Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

mercoledì, maggio 31

Strano mondo il nostro!
Leggo il giornale e scopro che:

1) In Messico vogliono proibire i concerti previsti a Luglio di Tiziano Ferro, perché avrebbe detto alla tv che “tutte le messicane hanno i baffi”. Se ci fosse una giustizia divina dopo che Madonna nel ’86 ha indossato una maglietta con scritto “Italians do it better”, avrebbe dovuto vedersi negare gli stadi di tutto il resto del mondo e diventare un “puro ed esclusivo fenomeno italiano”, in giro per il bel paese tra feste della birra e sagre della porchetta!

2) Vladimir Luxuria risponde alla provocazione di Daniela Santanchè che la accusava di indossare gonne lunghe perché aveva delle brutte gambe. Ieri a Montecitorio Luxuria è arrivata con una minigonna mozzafiato. Brava! Adesso però qualcuno accusi la Santanchè che lei fa la politica perché non saprebbe zappare la terra a “La Fattoria”, magari ci casca e la mandiamo in Messico per 90 giorni. E guai a chi la televota!

3) In Olanda si è formato un partito politico formato da “pedofili” che si batte per portare a 12 anni l’età del consenso, la legalizzazione della pornografia e prostituzione infantile. Secondo me sono pagati dal cardiologo di Ratzinger!

4) Il prossimo 10 giugno sarà pubblicato un diario di Suor Lucia in cui si scrive che la Madonna di Fatima predisse la Shoah. Che dire? Visto che la Chiesa Cattolica non fece nulla per fermare la cosa (se non la appoggiò in modo occulto), più che il segreto di Fatima mi sembra la speculazione di Fatima. Certo anche la religione è un business e le informazioni in anticipo valgono! La chiesa ha sfruttato le sue “informazioni segrete” per conseguire un vantaggio personale sfruttando senza scrupoli una situazione favorevole. Meno ebrei ci saranno, in proporzione la Chiesa cattolica sarà più importante e potente! Madonna di Fatima, ne sai una più …. Berlusconi!

martedì, maggio 30

La scorsa settimana sono andato al concerto di PILLOW allo Zo Cafè a Bologna. Prima parliamo del disco “Flowing Season” pubblicato dalla mitica etichetta tedesca 2nd Rec, specializzata in musica elettronica. Praticamente è un come se un cinese venisse in italia a produrre un disco di tarantelle napoletane, e facesse pure un gran lavoro di fino!
E infatti alla base del progetto Pillow opera Andrea De Mira, meglio conosciuto come tastierista del gruppo Giardini di Mirò. Aiutato da una manciata di ottimi vocalist (su tutti: Jacqueline Tume's) e armato del suo lap-top, Di Mira da vita a un vero piccolo capolavoro. Paradossalmente ancora più ispirato rispetto alla produzione (già altissima) dei Giardini di Mirò.
Gli vanno riconosciute ottime capacità compositive, una personale predisposizione per le melodie ariose e avvolgenti. Il tutto condito con beat elettronici, campionature, rumori, campanellini. Un disco da ascoltare assolutamente in cuffia.
E’ l’opera omnia che mette insieme il mood dei Sigur Ros, alcune pulsazioni elettroniche (stile “Yoga”) di Bjork, il cantato dei Portishead. Ma tutto confluisce in una composizione originale, molto personale e non una brutta copia di dischi già sentiti. Il segreto del disco è anche nella perfetta miscela tra ritmi e melodie, tra suoni e rumori, tra strutture armoniche semplici e arrangiamenti sempre eccentrici e spiazzanti.
Il concerto è stato un po’ cortino (come il disco del resto) ma molto ispirato. Nonostante la gran parte dei suoni e e delle melodie fosse riprodotta dal computer, l’atmosfera si è magicamente creata sovrapponendo strumenti suonati e il cantato live. Alcuni musicisti che usano i laptop creano dell'ottima musica, ma nella maggior parte dei casi non trovo particolarmente interessante stare a guardare un musicista che sta seduto a un laptop a fare chissà-che-cosa e ascoltare quello che a tutti gli effetti è musica "in scatola". Invece il concerto era “a strati”. Sopra ai ritmi elettronici riprodotti da MP3 c’erano i strati live: strumentali e cantati.

