Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, giugno 30


Oggi vi parlo di due dischi usciti qualche settimana fa “A thousand shark’s teeth” di My Brightest Diamond e di “To survive” di Joan as PoliceWoman.
Ad accomunare i due lavori non è solo la contemporanea data di pubblicazione ma ci sono altri interessanti punti di contatto:
- le due artiste si conoscono bene
- entrambe usano bizzarri nomi per i loro progetti solisti invece di identificarsi con i loro veri nomi: Sarah Wonder (MBD) e Joan Wasser (JAPW).
- frequentavano lo stesso giro artistico di New York (Rufus Wainwright, Antony, Sufjan Stevens)
- entrambe sono più riconosciute e amate in Europa più che nella loro America
- entrambe sono polistrumentiste (suonano violino, chitarra , tastiere, etc etc)
- entrambe compongono musica e testi dei loro dischi
- entrambe con il loro disco d’esordio erano entrate nella mia personale top 10 dei dischi del 2006.

Cominciamo con il dire che sono due ottimi lavori, forse addirittura migliori delle rispettive opere prime.
Per entrambi i dischi quello che colpisce a mio avviso sono gli arrangiamenti. Prendete il singolo “Inside a Boy” di My Brightest Diamond (scaricalo qui) dedicata al marito con cui è sposata da 8 anni: archi romanticissimi e quasi classicheggianti che si sposano con batterie decisamente rock che fanno amicizia con trombone, clarinetto, chitarre e basso. Praticamente un miracolo che candida già “Inside a Boy” a canzone dell’anno.
Oppure prendete “To Be Lonely” di Joan as PoliceWoman: gli arrangianti (piano, archi, violoncello e viola) sono delicati e raffinatissimi ma miracolosamente la canzone appare “leggera e semplice” come se fosse improvvisata al momento e cantata da sola nell’intimità della sua cameretta.
Entrambi i dischi sono difficili da inquadrare, da definire in un unico genere e richiedono diversi attenti ascolti prima di essere vissuti nella loro complessa ricchezza.
Diciamo che “To survive” ha di fondo una malinconia jazzy (il disco è composto dopo la morte della madre e del compagno Jeff Buckley), ma si arricchisce anche di incursioni nel R&B, citazioni quasi da Motown, la naturalezza del folk, l’aggressività del blues e il singolo “To be Lonely” e un pop agrodolce di inarrivabile bellezza. Per intenderci diciamo che siamo di fronte alla versione 2.0 di Rickie Lee Jones, di Carly Simon o di Joni Mitchell.
“A Thousand shark’s teeth” invece è il presuntuoso, ma riuscitissimo, tentativo di connubio tra la musica classica e l’operetta (“if i were queen”), tra una moderna bjork (senza l’ausilio dell’elettronica) e vissute sfumature notturne da losco cabaret, tra l’avanguardia strumentale e il pop di liriche piene d’amore.
Entrambe possono vantare turnisti d’eccezione. Per Joan ci sono David Sylvian ai cori di “Honor Wishes” e Rufus Wainwright in duetto nella conclusiva “To America”.
Per Sarah c’è l’ottima Marla Hansen che suona la viola, e gli strumentisti più fantasiosi che arricchiscono il disco con corno francese, marimba, vibrofono e chi più ne ha più ne metta.
Insomma credo che passati quasi 15/16 anni dagli esordi di Tori Amos, Bjork e P.J. Harvey queste due artiste si candidano a portare avanti ed evolvere in strade meno convenzionali il lavoro delle illustri colleghe senza cercare di imitarle o battere sentieri musicali già battuti e sicuri.
Del disco di My Brightest Diamond adoro l’uso della voce, quel “falso-falsetto” (definizione mia un po’ bislacca ma non saprei come altro definirlo) mai troppo calcato.

Joan as PoliceWoman suonerà a in piazza Santo Stefano a Bologna il 31 Luglio, (e pure a gratis!) per la serie di eventi dell’estate bolognese.

Voto:
“To survive” Joan as PoliceWoman: 4 stelline (su cinque)
“A Thousand shark’s teeth” My Brightest Diamond : 5 stelline (su cinque)

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lunedì, giugno 23

E alla fine mi arriva una mail. Strana. Una mail di scuse per i toni dell'altra sera.

