Ieri sera ho visto il film “UNA COSA CHIAMATA FELICITA’” di Bohdan Slama. Vi avviso: questo è un film veramente triste. Tutto è cupo: la storia, i rapporti tra i protagonisti, gli incidenti, gli ambienti, le facce e le stanze. La trama in breve: tre amici cresciuti insieme in un quartiere popolare in provincia, Monika, Tonik e Dasha, una volta grandi intraprendono strade diverse. Quando Dasha, però, diventata nel frattempo madre di due bambini, viene ricoverata per causa dei suoi problemi mentali, Monika, viene chiamata a prendersi cura dei suoi figli e a questo punto interviene anche Tonik, segretamente innamorato di Monika, che gli ospita nella casa di campagna dove vive con la zia.
Dal rapporto con questi bambini Monika trova il respiro di una vita più serena, e si affeziona alla semplicità disordinata dell'infanzia. Monika, Tonik e i loro “figliocci” acquisti formano un nuovo modello di famiglia, con ideali e sogni diversi rispetto a quello degli adulti e genitori che gli stanno intorno. E’ si mette in scena una contrapposizione tra modelli: il nuovo che avanza e il vecchio che non vuole cedere la sua posizione. Ma haimè il dialogo tra generazioni resta sordo, incapace da una parte di aprirsi alla fiducia, dall'altra di offrire speranza.
Il tutto giocato in chiave molto intima e sottotono. Qui non c’è la furia del ’68 in cui i giovani erano consapevoli del loro peso politico e sociale. I giovani di questo film sono solo “persi”, “distanti” o “abbandonati” dalla generazione precedente, e intimamente più che combatterla vorrebbero poter trovare il compromesso che accontenti tutti. Un film amaro che approfondisce il concetto di conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica. Se un tempo una donna rimaneva a fianco dell’uomo che aveva sposato anche senza amarlo, quelle di oggi si lanciano in continui rapporti alla ricerca di “quello giusto” ma alla fine restando sempre sole. Questo è solo un esempio su come il film cerchi di analizzare le diverse modalità di ricerca di quella cosa chiamata FELICITA’.
Una menziona particolare al regista per il modo magistrale con cui ha diretto i bambini, alcune scene sono veramente toccanti e spontanee nonostante la giovanissima età degli attori.
Voto: 3 stelline (su cinque)
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