Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

martedì, aprile 24


Attraverso il mio naso io (come tutti voi) riesco a mettere in pratica lo scambio tra l’ambiente esterno e l’ambiente interno. Quindi il naso va considerato il punto da cui entra la vita dentro di me. Nella Bibbia è scritto: “E Dio soffiò nelle narici l’alito della vita, e l’Uomo divenne un’anima vivente”. Ebbene da 2 giorni sono raffreddato e invece di entrare vita, dal mio naso cola una sostanza acquosa. Che palle! Ogni due minuti devo soffiarmi il naso, e ovviamente i Kleenex sono tutti troppo sottili, troppo piccoli e durano troppo poco. Si, questo mi rende nervoso!
Certo è anche colpa mia! Sono andato al mare in costume nonostante siamo ancora in aprile*, l’altra sera in discoteca tutto sudato sono uscito a prendere aria proprio nell’angoletto dove tirava una bora che arrivava direttamente da Stalingrado, per cercare di stare più tempo in sauna (e conseguentemente sperare di smaltire la pancetta) continuo ad uscirci e rientrarci dopo essermi fatto una doccia ghiacciata. Insomma un po’ me lo sono chiamato sto raffreddore. A mio discapito si può però dire che quando chiami un taxi una voce elettronica ti risponde per i primi 5 minuti “resti in attesa per non perdere la priorità” e poi per altri 5 minuti ti dice “che non ci sono taxi disponibili nella mia zona”. Invece se chiami una qualsiasi sfiga, si apre una vera e propria gara d’appalto che spesso vede anche la possibilità di una promozione: prova gratis per un mese due sfighe al posto di una.
Insomma che ci faccio in ufficio! Dovrei andare a casa per il buon nome dell’agenzia per la quale lavoro. Ho la bolla al naso come accade nei manga giapponesi. Gli occhi rossi proprio come vengono nelle fotografie fatte con le macchinine usa e getta. Anche la voce subisce strani mutamenti che possono creare fraintendimenti. Un esempio? Infatti se voglio dire “mamma” mi esce “babba”, che sembra quasi una provocazione da gaypride!


* Tra l’altro, per l’angolo della cultura popolare veneta, un popolare proverbio dice: MAI e poi MAI, prendere il sole nei mesi che al loro interno hanno la lettera “R”. Quindi sono off-limits: febbraio, marzo, aprile, settembre, ottobre, novembre, dicembre.

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martedì, aprile 17


Eccomi tornato dal mio week-end romantico a Praga.


Non è un luogo comune quello che si legge in tutte le guide: Praga è veramente magica. E’ magica per come riesce a mettere insieme tante cose diverse, con naturalezza, come solo nelle favole si possono mettere insieme in affari il gatto e la volpe. La sua architettura è un perfetto “strano equilibrio” tra barocco di stampo italiano, rococò asburgico, art nouveau e liberty francese etc etc. E poi mette insieme tutti gli archetipi del est e del ovest. Ovviamente a causa della sua storia riesce anche a mettere insieme il vecchio e il nuovo, che si enfatizzano e si danno un senso l’uno con l’altro. (anche un insegna di McDonald o un cartellone pubblicitario illuminato qui hanno un valore diverso se contestualizzati a cosa poteva essere solo pochi anni fa questa città). E poi riesce a far convivere simboli della cristianità e dell’ebraismo. E poi è una città musicale. C’è musica ( e cultura musicale) ovunque. Ma anche in questo caso la città riesce a mettere insieme tante influenze diverse: il jazz (che qui vanta una lunghissima tradizione e viene suonato da orchestrine in ogni angolo), i canti popolari, le discoteche e i club con le donnine che fanno lap dance.
Ho passato due giorni a girare con il naso in su e alcuni luoghi resteranno indelebili nella mia memoria. La piazza vecchia con la fiabesca chiesa della Madonna di Tyn con le sue torri gotiche di 80 mt (che appena l’ho vista mi sembrava di sentire dalle sue finestre una voce stridula che gridava: “Voglio il cuore di Biancaneveeeee!”). L’orologio astronomico. Il Ponte Carlo, che unisce le rive di Stare Mesto e Mala Strana, così magico anche per la vista del castello che lo sovrasta. E poi tutti i quartieri, le viuzze nascoste, giardini incantati, magnifici scorci e romantiche piazzette. Ci vorrebbe troppo tempo per poterlo raccontare.


