Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

venerdì, giugno 19

Grande concerto ieri sera a Ferrara della coppia di musicisti del Mali, Amadou & Mariam, che hanno infiammato la piazza. In attesa di aprire il super concerto dei Blur ad Hyde Park e ti fare gli opener per le date americane dei Coldplay, sono arrivati da noi per l’unica data italiana.
I due si presentano un po’ come una coppia ibrida tra Uizzy dei Jefferson (trattenuta, signora e un po’ arricchita) e Ike Turner (con qualche chilo in più e per niente sbronzo). Con loro si sono dati da fare due coriste scatenate, (di cui una con le mani più lunghe del pianeta e il polso più morbido di qualunque gay)*, percussioni, batteria, tastiere, basso e chitarra.
E si passa dai canti africani tradizionali, a lunghe suite quasi progressive anni ’70, a canzoni con gran assoli di chitarra alla Santana, al finale quasi techno-dance.
E riescono a mettere in scena l’archetipo dell’africa: solare, fiera, profonda, viva. Tutto quello che l’occidente sembra aver perso.
Il pubblico ci mette un po’ a lasciarsi andare, ma via via che il concerto prosegue è proprio il richiamo ancestrale della musica, l’energia contagiosa e autentica che passa da persona a persona a far ondulare tutta la piazza. Insospettabili signore, attempati vecchietti, mariti in crisi di mezza età: alla fine del concerto tutti -e dico tutti- non possono non muovere il culo, battere le mani e agitare le spalle.
Perché l’Africa, e la sua musica, esprimo proprio questo: essere felici è uno stato naturale. E un diritto. E per esserlo basta essere semplici.
Che detta così sembra una banalità.
Ma poi ti rendi conto che secoli e secoli di quella che chiamano “cultura occidentale”, ti persuade esattamente del contrario. Che per essere felice devi avere sempre di più.
Ed è uno sparti acque profondissimo. Siamo veramente due mondi.
Basta guardare le coriste per capirlo: sono la femminilità fatta a persona. E sono coperte da testa a piedi, non sono truccate, e i capelli sono sciolti e naturali. Ma sono femmine dentro. Non c’è storia. Da noi le donne cercano di essere femmine fuori: con trucco&parrucco, vestiti, tacchi e accessori. Ma avranno sempre la peggio.
Ma la lezione che ci danno Amadou & Mariam è proprio questa: per essere felici bisogna essere se stessi senza infrastrutture. E loro, ciechi entrambi e non più ragazzini, che arrivano al successo planetario lo dimostrano.

Insomma grande musica e grande energia per il primo concerto di “Ferrara sotto le stelle”, che si riconferma uno (se non il primo) dei più interessanti Festival musicali italiani.

Voto: 4 stelline (su cinque)

Vedete qualche video del duo
: http://www.youtube.com/watch?v=shbOmNakdTo

* questa non è mia. Ma è una citazione.

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martedì, giugno 9

Questi sono i prossimi concerti a cui vorrei andare. Chi viene con me?

Mer. 10 giugno – JOYCUT – Bologna – libreria Coop Ambasciatori – Gratis

Gio. 11 giugno – OFFLAGA DISCO PAX + SKIANTOS + MODENA CITY RAMBLERS - Bologna – Gratis

Gio. 18 giugno – AMADOU & MARIAM – Ferrara – Gratis

Ven. 19 giugno – TELEFON TEL AVIV – Modena – Gratis

Ven. 26 giugno – SUZANNE VEGA – Milano – Teatro del Verme

Gio. 2 luglio – COCOROSIE – Villa Arconati – Milano

Sab. 4 luglio – COCOROSIE – Poggibonsi (Siena)

Dom. 5 luglio – JOHANN JOHANNSSON – Ferrara – Gratis

Sab. 11 luglio – MASSIMO VOLUME – Ferrara – Gratis

Dom. 12 luglio – PHILIP GLASS – Bologna - Gratis

Lun. 13 luglio – MORRISEY - Rimini

Mer. 15 luglio – REGINA SPEKTOR + JOAN AS POLICE WOMAN – Villa Arconati – Milano

Ven. 17 luglio – SCOTT MATTHEW – Ferrara – Gratis

Dom. 20 luglio – DIAMANDA GALAS - Rimini

Ven. 24 luglio – BARBARA DE DOMINICIS – Bologna – Manifattura – MOLTO RACCOMANDATO!!!