Ma io faccio sempre più fatica a capire le cose. Proprio a capirle. Cosa significano.
Ma qualcuno mi ha detto che invece è tutto chiaro. Sono io ad essere fuori misura e difficile da gestire. Sono io che non colgo la distanza delle cose che vengono dette e non dette. Sono io che non capisco che lui si sta comportando nella maniera migliore. Da ex. Da uno che sa che la storia è finita e sa anche che non potremmo avere nessun altro rapporto in sostituzione.

E allora ufficialmente vi dico che non mi va più di parlarne. Con nessuno. Non chiedete più nulla. E soprattutto non dite più nulla. Tanto non capirei.

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mercoledì, giugno 18

Sentirsi indesiderati è una bruttissima sensazione. Ed è ancora più terribile se la propria presenza disturba, infastidisce una persona a cui vuoi bene.
E’ spiazzante parlare al telefono con qualcuno che ad un certo punto ti dice che preferisce chiudere la comunicazione. Senza tanto girarci intorno e senza inventare la solita scusa “mi suonano alla porta”. E’ frustrante proporre di vedere qualcuno visto che capiti nella sua città e sentirsi dire che la mattina sarà difficile perché aveva intenzione di dormire fino a tardi. E’ triste incontrare i propri amici che ti chiedono se ci sarai alla tal festa di cui loro, e non tu, hanno ricevuto l’invito.

Però sono cose che capitano. A me nella fattispecie.
Il dolore delle persone si trasforma. Arriva anche a diventare rabbia, distruzione, negazione. L’altro non deve esistere. Deve scomparire. L’altro è l’incarnazione di un fallimento che si vuole dimenticare. L’altro è l’ingombro tra te e la tua nuova vita.
Ho cercato di spiegare che non sono tornato per aggrapparmi da ogni sms, mail o messaggio pur di sperare un futuro insieme. Aldilà delle mie intime speranze ho anche la convinzione che non si può (e non si deve) costringere qualcuno ad amarti, non c’è nessun modo per convincere chi ha già le proprie convinzioni e di queste non si vuole o non si sa spogliare.

Forse mi sbaglio. Forse è solo un po’ di stanchezza per la reiterata richiesta di attenzione, anche se non mi pareva di essere stato insistente. E allora ho messo la cosa nelle sue mani: “fatti vivo tu quando ne avrai voglia. Io ci sarò”. Ovviamente sto aspettando nella speranza di essermi sbagliato.

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giovedì, giugno 12

Come va il resto?

In questi giorni mi viene spesso rivolta una domanda che comincio seriamente a detestare: “come va il resto?” Cosa dovrebbe essere questo “resto”? Qualcosa che mi deve tornare indietro dopo aver pagato troppo caro un mio errore? Qualcosa che deve “restare” mentre tutto pare sgretolarsi? La domanda mi irrita perché è alienante. Mi sembra che la gente mal sopporti il fatto che a distanza di mesi la mia vita stia tutta nel rifiuto di Marco a riprendere la nostra storia. E’ come se la mia situazione fosse fuori tempo massimo. La domanda implicitamente stà a sottolineare che CI DEVE essere un resto, un qualcos’altro, un oltre! E invece no. Sono costretto a deluderli. C’è solo che Marco mi manca. E il resto? Che mi manca più di ieri e più dell’altro ieri! Ecco tutto! C’è solo la sua mancanza, il fatto che lui non c’è. E cosa può mai essere il resto di niente? Lo vedo che la gente non capisce. Adesso. Dovrò insistere, diventare il bersaglio dello scherno generale pur di farmi capire. E quindi un resto non c’è. Proprio perché mi sento di merda ovunque, nell’intimità della mia cameretta, come al bar o in palestra. E piango spesso, in pubblico. Ovunque. Magari ci fosse un “resto”, dove sentirmi al sicuro, al mio posto.
Jeanette Winterson dice: “La carne brucia, le foto bruciano e la memoria cos'è? Nient'altro che il vaneggiamento imperfetto di stolti che non vogliono convincersi della necessità di dimenticare.”. Non è che non si voglia dimenticare, cara Jeanette. Non ci si riesce.
Sento il dolore e questo mi chiude, mi consuma e mi toglie le forze; mi acceca, azzerando l'orizzonte del futuro. Perché stò male, e credo che sarà così anche in futuro. Non riesco a farmi venire delle buone idee per il futuro proprio perché non c’è Marco, quindi i miei progetti passati si sono rivelati sbagliati e forse allora sono sbagliato io. E se sono sbagliato io, allora saranno sbagliati i miei prossimi progetti. Il “resto” allora diventa solo una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. Ecco perché non piace farmelo ricordare con quella insulsa domanda: “…e il resto come va?”

