Oggi farò un discorso difficile, e non so se riuscirò a spiegarmi come si deve.
Qualche sera fà è passato a prendere un caffè un ragazzo con cui avevo “pasticciato” qualcosa qualche anno fa, appena arrivato a Bologna. Pur sentendoci ogni tanto non ci eravamo mai più visti. Lui da due anni vive una importante relazione con un altro ragazzo, che solo l’altra sera ho conosciuto.
La cosa mi ha turbato. Sia chiaro: sono felice per loro e sono una bellissima coppia. Il turbamento nasce dal fatto che all’epoca delle nostre frequentazioni avevo avuto ben altra impressione da lui: non mi sembrava tipo da storie, mi sembrava scostante e interessato solo all’aspetto sessuale e quasi a disagio fuori dal letto. E quindi mi chiedo sono così cieco e veramente non riesco andare oltre le apparenze? Chissà quanti altri (e un nome su tutti) sono stati da me allontanati in virtù della mia poca predisposizione verso l’altro? Quanto sono bravo ad arrivare da solo alle conclusioni? Quanto giudico basandomi solo su piccoli indizi o sensazioni? Mi sono chiesto se sono veramente pronto a correre dei rischi e a prendermi la responsabilità di costruire la storia con qualcuno o vorrei “tutto e subito”. Credo sia così, haimè. E così si spiega il profondo senso di invidia che ho provato a vedere questa bellissima coppia che adesso si stà, giustamente, meritato il loro “tutto e subito” fatto di casa nuova appena comprata, complicità, passioni e hobby in comune etc etc
Ha ragione la mia analista quando mi dice che qualsiasi storia d’amore che io deciderò di portare avanti sarà un dramma e una sofferenza per i prime mesi: perché io vorrei il “tutto e subito” senza mettere in cantiere che questo vada costruito. Cazzo!
Quando sono andati via da casa mia ho cominciato a chiedermi perché tra noi non aveva funzionato? Chi aveva gettato la spugna per primo? Quali atteggiamenti mi avevano allontanato? Domande del genere!
Ma le cose non vanno mai come vorremmo e non annoveriamo oggi grandi chiavi di lettura che ci dotino di un senso retroattivo verso le cose successe quei giorni.
Ripeto io non voglio “lui”! E’ un discorso generale nei confronti di tanti soldati che ho deliberatamente ammazzato nella mia personale “guerra con me stesso”. Guardando indietro la mia vita sentimentale è tutta un' opera inconclusa, una quantità di energia che si dissipa, un mazzo di idee false, un miraggio collettivo che non sa assumere seriamente le sue sfide.
Sempre la solita storia. Io mi tiro indietro impaurito dal fatto che qualcuno manifesti interesse nei miei confronti. Ecco la verità. Pronto a corriere dietro a chi non mi vuole. E il fatto che il mio amico abbia un altro che lo rende felice (e ripeto…sono contento di questo), non fa altro che alimentare questo mio malsano bisogno di sentirmi rifiutato, non voluto, e in qualche modo alimenta i miei sentimenti masochisti e i miei ormai famosi pensieri disfunzionali. Al punto che mi chiedo se tutte queste continuità di approccio e di gestione dei sentimenti, non mi parlino della inesauribile capacità di persistenza di quanto per comodità chiamiamo "la realtà". Voglio dire che ormai questa è la mia “realtà”, so di essere “fatto cosi” e ormai sono quasi disilluso e non credo di riuscire a cambiare. Credo di conoscermi e questa consapevolezza è quasi orgogliosa di sè, ma anche sprofondata nella rassegnazione e nel timore della dissoluzione.
Una serata come quella dell’altra sera per me è lacerante perché mi dimostra quanto stò perdendo per strada, quanto mi stò deliberatamente negando da solo, quanto "tutto questo non sia servito a niente" e che ancora mi ritrovi ad essere lo stesso Matteo di 4 anni fa!
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