Dom. 26 luglio – PETRINA – Vigonza (Padova) – Cantieri d’arte festival

Scopritela con questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=Lm5JovfKxWU

Mer. 29 Luglio – ANTONY & THE JOHNSONS – Roma

Gio. 1 Ottobre – TORI AMOS – Milano

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mercoledì, giugno 3

SETTIMO CIELO - DAL 29 MAGGIO al CINEMA

In questi giorni ho visto il film "Settimo Cielo" di Andreas Dresen.
Inge (Ursula Werner) è una donna che ha superato i sessant’anni, sposata da trenta con Werner (Horst Rehberg) e innamorata di suo marito. Ma quando incontra il settantaseienne Karl (Horst Westphal) è subito passione. Ritrova gli sguardi d’intesa, l’attrazione fisica, una vita sessuale ormai dimenticata. Improvvisamente si sente di nuovo giovane.
E' un film che da molta importanza al corpo, mostrandocelo senza reticenze e non nascondendo i segni dell'età. Ed è veramente straniante all'inizio del film fare i conti con un iconografia così poco mostrata: corpi imperfetti e vecchi che goffamente fanno sesso. Per gli anziani coniugi protagonisti il corpo dell’altro è rimasto lontano, e per di più nel contatto abitudinario degli anni ha perso l’aura di mistero. Memorabile la scena in cui lei aiuta il marito stanco e provato a fare dei semplici esercizi di fitness.
Inoltre la nostra società ci martella ti messaggi per cui l'amore deve dare tutto, deve essere sempre completo, totale. Non ci viene mai "mostrato" che il decorso di un rapporto (soprattutto dal punto di vista sessuale) dovrebbe essere fatalmente in discesa. Non viene mai insegnato che l'amore è anche, e soprattutto, rinuncia. Se si sta con un uomo con la barba, automaticamente rinunci a tutti gli uomini senza barba. Se stai con un uomo riflessivo e silenzioso, rinunci all'esperienza di stare con un uomo rumoroso e impulsivo. E' un bugiardo chi ti dice che dall'amore avrai tutto, perchè l'amore ti toglie quanto ti da. Ma la nostra società non è più quella delle rinunce. Ci spinge ad avere tutto, proprio come suggerisce la figlia alla protagonista: goditi la storia extraconiugale.
Ed un certo momento la protagonista non ha più voglia di combattere la guerra con se stessa, con la società, con le sue rinnovate pulsioni. Decide di arrendersi al destino. E quindi guardando con il marito il telegioranle che parla della guerra in Afganisthan, metaforicamente dice che non dovrebbero più esistere soldati, non ha senso combattere.
E lei decide di lasciare il marito e vivere questo nuovo innamoramento, in quello che potrebbe sembrare il lieto fine tanto atteso stile serial tv libertino, superficiale e moderno. Ma come dicevo prima l'amore da, tanto quanto toglie anche se non ci viene mai detto.
E infatti il vecchio marito si uccide. Qualche scena prima facendo visita con la moglie al fratello ricoverato in una casa di riposo, solo e abbandanato, aveva detto alla moglie: "se mi dovessi ridurre così, portami in bosco e uccidimi."
L'affetto e la riconoscenza della moglie per lui erano motivo di vita, senza non avrebbe senso. Quello che ad una prima supercifiale occhiata poteva sembrava un rapporto stanco, di routine, senza slanci alla fine si rivela talmente totalizzante da non poterne prevedere un'alternativa diversa.
Insomma un film molto interessante che ci spinge ad andare oltre le apparenze e ai clichè sociali che ci vengono imposti dai media.
Voto: 3stelline 1/2 (su cinque)