Voto: 4 stelline (su cinque)

lunedì, maggio 29

Sabato sera sono rimasto a Bologna e, per l’occasione, ho deciso di provare un locale gay cittadino che ancora non avevo visto e di cui avevo tanto (positivamente) sentito parlare: il RED.
Era meglio se andavo a provare l’esperienza di fare l’homeless per una notte alla stazione Termini!
Era l’atmosfera del locale in se a infastidirmi, a rendere il tutto un po’ inutile e banale.
Secondo me una visita in locali come questi, può far decidere ad un bisex di diventare definitivamente etero. Dovrebbero fare una joint-venture con il Vaticano.
Mi sarei veramente sentito meno a disagio se fossi stato in un sex club in mezzo a un branco di maschioni pelosi nerboruti, stivalati, fasciati di pelle ma a culo scoperto, che entrano ed escono da una darkroom strafatti di popper. La famosa (e gloriosa) sotto cultura gay!
Invece no c’erano solo ragazzetti: vestiti a modino con la camicetta stirata, che ascoltano solo musica pop, che ti guardano da lontano facendo i timidi, che si muovono in branco. Lo so di essere snob, lo sono sempre stato! Ma per stà massa di ragazzini che ho visto l’essere gay non ha lo stesso valore che ha per me. Entrambi amiamo fare sesso con ragazzi (probabilmente qualcuno ce lo siamo pure fatti entrambi). Però io sono un trentenne che lavora, ho la mia casa e il sesso non mi piace farlo in dark room che puzzano! Ma a quanto pare quelli sono gusti opinabili visto che c’era un gran via vai (forse avevano il naso chiuso dall’allergia…).
Ma per me essere gay significa anche ascoltare un certo tipo di musica un po’ più ricercata (sono un electroclash-addict). Io mi eccito sessualmente a scoprire nuovi dischi e a parlarne in stile carboneria. La musica al RED era veramente imbarazzante (per me) ma esaltante per loro!
In quanto gay mi aspetto anche un certo gusto nell’arredamento e nella proposta complessiva di un locale. Mi spiegate cos’erano quei “cubi” con mezzo asse centrale per una fantomatica lap dance. Manco Canelle o Gegia ci sarebbero salite per scherzo! Però le due tarantolate a petto nudo (che si dimenavano seguendo il ritmo di chissà quale musica dentro la loro testa) c’erano eccome!
A questo punto le possibilità sono 2: non sono gay o sono diventato vecchio di colpo. Era come se fossi andato nel più grande locale hip hop del bronx, e una volta dentro mi accorgo di essere l’unico bianco, di detestare il rap e non avere mezzo chilo di gioielli al collo e il cavallo dei pantaloni alle ginocchia!
Insomma io cosa centro con la gente che frequenta il RED che più o meno è la stessa che andrebbe ad un concerto di “Jem e le Holograms”?
Ma infondo chi è causa del suo mal pianga se stesso: la stessa sera al CASSERO (il mio punto di riferimento bolognese) c’era un dj set della stella nascente dei dance floor tedeschi: dj fengari. E li avrei speso 8 Euro, al RED ne ho spesi 13! Per i prossimi sabati, fate i vostri conti…..

martedì, maggio 23

Ancora un post di critica musicale, nonostante dai vostri commenti mi si chieda a gran voce qualcosa di più personale!
Domenica sera sono andato al concerto di VASHTI BUNYAN al Container Club di Bologna.
Per chi non la conoscesse vi racconto brevemente la sua “storia”, perché chiamarla carriera sarebbe riduttivo. Nel 1970 Vashti Bunyan pubblica il suo primo disco “Just Another Diamond Day” . Il disco viene prodotto in pochissime copie, mal distribuito, poco adeguatamente promosso: insomma un vero disastro. La delusione per questo risultato porterà al ritiro dalle scene di Vashti, allora incinta e decisa ad allontanarsi completamente dal grigiore della città per trasferirsi con il suo compagno e il suo primo figlio a vivere in una fattoria in Scozia con i loro animali.
Con l’arrivo di internet comincia il passaparola di questa leggenda e gli mp3 del suo disco d’esordio fanno il giro del mondo. Un’icona folk rinasce dalle proprie ceneri e a distanza di trent’anni non solo il disco è un vero e proprio oggetto di culto, ma viene giudicato uno dei 100 album fondamentali della storia della musica inglese secondo l'Observer.
Questo succede all’insaputa della stessa Vasti che isolata dal resto del mondo nella sua fattoria in Scozia non ha neanche il collegamento ad internet. Saranno alcune famose indie star (Devendra Banhart, Piano Magic ed Animal Collective) a contattarla per proporle delle collaborazioni a ridarle la giusta fiducia in se stessa e spingerla a tornare nel 2005 con un nuovo capolavoro “Lookaftering”.
Il concerto non ha fatto altro che confermare in pieno l’immenso talento e tutta l’arte di questa straordinaria folk-singer. Un’esibizione piena di empatia e umana tenerezza: pura e semplice arte folk. Artigianato fatto con le mani e riscaldato con il cuore. Musica fuori dal tempo perché piena di qualità primitive, che non si appoggiano ad una scena o ad una moda. Semplici composizioni scritte per voce e chitarra nell'unica maniera possibile, accompagnando gli arpeggi di chitarra acustica con sognanti suoni di organo, arpa, dulcimer, silofono. Accompagnata da un musicista che, a giudicare dalle occhiate piene di tenerezza di Vashti, potrebbe essere anche suo figlio. La voce è dolcissima, carezzevole, mai sdolcinata, sempre a metà fra il canto e il sussurro. Imbarazzata dagli applausi, ostinata a presentare ogni pezzo magari solo ripetendone il titolo e il tema trattato, continuamente schiva con lo sguardo che si alternava tra i suoi strumenti e il suo musicista. Una vera star!