Questa città che ha questo grande potere di unire è stata la metà ideale per il primo vero viaggio insieme: io e Marco, senza pretesti di lavoro ma solo per stare tra di noi. E’ stato bello ritrovarsi in questo week-end e confermarsi (anche dicendolo platealmente) il proprio amore. Certo, la vita senza di te andrebbe avanti lo stesso, come faceva prima. Ma adesso ho la certezza che con te è la vita migliore che abbia mai vissuto. Credo che in questo week end abbiamo veramente capito che siamo complementari, uno riempie la vita dell’altro. E’ una volta che trovi quel “nonsochè” (perché giuro che non so descriverlo), non ne puoi più fare a meno perché ti rende felice.
E proprio in un giardino di Praga ti ho detto di essere felice, tanto. Ed era vero! La mia felicità è fatta di piccole cose: parlare per ora di una canzone, scherzare su noi stessi e sui nostri difetti, avere voglia di fare o non fare le stesse cose. La mia felicità è sentirmi sicuro perché tu hai il senso dell’orientamento che io non ho. La mia felicità è sapere di doverti convincere ad andare a mangiare in quel posticino preciso che ho letto sulla guida e che mi ispira tanto. La mia felicità è la voglia di cambiare tutte le mie vecchie abitudini incancrenite e che pensavo cementate nel mio carattere. La mia felicità è che ogni giorno il tuo sguardo mi sembra il più magnetico tra tutti gli sguardi. La mia felicità è immaginare che a Praga ci torneremo da vecchi, dopo una vita passata insieme. La mia felicità è non avere paura di questa felicità, ma per una volta avere la sensazioni di meritarmela. Un po’ come Praga si meritava e vive la sua nuova libertà!

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mercoledì, aprile 11

Ieri il medico mi ha detto che posso ricominciare lentamente a fare attività fisica che preveda anche l'utilizzo del piede fratturato. Ovviamente ieri sera sono corso in palestra e ho fatto tutti gli esercizi per le gambe che da mesi non facevo. Non potete capire il perverso piacere che provo oggi che polpacci e cosce mi fanno un male cane!

Ma non si tratta dei soliti meccanismi chimici ed enzimatici che, durante lo sport, il nostro organismo mette in atto e per mezzo dei quali si liberano le endorfine (sostanze euforizzanti che intervengono nella regolazione dell’umore) similmente a quanto avviene con l’assunzione di farmaci antidepressivi. In pratica, durante lo sforzo fisico la psiche ricava un doppio piacere: un effetto euforico per la produzione di endorfine ed un effetto ansiolitico poiché, mentre si suda, si distoglie la mente dalle preoccupazioni quotidiane.

No, non si tratta solo di questo! E’ la consapevolezza di avere davanti a me mesi in cui dovrò ricostruire la muscolatura che mi elettrizza. Provare il dolore fisico oggi stà a significare che ho perso potenza e massa. L’idea di dover lavorare duro per riconquistarle mi fa stare bene. Avere un obiettivo da raggiungere, la sicurezza di avere un programma da rispettare… ecco questo mette in moto la mia soddisfazione. Prima del gesso seguivo un programma di allenamento da anni e non mi capitava da secoli di sentire stanchezza o dolore a qualche muscolo. Il mio corpo era abituato. Ma adesso questo piacevolissimo dolore alla gambe mi fa riscoprire il piacere della competizione sportiva, anche se solo con me stesso.