Traduzione YOUR CLOUD - LA TUA NUVOLA –Tori Amos

Dove il fiume incrocia il lago / Dove le parole saltano dalla mia penna alla tua pagina / Pensi davvero di poter dividere tutto questo? / Tu come Tuo, Me come Mio Da ciò che prima era un Noi
Se la pioggia dovesse separarsi da se stessa direbbe "Scegliti una nuvola?" / E se ci fosse una Linea Orizzontale che corre lungo la MAPPA del tuo corpo Attraversa il Paese e mi colpisce dritta al cuore. Se glielo si chiedesse questa linea orizzontale saprebbe trovare dove finisci tu e comincio io? Come può giocare la luce e formare un Anello di Pioggia che sa trasformare gli archi in frecce ?(Ho provato un brivido) Chi eravamo lo siamo ancora. Prima eravamo un Noi. L'Indaco è un colore a sé. L'Azzurro l'ha sempre

martedì, giugno 10

ONCE: Falling Slowly

Ecco il film perfetto: ONCE
Da qualunque parte lo si guardi non si può convenire che si tratti di un vero capolavoro. Ipotizziamo come ne parlerebbero alcune riviste rivolte a target diversi:
Critica da “il Sole 24 ore”: un film con budget 120.000 dollari ne incassa 9 milioni.
Critica da “Rolling Stone”: la colonna sonora migliore degli ultimi anni, che viene esaltata in un film dove le canzoni vengono sentite per intero, non sono sporcate da dialoghi e sono parte strutturale delle storia raccontata.
Critica da “Donna Moderna”: la storia d’amore perfetta. Dopo “Lost in Traslation” un altro esempio di sottrazione come manifestazione d’amore puro che non si “sporca” con parole, sesso, azioni ma si alimenta e vive solo del trasporto emotivo.
Critica da “Variety”: Una produzione indipendente che si porta a casa l’oscar per la miglior canzone originale “Falling Slowly”, potrebbe diventare la sceneggiatura di un altro film! E invece è storia!
Critica da “Men’s Welth”: Essere uomini oggi è accettare di essere vulnerabili. E farlo diventare un punto di forza.

Critica di cornflakes_boy: Irlanda. Un ragazzo è tornato a Dublino per stare vicino al padre dopo la morte della madre e lo aiuta nel laboratorio dove riparano gli aspirapolvere. Nel tempo libero va in centro e come artista di strada suona e canta le sue canzoni indie folk ispirate da un amore disilluso e finito male. Queste canzoni attirano l’attenzione di una ragazza della repubblica Ceca, pianista per diletto e con alle spalle un matrimonio altrettanto irrisolto e con una figlia a carico. Un ragazzo, una ragazza (come vengono identificati nei titoli di coda) e la musica che decidono di suonare insieme. Si piacciono indubbiamente. Sembrano capirsi a meraviglia senza bisogno di stare tanto a parlare. Sembra che le coincidenze non facciano altro che spingerli uno nella direzione dell’altro. C’è di certo che questo amore è sublimato dalla musica, non viene “consumato” in nessun altro modo che dentro se stessi. E poi c’è la musica che suonano insieme. La musica che ti fa vivere e dire tutte le cose che non hai la forza o la possibilità di vivere o dire. La musica che diventa esperienza catartica che ci fa vedere le cose in modo diverso, che ci da la forza di reagire, che ci porta fuori dal nostro introspettivo stato di apatia. E via verso un finale meno scontato del solito. Perché la sirena della novità non sempre è più ammaliante di un rapporto consolidato, anche con tante tantissime magagne da risolvere. E poi per i due artisti probabilmente lo struggimento, la mancanza, la tensione emotiva è necessaria per comporre musica. E alla fine scelgono di amare la loro musica.
Recitato in maniera eccezionale da questi due cantanti straordinari: Glen Hansard (ex frontman dei Frames) e Markéta Irglova. E’ quasi un film da dogma di Lars Von Trier: riprese in presa diretta con telecamera a spalla, luce naturale anche nelle buie scene notturne, montaggio con tagli netti e decisi.
Consigliatissimo.

