L’altra sera ad un cine-forum ho visto “PECKER” di John Waters, con Lily Taylor e Christina Ricci.
La trama in breve: Pecker è uno diciottene non particolarmente furbo che lavora in una paninoteca di Baltimora e che si diletta a fare foto alla sua amabile, ma singolare famiglia e agli amici. Un giorno le sue foto vengono ""scoperte"" da un'astuta mercante d'arte di New York, Rorey Wheeler. Gli sforzi della donna di fare di Pecker un evento artistico eccezionale minacciano di rovinare il suo stile di vita. Giorno dopo giorno l'adolescente comincia ad avvertire il peso della celebrità.
John Waters è un genio indiscusso. E’ quello che negli anni 70 faceva i film con l’icona Divine, inventando il fenomeno del trash che ancora oggi ci regala occasioni di divertimento e sfogo di primitiva libertà.
Certo la sua ultima produzione è meno estrema nella sua estetica e i suoi film adesso hanno una struttura classica. Però la critica sociale è devastante nella sua immediatezza. Water ci mostra un'epoca malsana (la nostra), capace di vette cristalline e torbide contorsioni, in un inside-outside mozzafiato di chi interpreta la purezza e il suo contrario, con una teatralità in ansia e tutto il carico del transgenderismo militante a confondere e stemperare inutili certezze.
Nei suoi film tutto viene ribaltato: il concetto di famiglia, i valori, i ruoli sociali, il sesso. E’ un cinema senza archetipi. Tutto deve perdere il proprio passato e il proprio valore e re-inventarsi in qualcosa di nuovo.
In questo film le chicche sono:
- la nonnina che fa la ventriloqua con la bambola della Santa Vergine,
- la bambina “drogata” di glucosio.
Perfido Waters, ogni suo film è un attacco al buonismo, e al buon gusto a tutti i costi, un attacco alla superficialità e al cimena hollywoodiano stile Spielberg e Lucas. Anche “Pecker” è così, è un film irresistibile, sarcastico e geniale che è impossibile da non amare.
Voto: 4 stelline (su cinque)
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