Ho passato ben 5 giorni con il mio ragazzo! Da mercoledì a domenica.
Ieri sera ci siamo sentiti al telefono e ci siamo un po’ alterati. Non riuscivamo a comunicare in maniera paritaria, senza tensione. Una quantità diabetica di romanticismo inespresso! Ecco tutto.
Abbiamo solo fatto fatica ad abituarci che il week-end lungo era finito. Ci mancava qualcuno da smanacciare mentre si prende sonno (ma non uno a caso, però), da dormirci appiccicato d'inverno..... e distante d'estate. Ecco. Io sono preoccupato. Faccio fatica a stare senza di lui. Già. Il momento di andare a nanna è così intimo ed intenso che tornare a farlo in solitudine ci è sembratotroppo strano...
"C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso, fino ai sui fluidi contorni, ed è a casa.” da "Il danno" di Josephine Hart
Sentirsi a casa. Ecco il passaggio. Ieri sera non mi sentivo a casa a casa mia. La stessa casa dove la sera prima mi sentivo a casa. Mi spiego?
Ci sono corpi che riconosci, che ti appartengono e a cui ti sembra di “ritornare” ad appartenere. Lo so che sembra la vecchia storia della mezza mela. Lo so. Ma che ci posso fare?
Sono ormai dentro al cliché:
- “brividi ad ogni bacio”,
- “Avere unacanzone che ci ricorda chi siamo, i see a different you dei KOOP”,
- “Fuggire dalla noia di una serata in un locale e preferirgli il sapore della sua mancanza”,
- “godere delle piccole abitudini (come guardare la Litizzetto sul divano), ed evitare quelle grandi”,
- “contagiarsi di folle ridarola”,
- “Alludere a qualche amante presente passato o futuro per dar prova di gelosia”.
E udite udite da giovedì avergli pure dato le chiavi di casa, un po’ come San Pietro e le chiavi del Paradiso. Si adesso lui può entrare quando vuole.
A dire il vero la prima cosa che mi è venuta in mente è Lucarelli su Rai Tre che dice sempre: “sulla porta di casa della vittima non ci sono segni di scasso. O la vittima conosceva il suo omicida e l’ha fatto entrare, o l’omicida aveva le chiavi di casa”. Ma è durato solo 1 attimo!
Era giusto che lui avesse la chiave. Vediamolo come un simbolo. Come la chiave musicale che è il simbolo che viene posto all’inizio del pentagramma e serve a fissare la posizione delle note e relativa altezza dei suoni. Insomma, la chiave serviva per chiarire che musica si deve suonare! Anzi la chiave serve per non suonare: se ce l’hai, che cazzo suoni? Insomma mi sembrava più civile di un sms con scritto: “Marco, la chiave è sotto il tappeto”. No?