Voto: 6 stelline (su cinque)
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lunedì, giugno 9


Carrie Bradshaw, Samantha Jones, Miranda Hobbes e Charlotte York nel film SEX AND THE CITY, ci raccontano cosa succede dopo che hai trovato l’amore.
Perché se le ragazze ci avevano insegnato che è difficile trovarlo, adesso ci spiegano che l’avventura non è (quasi) mai finita.
Poi capire, come Samantha, che forse non era quello che cercavi, che le tue esigenze erano altre e altrettanto giuste dell’amore romantico.
Poi capire, come Charlotte, che è tutto meraviglioso come te lo immaginavi e basta solo crederci perché le cose si avverino.
Puoi capire, come Miranda, che non è tutto meraviglioso, facile e semplice come te lo immaginavi ma decidere di accettarlo per com’è e investirci energia per farlo crescere.
Per quanto riguarda Carrie … bhè lei capisce una verità sacrosanta che Tondelli aveva scritto anni fa: “Vedere il bello , accontentarsi del momento migliore , fidarsi di quest'abbraccio e non chiedere altro , perchè la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia , per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore . Vedere il lato bello, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita...Fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle , l'amore è niente di più, sei tu che confondi l'amore con la vita".
Il film ci spiega senza pietà che l'amore ci chiede di essere un po' più coraggiosi, un po' più generosi e un po' più flessibili di quanto ci farebbe comodo essere. Amare significa vivere sul filo del rasoio più di quanto ci piacerebbe fare.
La lezione più difficile da imparare è che le persone hanno solo il loro tipo di amore da dare, non il nostro.

Le quattro “ragazzolone” ci dicono che l’amore è il più grande dei bisogni, riuscire a sperimentare l’amore è il più grande dei regali (Charlotte), perdere l’amore il dolore più grande (Carrie) e la privazione dell’amore la più grande delle punizioni (Steve).
Ma il film smaschera anche uno delle bugie più in voga nella nostra società: amare non deve coincidere con l’essere amati. Ma si può continuare ad amare anche chi non ci ama più (confermo!). O non ci ama nel modo giusto.

Insomma per essere un film leggero affronta un bel po’ di argomenti scottanti. Infatti ho trovato il film abbastanza diverso dalla serie TV. La scena in cui Carrie sfascia il bouquet da sposa contro Mr. Big (che in questo film ha nome, cognome e pure un indirizzo mail!) è molto forte, molto drammatica, molto da Meryl Streep. La cosa strana che il pubblico in sala rideva. E non si trattava di un riso amaro. Ma di una risata piena tipo quelle che si fanno guardando uno che cade durante le comiche mute.
Insomma avremo ancora bisogno di film del genere finchè la gente ride quando deve piangere, e piange quando avrebbe tutti i motivi per ridere. Si… me lo sono detto a me stesso.

Voto: 4 stelline (su cinque). Se non fosse stato ingolfato da marchi, pubblicità, e product placement forse avrebbe avuto il massimo dei voti.

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giovedì, giugno 5

Ieri sera ho visto SEX AND THE CITY. A breve una recensione seria. Intanto un estratto dalla chattata di oggi con Alec, la sister!

Alec scrive:
beh allora, piaciuto il film dell'anno?
mat scrive:
si. molto. Ma perché loro tornano tutti insieme e io no? Non sai quanto avrei voluto chiamarlo ieri dopo il film!
Alec scrive:
Immagino e cmq a te non succede perché non vivi in un film billionario con happy ending obbligatorio. Ecco perché!
mat scrive:
Insomma sono dalla parte sbagliata delle barricata! Però io sono ancora nei 30 anni, a differenza di quelle matusa con le scaldane da menopausa! hi hi hi
e sai cosa dice Carry nel film: i 20 anni sono per divertirsi, i 30 anni per imparare la lezione (merda!!!!) e i 40 anni per pagare da bere!
E pensare che ero andato a vederlo prevenuto. pensavo che l'unico vantaggio sarebbe stato vedere 5 puntate di fila senza l'ossessiva pubblicità del tonno as do mar!
Alec scrive:
te l'avevo detto che era tosto! Era un tentativo per prepararti
mat scrive:
miseramente fallito. dovevi dirmi chiaramente, usando termini semplici come “io tarzan, tu jane”, che era uno psicodramma sulla mia vita, sui miei dubbi, sui miei rifiuti. Secondo te ci sono gli estremi per una denuncia di plagio sulla mia vita? insomma hanno scopiazzato tutto dal mio blog, no? Insomma, non avrò l'happy ending ma avrei la vita billionaria!
Alec scrive:
non dire sciocchezze... tu una cabina armadio del genere non te la sei manco sognata..... figurati immaginiata!
mat scrive:
si vede che io e te non abbiamo mai fatto sesso, e non ho mai avuto bisogni di nasconderti nel MIO armadio uralando.... "cielo! mio marito!". Altrimenti non parleresti così!
Alec scrive:
sei spastico.....
mat scrive:
comunque mi ha fatto piacere vedere il film con salvo. E' un film da vedere con i veri amici, che basta girarsi durante il film darsi 1 occhiata e capire esattamente cosa si stà pensando.
mat scrive:
sai che come charlotte mi sono già preparato la battuta da dire se solo mi dovesse più chiamare? suona il cell, vedo che è lui, rispondo e dico secco: "ciao! mi chiami per farmi i complimenti per la mia forza di volontà che mi ha impedito di chiamarti anche se ne morivo dalla voglia? sono stato bravo, no?"
Alec scrive:
carry disse quel che dico io: spettacolare! ma con la stessa faccia però….