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giovedì, aprile 5


Ascoltare il nuovo disco di TORI AMOS è una strana esperienza.
Cito dalla cartella stampa: ““American Doll Posse” ci presenta Tori Amos come non l’abbiamo mai vista prima, ad interpretare cinque personaggi distinti, riuniti per plasmare una donna completa. Insieme alla figura di Amos il quartetto riesce ad offrire un ritratto avvincente del ruolo delle donne di oggi, espresso attraverso uno degli album più versatili e lungimiranti che Amos abbia mai realizzato dal punto di vista dei contenuti tematici e musicali.”
Devo dire che dopo qualche ascolto , in realtà, l’esperimento non riesce a convincere del tutto. E’ la stessa sensazione che ci provoca AnnaMaria Franzoni, si la mamma di Cogne. Dopo che la senti parlare ti chiedi sempre: “ma ci è o ci fa?”. Anche per lei sono state usate spesso parole simili a quelle usate per descrivere il disco della Amos: “L'immagine di un soggetto capace di sdoppiarsi in due personalità diametralmente diverse e quindi di compiere atti che ripugnerebbero ad una delle due.”
Ovviamente a rendere più enigmatica e meno riconoscibile questa nuova Tori Amos (oltre ai vari travestimenti del booklet, che si candida a pieno titolo come peggior copertina della storia della musica!), contribuiscono certe sonorità che difficilmente ipotizzavamo essere nelle sue corde. Alla fine dell’ascolto, per chi conosce il lavoro precedente di Tori Amos, l’impressione è di essere di fronte a un puro esercizio di stile di una delle più grandi, intelligenti, brillanti e amate cantautrici degli ultimi 20 anni. Ma si fa fatica a riconoscere come autentici per una signora di quel genere, certi nuovi impulsi musicali ed espressivi che magari sarebbero visti come più naturali verso i 20 anni.
Certo, alcune melodie e alcuni pezzi ci ricordano che stiamo ascoltando un disco d’autore, ma mi ha davvero infastidito il modo didascalico e “prevedibile” (scusate il termine un po’ vago!) che la Amos ha usato per imbeccare il pubblico, su questi cinque personaggi. Un pubblico che lei stessa ha creato e a cui ha dato tanto… fino forse ad essere ora un po’ a corto. Peccato! Insomma da una come Tori Amos ci si aspettava qualcosa di più che delle classiche soluzioni descrittive: è ovvio che sei vuoi fare quella sexy fai la voce più mielosa e se vuoi fare quella incazzata con il mondo fai la rockettara.
Ma come la storia di Cogne, prevedo un processo lunghissimo per decidere le sorti di questo disco. Sicuramente farà discutere molto i suoi fans.
Perché l’idea di base è buona. Tori Amos ci vuole dire che la vita delle persone è una messa in scena attorcigliata e che il mondo non esiste che come infinita rappresentazione. Lei adesso, superati i 40 anni, ci propone 5 diverse e possibili "soluzioni". Viviamo una volta sola, non possiamo tornare indietro e così passiamo il nostro tempo a chiederci cosa sarebbe accaduto se avessimo scelto diversamente. Consentendo ai suoi personaggi di "ritornare" indietro a piacere, di percorrere varie strade possibili, la Amos ci invita a riflettere sui giochi del caso e sui condizionamenti dl carattere nell'agire dell'uomo. Ci suggerisce che, solo che si abbia la volontà o il coraggio di spostarsi di casella, si può essere padroni del proprio futuro: è un gioco di incastri, di alternative, di potenzialità, in definitiva un gioco di spirito e di intelligenza.

