assume genialmente i caratteri di una rivoluzione.
"Abbiamo tutti una dipendenza. Che sia di sostanze lecite o illecite, da fumo o coca o gin o caffè, da amore o libidine, dalla vita dissoluta o esemplare, o magari dagli specchi e da quello che si nasconde dietro i sorrisi. Tutti noi eleggiamo una sostanza, il sogno che dà la carica e spinge avanti. La droga che ci uccide. Siamo tutti assuefatti a cose più bizzarre di noi stessi. Scegli con saggezza, figlio mio". Ecco la mia droga (anche sessuale) adesso è Marco! Mi spiego? Quello che la coppia mi ha dato è un salto di qualità, un passaggio doveroso di individuazione. Perchè per identificarmi avevo bisogno di identificare. Ieri sera non avevo bisogni dai andare “cercare” qualcuno in qualche sex club, ma ho “ritrovato” me stesso in una cena tra due coppie gay (di cui una era la mia).

Voto al film: 3 stelline (su cinque)

PS FINALE: Justin Bond è il travestito che gestisce il locale. Ma solo io lo trovo IDENTICO a Darma del telefilm “Darma & Greg”???

venerdì, dicembre 1