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mercoledì, giugno 4

Ieri sera mi hanno trascinato a vedere il film “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”. Il professor Jones è invecchiato. E si vede. Tanto è vero che hanno dovuto affiancargli la badante ucraina, Irina Spalko. Per non dare troppo nell’occhio le hanno dato la parte della cattiva. Per faral sembrare più credibile nelle scene di rabbia e lotta, il regista minacciava di strapparle il permesso di soggiorno.

Visto la scenografia veramente chip il film si poteva anche intitolare “Indiana Jones e il regno di Gardaland”. Prezzemolo sarebbe stato più verosimile degli alieni che stanno alla base della storia.
Comunque noi italiani dobbiamo andare fieri per i tantissimi omaggi al nostro cinema che questa nuova puntata di Indiana Jones ci regala:
- le scazzottate liberamente ispirate da Bud Spancer e Terence Hill,
- il sequel che si trasforma in un brutto remake degli originali, era fin’ora specialità tutta italiana che aveva toccato il suo apice con “L’allenatore nel pallone 2” e. “Ecceziunale veramente. Capitolo secondo… me”. Ora questo film ne amplifica le “potenzialità” a livello internazionale.

Insomma sarebbe ora che Indiana appendesse il cappello al chiodo. Ma non illudiamoci! Per questi sciagurati sceneggiatori il peso del cappello, farebbe abbassare il chiodo e così facendo si aprirà l’ennesimo passaggio segreto……….

Voto: 1 stellina (su cinque)

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Lo sapete bene che in questo periodo non ho voglia di uscire di casa e di vedere gente. E’ un periodo così. L’unico pretesto che mi può convincere ad uscire è un concerto. Ecco le prossime date interessanti. Magari si va insieme.

Mercoledì 18 giugno
TIEFSCHWARZ Aereoporto Gugielmo Marconi – Bologna

Lunedì 23 giugno
RYUICHI SAKAMOTO Teatro Manzoni Bologna

Sabato 21 giugno
CRISTINA DONA’ + LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA a Ferrara sotto le stelle

Venerdì 27 giugno
MISS ALTERNATIVE – Estragon Bologna

Martedì 1 luglio
JOAN AS POLICE WOMAN – Rocca di Carignano – Firenze
CAT POWER – Ferrara sotto le stelle

Mercoledì 2 luglio
JOAN AS POLICE WOMAN – Magnolia Club – Milano

Martedì 8 luglio
ERYKAH BADU – Lucca Summer Festival

Venerdì 11 luglio
SIGUR ROS Giardino di Boboli Firenze

Domenica 13 luglio
HERCULES & LOVE AFFAIR – Ferrara sotto le stelle – a gratizzzzzzzzzz!

Lunedì 14 luglio
CAMERA OBSCURA – P.zza Verdi Bologna – a gratizzzzzzzzzzzzzz!

Mercoledì 16 luglio
MY AWENSOME MIXTAPE – P.zza Verdi Bologna – a gratizzzzzzzzzzz!

venerdì 18 luglio
MONDO CANE / Mike Patton P.zza S. Stefano a Bologna a gratisssssssssssss!
LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA Villa Aldrovandi Bologna

Domenica 27 luglio
LEONARD CHOEN Lucca Summer Festival

Mercoledì 10 Settembre - Teatro degli Arcimboldi, Milano
ANTONY & THE JOHSONS – in prima europea
Orchestra Milano Classica
Nico Muhly, Direttore
Antony + Nico Muhly, Arrangiamenti

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