Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

giovedì, maggio 4

Che dire del concerto? MARISSA ha una gran voce e le sue melodie sono sicuramente accattivanti.
La signorina arriva sul palco camminando in modo molto suadente e leggero. Abitino da collegiale nero, calze nere, scarpa bassa nera, lungi capelli neri, e un delicatissimo scialle/top in pizzo bianco.
Seduta su uno sgabello e armata di chitarra ci regala 40 minuti in cui la sua voce è assoluta protagonista. Perfetta, delicata, vibrante: una voce che non si può spiegare (e dimenticare).
Haimè il concerto è stato “stonato” per due aspetti:
- MARISSA dopo svariati bicchieri di vino era un po’ ubriaca. E’ lei stessa ad ammetterlo all’inizio del concerto. Infatti stonavano questi suoi sorrisoni (se non proprio risate trattenute) in mezzo a canzoni che parlano di dolore, morte e desolazione.
- Non c’era sintonia tra lei e il tecnico del suono che stava alla consolle. Non so se fosse un tecnico del locale o dello staff della NADLER. Ma, a parte i fischi iniziali, i continui cambi di tono e di volume, era fastidioso il suo atteggiamento. MARISSA rendendosi conto dei problemi ha cercato più volte lo sguardo del malcapitato che era a due metri da lei, ma lui il più delle volte stava scrivendo un SMS o guardando nel vuoto dalla parte opposta. Braccia rubate all’agricoltura o all’industria del porno, visto che era pure caruccio.

Il concerto è iniziato con “Under an old umbrella”, ma il momento più emozionante (forse perché inaspettato) è stata la cover di FAMOUS BLUE RAINCOAT di Leonard Choen. Lui è un vero artista, un vero malinconico romantico tanto da far dire ai critici americani: "Impossibile ascoltare un suo album quando fuori splende il sole". Questa è una delle sue canzoni più famose e forse una delle più riuscite. E’ una lettera che Choen scrive all’amante della moglie. Ecco la traduzione:

Sono le 4 della mattina,
la fine di dicembre
Sto scrivendoti ora giusto per vedere se stai meglio
New York è fredda, ma a me piace dove vivo C'è musica in via Clinton tutta la notte.
Ho saputo che stai costruendo la tua piccola casa nel deserto profondo
Stai vivendo per nulla ora, spero tu stia tenendo qualche tipo di memoria.
Sì, e Jane venne con una ciocca dei tuoi capelli
Disse che gliel'avevi data tu
Quella notte che pianificasti di andare via
Sei mai andato lontano?
Ah, l'ultima volta che ti vedemmo sembravi molto più vecchio
Il tuo celebre impermeabile blu era strappato alla spalla
Andasti alla stazione ad aspettare ogni treno E venisti a casa senza Lili Marlene.
E offristi alla mia donna una parte della tua vita
E quando lei tornò non era la moglie di nessuno.
Bene io ti vedo là con una rosa tra i denti
Un altro magro ladro zingaro
Bene io vedo che Jane è sveglia
Lei ti invia i suoi saluti.
E cosa posso raccontarti mio fratello, mio assassino
Cosa potrei dire?
Tu mi manchi, suppongo di averti perdonato
Sono felice che ti sia messo sulla mia strada.
Se tu mai verrai quì, da Jane o me
Il tuo nemico sta dormendo, e la sua donna è libera.
Sì, e grazie, per l'ansia che portasti via dai suoi occhi
Pensavo che fosse lì per sempre, così non ci provai mai.
E Jane venne con una ciocca dei tuoi capelli
Disse che gliel'avevi data tu
Quella notte che pianificasti di andare lontano
Sinceramente, L. Cohen

Un po’ tutti si sono cimentati nella cover di questa canzone da Tori Amos a K.D. Lang. Anche la Vanoni ne ha fatto una cover italiana (con testo tradotto da De Andrè) il cui titolo diventò: “La famosa volpe azzurra”, trasformando l’impermeabile in pelliccia (chichisssima).
La versione di MARISSA con assolo di chitarra è stata fantastica e sono disposto a pagare per averne l’MP3. Chi mi aiuta?