Voto: 4 stelline (su cinque).

PS: questo blog stà per compiere i primi 6 mesi di vita. Credo che la cosa migliore sia prevederne un gadget, che vi sarà spedito a casa a partire da giugno. Siete pregati di farne ufficiale richiesta specificando il vostro indirizzo!

lunedì, maggio 22

Sabato sera ho visto VOLVER di Pedro Almodovar, con Penelope Cruz e Carmen Maura.
Pedro si lascia andare ai ricordi, a quello che ci hanno insegnato, a come ci tormentano e a come ci condizionano. I ricordi ci modellano, spostano i nostri bisogni, il nostro sentire. Il ricordo dell’emozione del primo bacio ci spinge a ricercare l’amore per tutta la vita. Il ricordo di un’esperienza dolorosa ci fa aumentare la nostre difese e ad essere meno espansivi. E visto che in natura ci dice che niente si distrugge, ma bensì tutto si trasforma: nel melodrammacomico di Pedro, i ricordi di tre generazioni si trasformano in un fantasma bizzarro e biricchino. E’ un invito a rendere manifesta la nostra parte più intima, che noi crediamo possa spaventare le persone (come dovrebbero fare i fantasmi) e invece può diventare un elemento che avvicina e unisce. Proprio come il fantasma che diventa leggenda e “attrazione” del paese! E’ un invito a vincere tutte le divisioni per ritrovarsi in un unico abbraccio. Come fa Carmen Maura che attraversa il regno dei morti per ritrovarsi con le figlie.

Insomma travestito da film più accessibile e borghese c’è alla base lo stesso messaggio di Pedro: liberare se stessi dalle convenzioni sociali e lottare per avvicinarsi alla propria idea di se stesso. Come Agrado di “Tutto su mia madre” voleva essere donna pure essendo nato maschio, in “Volver” le donne lottano per essere quello che hanno deciso di diventare: chi una madre comprensiva, chi una star delle televisione, chi vuole sembrare più magra oppure chi fa di tutto per difendere la propria famiglia etc etc
Ottimo il cast, fantastica la fotografia, sottili e taglienti i dialoghi.
Siamo di fronte ad un grande regista e ad un grande uomo. A rivedere ora i suoi primi film ci si impressiona a constatare come sia stato profetico per una nazione come la Spagna che, grazie alla politica sociale di Zapatero, si avvicina sempre più all’ideale di uguaglianza e di libertà che il suo cinema ci ha mostrato tante volte in tempi non sospetti! Io tifo per lui per Cannes!