Ma veniamo alla recensione pezzo per pezzo.
YO GEORGE – Un pezzo breve, solo piano e voce che ci riporta un po’ la classica Tori Amos. Molto carino, giusto come intro. E’ una critica alla politica di Gorge Bush.
BIG WHEEL – è già ascoltabile sulla sua pagina myspace e sarà il singolo americano. Secondo la divisione dei pezzi per i cinque personaggi questa dovrebbe essere una canzone di TORI. Ma il sound è una specie di country alla Shania Twain. Pezzo mediocre, ma che appunto per questo potrebbe piacere agli americani. Per lo stesso motivo per cui hanno votato Bush alle elezioni, e di cui si lamentava nella canzone precedente.
BOUNCING OFF CLOUDS – Questo sarà il singolo per il mercato italiano. A me non dispiace. Certo è decisamente pop.
TEENAGE HUSTLING – Ecco il primo salto si stile del disco. Questo è un tentato rock n’roll con batteria e chitarre elettriche. Sembra un po’ Kate Bush per i sali e scendi della voce. Il pezzo non mi dispiace in se, solo che lo vedo forzato per Tori Amos, mi manca di autenticità.
DIGITAL GHOST – Questa canzone ricorda un po’ Lennon di “Double Fantasy” Un pop barocco, traboccante di cori, sovrarrangiamenti e la sua voce, sovra dosata di echo.
YOU CAN BRING YOUR DOG - questa canzone è “interpretata” da Santa, la sexy della posse. Cito dalla cartella stampa: “Santa non accetta che la sua marcata sensualità venga giudicata come perversione. Per nessuna ragione al mondo potrà provare vergogna”. Più o meno il discorso che faceva Cristina Aguilera per il lancio di “Dirty”. La canzone è un miscuglio di stili: rock/blues/funky… non saprei definirla. Parte in modo, ho il ritornello in un altro e chiude più incazzata. Tante chitarre e batteria. Insomma non si è fatta mancare nulla.
MR. BAD MAN. E’ la più brutta del disco: diciamolo. Secondo me anche più brutta di Ireland dell’ultimo disco, che tanto aveva schifato i fans. Come descriverla? Vi dico che l’inizio del pezzo mi fa pensare alla sigla di CASA VIANELLO.
FAT SLUT: pezzo brevissimo. Che però mi convince molto. Sound più oscuro fatto solo con una chitarra distorta e voce più tagliente (molto effettata). E allora ti chiedi perché farlo durare così poco?
GIRL DISSAPEARING – piano e archi. Un classico pezzo alla Tori Amos. Bella melodia, bell’arrangiamento, ben interpretata dal personaggio Clyde che il comunicato stampa presenta così: porta i segni di tutte le sue ferite emotive, ma riesce a rimanere idealista.Sta esaminando le conseguenze del non essere una persona completa. Cerca di distinguere ciò in cui crede e di far fronte al senso di frustrazione che ha dominato la sua vita Insomma lei sarà il mio personaggio preferito.
SECRET SPELL: come bruttezza si aggiudica il secondo posto. Lo trovo imbarazzante. Stop.
DEVILS AND GODS: inizia con un arpa che tanto ricorda Bjork. Poi lascia posto a chitarra e voce in primo piano per un pezzo molto carino che ha l’unico pecca di durare solo 54 secondi. Ma perché?????
BODY AND SOUL: ricorda molto il mood di un suo vecchio pezzo “Not David Bowie”. Però non mi dispiace affatto. Batteria e piano qui “dialogano” meglio grazie ad un arrangiamento che lascia i giusti spazi ad entrambi.
FATHER’S SON: Bel pezzo. Le tastiere di Tori protagonista, aiutate da percussioni discrete e “ovattate” in secondo piano. Bello.
PROGRAMMABLE SODA: Una silly song di un minuto. Divertente e per me fa un po’ “fanfara”, un po’ retrò.
CODE RED: per me il pezzo più bello del disco. Tori qui si fa più cupa nei suoni e quando canta le parole “Code Red” sembra un lamento. Batteria, chitarre e piano. Ma ben equilibrati.
ROOSTERSPUR BRIDGE: a me ricorda il mood del disco “Scarlet Walk”. Piano, chitarre acustiche e un mood più tranquillo, più intimo. Pezzo carino, che però per me avrebbe reso di più solo piano e senza la batteria che trovo un po’ troppo presente nel ritornello.
BEAUTY OF SPEED: pezzo carino, non mi dispiace per niente. Sarà che qui il piano si sente di più anche se un po’ soffocato da batteria e chitarre. Il pezzo è più energico e deciso (come dovrebbe essere al personalità di PIP, il suo personaggio), però senza voler strafare e rimanendo un pezzo classico di Tori. Il finale del pezzo lo trovo molto trascinante e secondo me potrà rendere molto bene dal vivo.
ALMOST ROSEY: Non ho inquadrato questo pezzo. Parte dolce e mieloso, poi si fa più ritmato nel ritornello. So solo che non piacciono per niente certe schitarrate e la batteria troppo presente. Vedremo con ripetuti ascolti.
VELVET REVOLUTION: altra silly song, da 1 minuto e dieci. Tori mafiosa. Sembra accompagnata da uno Schiaccia pensieri di quelli che si usano in Sicilia. Divertente e buffa.
DARK SIDE OF THE SUN: Credetemi le note la piano iniziali ricordano molto il suo pezzo “Gardland”. Molto bella. Arrangiata meglio delle altre, questa canzone fa suonare meglio insieme il piano, le chitarre e la batteria. Canzoni contro la guerra che forse come unico difetto (se proprio bisogna trovarne uno) è il testo un po’ scontato. Ma forse è proprio impossibile non esserlo quando si dice che la guerra è brutta. Bellissima chiusura del pezzo, e di conseguenza dell’album.

