Oggi mi sono ritrovato una mail che la
siter_alec mi aveva scritto il 5 maggio scorso. I veri amici sono quelli che ti dicono la verità: nuda e cruda. Anche quella che tu non vuoi sentirti dire. Anche quella che al momento non capirai, ma due mesi dopo ti appare terribilmente e crudelmente attuale.
"Mi sono molto stupito del tuo modo di agire, dalla nostra prima conversazione su Marco, in quel del Pratello ormai mesi fa. Mi dicevi di rivolerlo nella tua vita, e io stesso ricordo di averti detto che sarebbe stato necessario essere convincente. NON ti conoscevo sotto questo punto di vista e mi ha impressionato la passione e la dedizione che ci hai messo. Io per primo ho saputo riscontrare nel tuo comportamento qualche venatura di sconvenienza, quando non volevi sentire ragioni e irrompevi nella sua vita con una certa insistenza. Ho creduto che sarebbe potuto essere un atteggiamento controproducente. Ma non ho mai pensato sbagliassi (ATTENZIONE). Tu sei fatto così? E se non lo sei mai stato, lo sei diventato in questa circostanza? Poco importa. Eri te stesso e questa cosa è la sola che significhi qualcosa.
Ho più volte pensato che l’insistenza che dimostri nel tentativo di riproporre qualcosa a Marco, oltre che riguardare un sincero sentimento che ti estende verso lui, riguardi anche una forma di bisogno che continui a considerare indispensabile. Qua nasce la mia preoccupazione, nel ritenere la traiettoria di nuovo sbagliata: vivi ancora Marco come un percorso da compiere da te stesso verso te stesso.
Se lui torna nella tua vita, significherà qualcosa di importante per te stesso, forse la vivi anche come una forma di affrancamento del tuo io. Oltre che la sconfitta di tutti i tuoi sensi di colpa. Quest’impresa ha da vedere anche in un tuo conto intimo, oltre che di amore verso un’altra persona. Questo è il rischio: la delega che lasci nelle mani di Marco è di una responsabilità inaudita.
Hai fatto tutto quello che era in tuo potere, e hai spianato la strada del suo ritorno talmente tanto che non capisco cosa ci voglia a dire sì. Lui dice che amare significa superare le paure. Bene: ecco il momento giusto. Nessuno può giurare e promettere un per sempre, neppure tu che appari così indomito. La sofferenza di un rapporto è una fisiologia intrinseca alla relazione stessa: a 15 anni come a 47. Non cadiamo in facili alibi. Lui dice che non se la sente. Lo ha detto più volte. Deve pensarci però. Mi domando su cosa debba soffermarsi. Matteo è un conto facile quello che chiedi di fare a Marco: io ti voglio e te l’ho detto e dimostrato, ti amo e non ho paura di far emergere il mio cuore e le mie colpe: ti chiedo di riprovarci. A questo punto Marco si domanda: lo amo ancora? O è sì o e no. Mi dispiace ma le sovrastrutture a questa domanda non attecchiscono mai. Lo si sa, senza doverci pensare dei mesi. Poi si ricomincia, con calma, si ricostruisce, ci si mette di buona lena e si ristabilisce la fiducia: un nuovo punto zero, che si desidera per una semplice ragione: perdere Matteo è più difficile che trovare un senso alla mia nuova fiducia spesa per lui.
Il vostro modo di sentirvi mi appare così squilibrato da non farmi essere neppure ottimista per un nuovo punto zero. Lui dovrebbe divampare di sentimento e dedizione per ristabilire un vecchio ordine delle cose.
Altrimenti tu sarai la bestia da soma, quella che tutto si accolla, e si continua a flagellare per il “peccato originale”. Nulla mi toglie dalla testa che Marco non fosse più quello del primo incontro (davanti a elegance), nel dicembre 2007.
La vita è una tua corsa e devi saper perdere anche il fiato in quel che credi. Io nei limti di tempo non ci ho mai creduto: il fondo che si tocca lo si decide giorno per giorno. Finchè avrai i polmoni per affrontare la tua apnea è giusto che tu lo faccia, fino al fondo, fino a quando non sarai tu a dire basta!
La vita caro amico è codarda e infame spesso e volentieri, ma non cadere nella bizzarra trappola che Marco rappresenti la tua felicità futura, e che senza di lui niente abbia senso. Non dimenticare che prima di tutto devi essere tu a gestire la tua vita, la tua persona, le tue aspettative, e la tua speranza. Marco può essere quello che ADESSO ti rende felice. Ma sei sempre tu a decidere come e quando e fino a che punto. Nessuno perciò si merita di farci sentire merde o dei, a seconda del momento. Non avere la presunzione di sapere cosa ci sarà domani. Vivi il tuo presente e rimani lì. Impara dal giorno che corre, e fatti domande sul domani, ma senti sempre la curiosità di smentire le tue risposte di oggi.
Smettila di credere di aver sbagliato tutto il 5 gennaio 2008. Sentivi un bisogno e lo hai assecondato. Ti auguro una vita di momenti rispettosi verso te stesso come quel giorno. Spero tu lo possa capire, se non ora, magari in un secondo momento. Marco ha reagito, questo è vero. Ma le cose non devono riuscire per forza. Le cose riescono se a loro è stato destinato un futuro. E Stop.
E questo è quello che penso, io che sono io e che conosco poco Marco, e in fondo anche te! Ma è il modo più onesto che ho per dirti come la vedo! Ed ecco qua!
Ci sentiamo dopo.
Bacini!"
Dovrò lavorare molto su quelle parti in neretto. capire se tutto questo casino l'ho messo su per ottenere "il perdono definitivo" che (una volta per tutte) mettesse a tacere i miei sensi di colpa, il mio sentirmi inadeguato, la mia nulla autostima. Come se il perdono di Marco potesse essere un nuovo battesimo, un rinascere a qualcosa di nuovo: accettato, voluto, amato.
Non mi resta che rispondere con due mesi di ritardo: grazie sister! Sono veramente onorato di essere parte della tua vita.Etichette: personale