Voto: 4 stelline (su cinque).

sabato, maggio 20

Venerdì sera sono andato al concerto CARMEN CONSOLI. Diciamolo subito il nuovo disco “Eva contro Eva” a me non è piaciuto. Il suo più grande difetto è, a mio avviso, di non essere un album sentito e personale ma cantato in terza persona, raccontando storie. Per altro i personaggi di queste storie non mi portano nulla di nuovo ma mi sembrano le brutte copie di vecchie canzoni: la signora che aspetta notizie del figlio scomparso al fronte mi ricorda contessa miseria, il “Signor. Tentenna” mi ricorda il personaggio de “l’eccezione”, “Maria Catena” che non riceve l’ostia mi “ricorda quella bambina, affetta da gravi disturbi mentali, giudicata diabolica per aver masticato l’ostia”, la “gravidanza isterica” che mai si compirà mi ricorda il matrimonio che mai avrà luogo di “Fiori d’Arancio” etc etc Inoltre raccontano di personaggi assolutamente lontani e retrò rispetto al mio mondo, si parla di camice di seta (ma chi le mette più???), prelati, parrocchie…
L'origine della musica tradizionale, il più delle volte, va ricercata nella necessità di uno strumento di comunicazione che potesse essere più facilmente accettato nell'ambito di una comunità ristretta e spesso chiusa. Probabilmente io non sono il giusto destinatario di una album del genere. Il concerto di BOLOGNA non ha aiutato a rivalutare il suo ultimo lavoro. La maggior parte dei vecchi pezzi secondo me viene mortificata da questi arrangiamenti folk con violini, flauti, fisarmoniche e mandolini. La musica popolare (a cui questo disco si ispira) è spesso concepita in modo da poter essere suonata da suonatori non troppo esperti e certamente non virtuosi (non è il caso della band della Consoli, tutti bravissimi a partire da Roccaforte); nella maggior parte dei casi, essa nasce o ha la sua principale espressione in momenti di aggregazione sociale come feste, sagre, o celebrazioni. Effettivamente tra tutti i concerti di Carmen che ho visto (e sono tanti), questo è quello che meno si avvicina ad un concerto ma più ad un festa, ad una (auto)celebrazione! Pezzi come “la tua Ghisa” perdono totalmente la loro rabbia ed energia se vengono suonati da un violino. L’intro di “Venere” lo avevamo scambiato per la cover della sigla di “Friends” , credo possa essere sintomatico, no? Ad un certo punto dalla platea un gruppo di ragazze le ha urlato: “Carmen, ti amiamo…lo stesso!”.
Per non parlare dei fastidiosi effettivi visivi alle sue spalle, delle simil-presentazioni in power point con i testi delle canzoni che si autocomponevano.
Le vanno riconosciuti però anche i suoi meriti: la voce innanzitutto. Potente, carica, ben modulata e più matura. La generosità: ha suonato per ben 2 ore e un quarto. I bis potevano essere da soli giudicati un mini-concerto. Sembrerà banale ma è anche molto più bella e credo che questa la renda più sicura! Io spero sia un passaggio e che prima o poi la CONSOLI torni a guardarsi dentro e a darci nuove grandi canzoni rock.

Voto: 2 stelline (su cinque).

venerdì, maggio 19

Ieri sera ho visto il film “UNA COSA CHIAMATA FELICITA’” di Bohdan Slama. Vi avviso: questo è un film veramente triste. Tutto è cupo: la storia, i rapporti tra i protagonisti, gli incidenti, gli ambienti, le facce e le stanze. La trama in breve: tre amici cresciuti insieme in un quartiere popolare in provincia, Monika, Tonik e Dasha, una volta grandi intraprendono strade diverse. Quando Dasha, però, diventata nel frattempo madre di due bambini, viene ricoverata per causa dei suoi problemi mentali, Monika, viene chiamata a prendersi cura dei suoi figli e a questo punto interviene anche Tonik, segretamente innamorato di Monika, che gli ospita nella casa di campagna dove vive con la zia.
Dal rapporto con questi bambini Monika trova il respiro di una vita più serena, e si affeziona alla semplicità disordinata dell'infanzia. Monika, Tonik e i loro “figliocci” acquisti formano un nuovo modello di famiglia, con ideali e sogni diversi rispetto a quello degli adulti e genitori che gli stanno intorno. E’ si mette in scena una contrapposizione tra modelli: il nuovo che avanza e il vecchio che non vuole cedere la sua posizione. Ma haimè il dialogo tra generazioni resta sordo, incapace da una parte di aprirsi alla fiducia, dall'altra di offrire speranza.
Il tutto giocato in chiave molto intima e sottotono. Qui non c’è la furia del ’68 in cui i giovani erano consapevoli del loro peso politico e sociale. I giovani di questo film sono solo “persi”, “distanti” o “abbandonati” dalla generazione precedente, e intimamente più che combatterla vorrebbero poter trovare il compromesso che accontenti tutti. Un film amaro che approfondisce il concetto di conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica. Se un tempo una donna rimaneva a fianco dell’uomo che aveva sposato anche senza amarlo, quelle di oggi si lanciano in continui rapporti alla ricerca di “quello giusto” ma alla fine restando sempre sole. Questo è solo un esempio su come il film cerchi di analizzare le diverse modalità di ricerca di quella cosa chiamata FELICITA’.
Una menziona particolare al regista per il modo magistrale con cui ha diretto i bambini, alcune scene sono veramente toccanti e spontanee nonostante la giovanissima età degli attori.