Voto: 3 e1/2 stelline (su cinque).

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martedì, aprile 3



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lunedì, aprile 2

Come promesso nel precedente post, Diana Winter ha risposto alle mie domande ed eccovi la PRIMA INTERVISTA UFFICIALE del mio blog!!!!

1) Vedendo i titoli di alcune canzoni del disco mi ha colpito la somiglianza con alcuni classici di cantanti affermate. Ad esempio "Cruel" mi ricordava l'omonima canzone di Tori Amos. "Rain" e anche "True Blue Hearts" mi ricordavano Madonna. Non hai pensato che forse, essendo un opera prima, non fosse il caso di scoraggiare ogni possibile paragone o accostamento, anche se magari fondato solo sul titolo delle canzoni? Non hai avuto paura che la gente pensasse (a torto) ecco un'altra che vuole imitare questa o quella?
Credo la gente pensi sempre e comunque un po' cio' che vuole.nella musica al supermercato o in banca.E se fai in modo che questo fattore ti condizioni nel tuo lavoro,qualsiasi esso sia,ti compromettera' limitandoti nella tua spontaneita', e quindi in un modo non esattamente costruttivo... una persona amica qualche tempo fa mi ha detto "if you take good care of the music, the busness will take care itself".
2) Chi sono le artiste che più ti hanno influenzato?
Le artiste (donne) Fiona Apple, Chaka Khan, Nina Simone, Tracy Chapman, Alanis Morrissette, Sarah Vaughan, SIA (che anche a me piace da matti sia da sola sia con gli zero 7!!!)
3) So che in Italia ti sei esibita recentemente al prestigioso "BlueNote" di >Milano. Sono in previsione altre date nel nostro paese?
Per adesso sto facendo promozione radio e dopo l'uscita del secondo singolo, il 20 aprile, sono previste. Le stiamo ancora organizzando.
4) Internet è un'immensa ragnatela planetaria, con gente che entra e che esce continuamente. Prima di pubblicare il tuo disco hai mai contattato altri artisti tramite i loro siti o le loro pagine myspace?
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal giovane fermento artistico che si tova sulle pagine di myspace..
5) Ci spieghi la scelta del titolo "Escapizm"?
Escapizm significa evasione dalla realta'. La cosa he mi ha sempre affascinata della musica e' il suo immenso potere evocativo, la forza che ha di portarti lontano o ovunque tu voglia, in qualsiasi momento, o luogo, con assoluta liberta'. In verita' questo non e' un concetto che ho coniato io. L' "escapismo" e' da sempre stato uno degli intenti programmatici di piu' correnti artistiche, a testimoniarne la presenza nell'uomo come suo intimo bisogno. Penso a Nietsche (la nascita della tragedia), L.Carrol "alice in wonderland", la commedia greca di Aristofane e il suo eteros bios ("le rane",le donne in parlamento..), l'accademia dell'arcadia etc etc.. ...forse anche le religioni. Considerando questi pilastri della cultura, ho cercato di dare il mio piccolo, personale conributo.

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