Ad accomunare i due lavori non è solo la contemporanea data di pubblicazione ma ci sono altri interessanti punti di contatto:
- le due artiste si conoscono bene
- entrambe usano bizzarri nomi per i loro progetti solisti invece di identificarsi con i loro veri nomi: Sarah Wonder (MBD) e Joan Wasser (JAPW).
- frequentavano lo stesso giro artistico di New York (Rufus Wainwright, Antony, Sufjan Stevens)
- entrambe sono più riconosciute e amate in Europa più che nella loro America
- entrambe sono polistrumentiste (suonano violino, chitarra , tastiere, etc etc)
- entrambe compongono musica e testi dei loro dischi
- entrambe con il loro disco d’esordio erano entrate nella mia personale top 10 dei dischi del 2006.
Cominciamo con il dire che sono due ottimi lavori, forse addirittura migliori delle rispettive opere prime.
Per entrambi i dischi quello che colpisce a mio avviso sono gli arrangiamenti. Prendete il singolo “Inside a Boy” di My Brightest Diamond (scaricalo qui) dedicata al marito con cui è sposata da 8 anni: archi romanticissimi e quasi classicheggianti che si sposano con batterie decisamente rock che fanno amicizia con trombone, clarinetto, chitarre e basso. Praticamente un miracolo che candida già “Inside a Boy” a canzone dell’anno.
Oppure prendete “To Be Lonely” di Joan as PoliceWoman: gli arrangianti (piano, archi, violoncello e viola) sono delicati e raffinatissimi ma miracolosamente la canzone appare “leggera e semplice” come se fosse improvvisata al momento e cantata da sola nell’intimità della sua cameretta.
Entrambi i dischi sono difficili da inquadrare, da definire in un unico genere e richiedono diversi attenti ascolti prima di essere vissuti nella loro complessa ricchezza.
Diciamo che “To survive” ha di fondo una malinconia jazzy (il disco è composto dopo la morte della madre e del compagno Jeff Buckley), ma si arricchisce anche di incursioni nel R&B, citazioni quasi da Motown, la naturalezza del folk, l’aggressività del blues e il singolo “To be Lonely” e un pop agrodolce di inarrivabile bellezza. Per intenderci diciamo che siamo di fronte alla versione 2.0 di Rickie Lee Jones, di Carly Simon o di Joni Mitchell.
“A Thousand shark’s teeth” invece è il presuntuoso, ma riuscitissimo, tentativo di connubio tra la musica classica e l’operetta (“if i were queen”), tra una moderna bjork (senza l’ausilio dell’elettronica) e vissute sfumature notturne da losco cabaret, tra l’avanguardia strumentale e il pop di liriche piene d’amore.
Entrambe possono vantare turnisti d’eccezione. Per Joan ci sono David Sylvian ai cori di “Honor Wishes” e Rufus Wainwright in duetto nella conclusiva “To America”.
Per Sarah c’è l’ottima Marla Hansen che suona la viola, e gli strumentisti più fantasiosi che arricchiscono il disco con corno francese, marimba, vibrofono e chi più ne ha più ne metta.
Insomma credo che passati quasi 15/16 anni dagli esordi di Tori Amos, Bjork e P.J. Harvey queste due artiste si candidano a portare avanti ed evolvere in strade meno convenzionali il lavoro delle illustri colleghe senza cercare di imitarle o battere sentieri musicali già battuti e sicuri.
Del disco di My Brightest Diamond adoro l’uso della voce, quel “falso-falsetto” (definizione mia un po’ bislacca ma non saprei come altro definirlo) mai troppo calcato.
Joan as PoliceWoman suonerà a in piazza Santo Stefano a Bologna il 31 Luglio, (e pure a gratis!) per la serie di eventi dell’estate bolognese.
Voto:
“To survive” Joan as PoliceWoman: 4 stelline (su cinque)
“A Thousand shark’s teeth” My Brightest Diamond : 5 stelline (su cinque)
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