Voto: 3 stelline (su cinque)

mercoledì, maggio 17

Sabato sera ho visto il film “ROMANCE & CIGARETTE” di John Turturro con un cast d’eccezione al massimo dei livelli: Susan Sarandon, James Gandolfini, Kate Winslet.
Si tratta di un “musical sgangherato” in cui i protagonisti di un classico triangolo “lui, lei e l’altra”, esprimono i loro pensieri più intimi cantando canzoni famose (da Tom Jones, Janis Joplin o Springsteen). La mia chiave di lettura del film è proprio questa: è sulla difficoltà e sulle relative conseguenze di far venire a galla i nostri desideri e pensieri più nascosti.
La sceneggiatura parte proprio quando la moglie (Sarandon) trova nelle tasche dei pantaloni del marito (Gandolfini), una poesia composta per l’amante (Winslet): “O Tula, mia Tula, rosso fiore.../ d'amore”. Da qui parte la guerra fredda di tutte le donne di casa: moglie (terribilmente offesa ma segretamente ancora innamorata), le figlie (assolutamente insicure di loro stesse e alla deriva “non siamo belle, non siamo brutte” e cresciute senza un vero modello maschile tanto da ricercare partner eccentrici e narcisi) e non ultima la strepitosa madre che vuole finalmente poter urlare la sua rabbia per tutti i puttanieri della sua famiglia.
Nonostante sia un musical è un film che, secondo me, vuole proprio analizzare il rapporto che abbiamo con le parole e la difficoltà che abbiamo a dirle.
A volte mascheriamo i nostri pensieri usando delle parolacce, e in questo film c’è il miglior campionario degli ultimi 20 anni.
A volte non riusciamo a dirle, come la moglie che non riuscirà mai a dire “ti perdono” al marito.
A volte riusciamo a dirle solo da estranei e non a chi invece dovremmo, come fa il marito con i poliziotti o la moglie con il prete.
A volte le parole giuste le troviamo solo nelle canzoni scritte da altri, e che facciamo nostre ricantandole a squarciagola.
A volte le parole ci tradiscono. E così l’amante pazza e sgualdrina che alla fine si fa coraggio e pronuncia la fatidica frase «E nel nostro futuro? Cosa faremo?», provoca la fine del sogno erotico. Lei finisce di essere una porchissima coniglietta di PlayBoy, e si trasforma in un peso da scaricare: potenza di quelle 6 paroline che perdono la sfida con le altre 20.000 parole sconce che recita per tutto il film!

E poi l’ennesima conferma su quanto JAMES GANDOLFINI sia uno degli uomini più sexy del mondo. Lo si sapeva già da dai tempi del telefilm cult “I Soprano”, oppure da quando aveva interpretato il ruolo del killer gay in “The Mexican” a fianco di Julia Roberts.
Ha sicuramente una bellezza di nicchia: è l’apoteosi dell’estetica del genere orso, di cui io sono un estimatore da tempi non sospetti. Sexy nonostante il testone con pochi capelli, i 120 chili, la pancia prominente. Anzi, forse proprio grazie a questa sua presenza invadente, importante, possente. Perché James Gandolfini "è una vera forza della natura", dice il suo regista Turturro con un bel po' d'invidia, "è l'ultimo degli uomini veri, che entra in una stanza e si porta dietro quell'aria da duro, ma uno di quei duri teneri, che ti rassicurano".
Ed è proprio vero! Il suo essere sexy nasce proprio da questo contrasto tra la faccia da pugile e gli occhi da bambinetto, tra un corpo possente che potrebbe spaventare e le espressioni stranite e dolci di fronte agli attacchi delle donne di casa. E’ stato consacrato un nuovo sex-symbol!

