E se io fossi invidioso?
Ieri il mio psicologo mi ha citato alcune frasi che io avrei detto nel corso dei nostri incontri, e poi provocatoriamente mi ha detto che se vado a leggere sul dizionario la definizione di “invidia” troverò molte affinità con quanto da me affermato. Non mi reputo invidioso? Ma se lo fossi veramente , senza saperlo. Facciamo autocritica.
Intanto, ad esempio, l’invia è uno dei sette peccati capitali secondo la religione cattolica (anche oggi ho trovato l’ennesimo buon motivo per non essere credente! bene!). Anche qui è un “peccato strano” se mi permettete una debole difesa. A differenza della lussuria, della superbia, della gola, l'invidia è un vizio che non dà veramente piacere. Di solito la Chiesa è più incentrata a considerare peccato quello che può provocarci piacere. Ma forse la giudica peccato perché ci facciamo del male da soli, togliendoli il protagonismo che si aspetta di avere.
Ma è vero che l’invidia si autoalimenta e crea il black-out emozionale. Credo che nella mia testa scatti un pensiero tipo: Non posso trovare la felicità fin tanto che provo invidia ma non posso smettere di essere invidioso fino a quando non avrò trovato la felicità. E’ un pensiero paralizzante, più o meno come un cruciverba per Valeria Marini.
Non so se sono invidioso. So per certo che effettivamente ho l’abitudine di pormi in termini di paragone. Qualsiasi cosa , anche una situazione piacevole, tendo a passarla al setaccio. Devo paragonarla con altro. Non riesco a gustarla appieno senza fermarmi a pensare che non è poi così piacevole come qualche altra cosa che può capitare a qualcun altro, o che potrei aver fatto se non avessi fatto questa. L'invidia, in effetti, è una delle forme di quel vizio, in parte morale, in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre. Invidio tutto e tutti perché non amo me probabilmente. Ecco perché spesso mi piacciono solo i ragazzi che non posso avere, soprattutto quelli fidanzati. Perché io “devo” invidiare. Devo confrontare. Devo bilanciare. E’ possibile che la mia vita debba sempre procedere all’insegna del bilancio? Non riesco ad appropriarmi del piacere del “è così! Che vuoi farci?”
Ma l’invidia è un sentimento subdolo e meschino che si insinua nelle nostre vite con l'astuzia e con l'inganno. In genere ha inizio con l'ammirazione: apprezziamo negli altri quello che a noi manca e che desidereremmo possedere. Parte bene, ma poi si perde per strada! Un po’ come quella sciroccata di cappuccetto Rosso.
Certo poi haimè esiste google e si scopre che Freud pensava che l'invidia, in ultima analisi, fosse insensata, ereditaria, biologicamente fondata, sostanzialmente immodificabile (se non nel lunghissimo periodo) e solo parzialmente integrabile. Cominciamo bene!
Altra definizione: “L'invidia è quella particolare forma di dolore mentale che è connessa alla percezione della differenza con proprio svantaggio.” Ripensando alla cena con maglietta gialla a questo punto mi chiedo: ero invidioso di lui?