Voto: 5 stelline (su cinque).

lunedì, maggio 15

Papa Ratz guardati in casa, prima di sparare a zero sui gay!
E' troppo ghiotta questa notizia presa dal blog del DallaTerraDeiCitrulli per non darne visibilità. Roma: monsignore aggredisce polizia in luogo di prostituzione maschile
ROMA - Brutta avventura per un monsignore della Segreteria di Stato, che abita in Vaticano nella Casa di Santa Marta, la residenza che ha ospitato i cardinali per la scorsa elezione del Papa. Il prelato era nella sua auto, nella zona di Roma tra Valle Giulia e Villa Borghese, in attesa di incontrare uno dei trans o dei ragazzi gay che stazionano di notte in quella zona per prostituirsi. Quando e' stato fermato dai poliziotti ha tentato la fuga tamponando tre vetture. Il monsignore ha reagito picchiando gli agenti che sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso ed e' stato denunciato. Alla fine il prelato si e' giustificato affermando che stava attendendo solo maggiorenni e non minorenni. (Agr)

Vorrei cercarvi di fare capire che questi sono gli effetti del pensiero e della politica del papa. Quando definisce l'amore tra due uomini "amore debole" (come ha fatto anche la scorsa settimana), quando dice che è un peccato mortale, che non è naturale, che è una perdita di valori non fa altro che rendere più difficile l'accettazione di se stessi e dell'omosessualità da parte della società. Ma l'omosessualità esiste, ed esisterà sempre anche se a lui non stà bene. Probabilmente è in contraddizione con il suo Dio visto che continua a spargerla a piene mani sul mondo animale e umano.
Anche questo prete NON può non seguire la sua natura, ma la "cultura dell'odio" e della "classificazione" delle sua dottrina non gli permettono di viverla serenamente.
Insomma: parliamoci chiaro! Io risultato che io voglio ottenere è potermi fare una famiglia! Il risultato che OTTIENE il papa è che i gay si prostituiscano e che i preti ci vadano a pagamento!
A questo punto non mi venisse a parlare di valori e di preservare la famiglia naturale! Credo che la mia morale laica faccia molto più bella figura!

domenica, maggio 14


venerdì, maggio 12

Sono tornato da LONDRA portandomi via una bellissima sensazione dentro. Non si è trattato di una semplice week end da turista, ma di un viaggio "vero", che era cominciato ancor prima di salire sull'aereo. Infondo è stato un viaggio sognato, immaginato, costruito, studiato, atteso, evocato. Un viaggio che nasce da suggestioni lontane, letture, racconti, fantasie, desideri… che finalmente si compie. Chiara, la mia compagna di viaggio anni fa per Natale mi aveva regalato la guida “Inghilterra del Sud” e, come fosse ieri, ricordo quando mi disse con gli occhi pieni di verità: “Vorrei tanto andarci con te”.

La nostra amicizia in questi anni è sicuramente cresciuta e più di una volta ci siamo detti che siamo i rispettivi fratelli che non abbiamo avuto (per lei) o come la avremmo voluto avere (per me).
Avevamo bisogno di questo viaggio per crearci una mondo parallelo, uno spazio tutto nostro lontano dal resto del “nostro solito” mondo, in cui potessimo veramente dividere la “nostra” cameretta, fare le cose insieme tornando (come capita SOLO in vacanza) bambini, arrivando ad essere veramente il fratello e la sorella che, chissà per quale scherzo del destino, non siamo diventati. Credo fosse questo il bisogno che ci ha portato a Londra. Ogni viaggio comincia per una necessità. Per questo viaggiare è una necessità della specie umana ed animale, che ha bisogno di “migrare”.

Resteranno per sempre impresse nella mia memoria le risate e le continue discussioni ironiche mentre passeggiavamo. Le nostre divergenze si appianavano mentre ci si dirigeva verso un caffè (meglio se Starbucks), senza doverci fermare per discutere – “Entriamo?”, “Aspettiamo?”, “Decidi tu”, “Proviamo da un'altra parte?”. I Caffè di Londra ci allettavano con qualcosa che va ben oltre la promessa di una bevanda calda: ci facevano sentire parte della città e ci consentivano di vederla sfilare davanti a noi.
Londra nel mio immaginario sarà esattamente come ce la descriveva la nostra guida “lonely planet”, assolutamente unica… come sempre! Ecco alcune chicche:
“..come sono soliti dire i tassisti londinesi: se ti stanchi di Londra ti stanchi della vita”.
Oppure parlando del ristorante Orso “la cucina è eccellente e i camerieri sono assurdamente belli”.
Ancora: “Londra è una città sicura e probabilmente il momento in cui più vi sentirete prossimi ad una rapina sarà quando affronterete i prezzi esorbitanti delle varie zone turistiche”.

Il ritorno: non è mai semplicemente un ritorno. Tutti i veri viaggiatori lo sanno. Se il viaggio resta un’esperienza di cambiamento, allora chi torna non è lo stesso di chi è partito.
Un viaggio ti mette di fronte all’evidenza che esiste un’alternativa possibile alla tua vita, che si può essere più “sereni” proprio come quando si è in viaggio. E allora stamattina ho fatto colazione in casa, con la mia nuova tazza comprata da STARBUCKS, con il mio nuovo the inglese e non al bar, in piedi come un cavallo come l’avrei sicuramente fatta prima di partire. Sono piccole cose ma che aiutano a ricreare quell’atmosfera positiva che, durante le vacanze, ci appare come magica e irripetibile.

venerdì, maggio 5



SONO CHIUSO PER FERIE! Vado a Londra, torno giovedì!

giovedì, maggio 4

Che dire del concerto? MARISSA ha una gran voce e le sue melodie sono sicuramente accattivanti.
La signorina arriva sul palco camminando in modo molto suadente e leggero. Abitino da collegiale nero, calze nere, scarpa bassa nera, lungi capelli neri, e un delicatissimo scialle/top in pizzo bianco.
Seduta su uno sgabello e armata di chitarra ci regala 40 minuti in cui la sua voce è assoluta protagonista. Perfetta, delicata, vibrante: una voce che non si può spiegare (e dimenticare).
Haimè il concerto è stato “stonato” per due aspetti:
- MARISSA dopo svariati bicchieri di vino era un po’ ubriaca. E’ lei stessa ad ammetterlo all’inizio del concerto. Infatti stonavano questi suoi sorrisoni (se non proprio risate trattenute) in mezzo a canzoni che parlano di dolore, morte e desolazione.
- Non c’era sintonia tra lei e il tecnico del suono che stava alla consolle. Non so se fosse un tecnico del locale o dello staff della NADLER. Ma, a parte i fischi iniziali, i continui cambi di tono e di volume, era fastidioso il suo atteggiamento. MARISSA rendendosi conto dei problemi ha cercato più volte lo sguardo del malcapitato che era a due metri da lei, ma lui il più delle volte stava scrivendo un SMS o guardando nel vuoto dalla parte opposta. Braccia rubate all’agricoltura o all’industria del porno, visto che era pure caruccio.

Il concerto è iniziato con “Under an old umbrella”, ma il momento più emozionante (forse perché inaspettato) è stata la cover di FAMOUS BLUE RAINCOAT di Leonard Choen. Lui è un vero artista, un vero malinconico romantico tanto da far dire ai critici americani: "Impossibile ascoltare un suo album quando fuori splende il sole". Questa è una delle sue canzoni più famose e forse una delle più riuscite. E’ una lettera che Choen scrive all’amante della moglie. Ecco la traduzione:

Sono le 4 della mattina,
la fine di dicembre
Sto scrivendoti ora giusto per vedere se stai meglio
New York è fredda, ma a me piace dove vivo C'è musica in via Clinton tutta la notte.
Ho saputo che stai costruendo la tua piccola casa nel deserto profondo
Stai vivendo per nulla ora, spero tu stia tenendo qualche tipo di memoria.
Sì, e Jane venne con una ciocca dei tuoi capelli
Disse che gliel'avevi data tu
Quella notte che pianificasti di andare via
Sei mai andato lontano?
Ah, l'ultima volta che ti vedemmo sembravi molto più vecchio
Il tuo celebre impermeabile blu era strappato alla spalla
Andasti alla stazione ad aspettare ogni treno E venisti a casa senza Lili Marlene.
E offristi alla mia donna una parte della tua vita
E quando lei tornò non era la moglie di nessuno.
Bene io ti vedo là con una rosa tra i denti
Un altro magro ladro zingaro
Bene io vedo che Jane è sveglia
Lei ti invia i suoi saluti.
E cosa posso raccontarti mio fratello, mio assassino
Cosa potrei dire?
Tu mi manchi, suppongo di averti perdonato
Sono felice che ti sia messo sulla mia strada.
Se tu mai verrai quì, da Jane o me
Il tuo nemico sta dormendo, e la sua donna è libera.
Sì, e grazie, per l'ansia che portasti via dai suoi occhi
Pensavo che fosse lì per sempre, così non ci provai mai.
E Jane venne con una ciocca dei tuoi capelli
Disse che gliel'avevi data tu
Quella notte che pianificasti di andare lontano
Sinceramente, L. Cohen

Un po’ tutti si sono cimentati nella cover di questa canzone da Tori Amos a K.D. Lang. Anche la Vanoni ne ha fatto una cover italiana (con testo tradotto da De Andrè) il cui titolo diventò: “La famosa volpe azzurra”, trasformando l’impermeabile in pelliccia (chichisssima).
La versione di MARISSA con assolo di chitarra è stata fantastica e sono disposto a pagare per averne l’MP3. Chi mi aiuta?

mercoledì, maggio 3

Stasera andrò a sentire il concerto di MARISSA NADLER allo zò cafè a Bologna.
E’ la prima tournee nel nostro paese di questa cantante folk, che intorno a se ha suscitato molte aspettative. Il suo disco "The Saga Of Mayflower May" è stato osannato dalla critica e il sito ondarock.it l’ha eletta miglior voce femminile del 2005. Mica roba do ridere!

E se non bastasse la critica internazionale, lei stessa e la sua musica ci mette del suo per rendersi particolarmente interessante. Intanto basta ascoltare le sue canzoni: ballate spettrali e struggenti, nobilitate dal suo soprano cristallino e da un sobrio corredo strumentale, per lo più acustico (chitarra a dodici corde, ukulele, flauto, banjo, organo, tastiere).

E poi alcuni sue dichiarazioni che la rendono già un “personaggio”: “Ma per molto tempo sono stata troppo timida per potermi esibire in pubblico. E' solo da un paio d'anni che ho preso il coraggio di esplorare appieno le mie potenzialità musicali, trovando finalmente la forza per cantare e suonare dal vivo.”, oppure: “Il personaggio di Mayflower May si suicida in un certo numero di modi su alcune delle canzoni, di entrambi i miei dischi. Tutti i personaggi, come Mr. John Lee, ad esempio, sono persone reali della mia vita, ma proiettate in uno spazio-tempo fantastico. Dove muoiono in ogni modo e vivono intense relazioni sentimentali.”
Non aspettiamoci un concerto pop visto le premesse di MARISSA: “Beh, tutto quello che posso dire è di amare molto le canzoni tristi, quelle che ti spezzano il cuore. Mi sento come se non potessi mai avere l'urgenza espressiva di scrivere una canzone allegra. Si può dire che non abbia familiarità con la felicità, perché subisco l'influenza di tutti i demoni di questo mondo.” “L'estetica della tristezza è il mio terreno prediletto. Mi attirano le ferite e la morte, la violenza e il dolore, l'inverno e la solitudine. Mi piace creare atmosfere in cui la gente possa viaggiare, per fuggire dalle noiose trappole della modernità e dalla vuota plasticità del mondo moderno.”
Chi mi conosce bene sa che non potrei permettermi un concerto del genere!

A domani per i commenti. Intanto potete scaricare alcuni suoi MP3 qui, sul suo sito ufficiale.

martedì, maggio 2

Eccomi di rientro dal week end romano. Ho poco tempo per aggiornare il blog, se non con poche frasi!

Sono stato tra il pubblico della trasmissione AMORE di Raffella Carrà. Che dire? Una puntatona: si pensi che i super ospiti musicali erano i CAMALEONTI.
Lei è indubbiamente una vera professionista anche se un po’ freddina con il pubblico in sale che non degna di nessun saluto né prima né dopo la trasmissione. Comunque abbiamo scoperto che il 70% del pubblico è formato da figuranti pagate!

Roma è sempre emozionante, maestosa, ricca di monumenti mozzafiato e ti fa sentire parte della storia, anche se tu non hai fatto niente. Un po’ come Candy quando viene adottata dalla sig.ra Andrew.

Alla basilica di San Pietro sono di uno scorbutico da far paura. Per giustificarsi non basta pensare a quanti turisti vedono ogni giorno perché ne vende tanti anche una commessa di benetton al centro…ma lei sorride e SALUTA sempre!

Per i fantastici amici che erano con me posso solo dire che sono stati tre giorni fantastici e che questa resterà la vacanza della ZEPPOLA!