Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

venerdì, ottobre 27

E se io fossi invidioso?
Ieri il mio psicologo mi ha citato alcune frasi che io avrei detto nel corso dei nostri incontri, e poi provocatoriamente mi ha detto che se vado a leggere sul dizionario la definizione di “invidia” troverò molte affinità con quanto da me affermato. Non mi reputo invidioso? Ma se lo fossi veramente , senza saperlo. Facciamo autocritica.

Intanto, ad esempio, l’invia è uno dei sette peccati capitali secondo la religione cattolica (anche oggi ho trovato l’ennesimo buon motivo per non essere credente! bene!). Anche qui è un “peccato strano” se mi permettete una debole difesa. A differenza della lussuria, della superbia, della gola, l'invidia è un vizio che non dà veramente piacere. Di solito la Chiesa è più incentrata a considerare peccato quello che può provocarci piacere. Ma forse la giudica peccato perché ci facciamo del male da soli, togliendoli il protagonismo che si aspetta di avere.

Ma è vero che l’invidia si autoalimenta e crea il black-out emozionale. Credo che nella mia testa scatti un pensiero tipo: Non posso trovare la felicità fin tanto che provo invidia ma non posso smettere di essere invidioso fino a quando non avrò trovato la felicità. E’ un pensiero paralizzante, più o meno come un cruciverba per Valeria Marini.

Non so se sono invidioso. So per certo che effettivamente ho l’abitudine di pormi in termini di paragone. Qualsiasi cosa , anche una situazione piacevole, tendo a passarla al setaccio. Devo paragonarla con altro. Non riesco a gustarla appieno senza fermarmi a pensare che non è poi così piacevole come qualche altra cosa che può capitare a qualcun altro, o che potrei aver fatto se non avessi fatto questa. L'invidia, in effetti, è una delle forme di quel vizio, in parte morale, in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre. Invidio tutto e tutti perché non amo me probabilmente. Ecco perché spesso mi piacciono solo i ragazzi che non posso avere, soprattutto quelli fidanzati. Perché io “devo” invidiare. Devo confrontare. Devo bilanciare. E’ possibile che la mia vita debba sempre procedere all’insegna del bilancio? Non riesco ad appropriarmi del piacere del “è così! Che vuoi farci?”

Ma l’invidia è un sentimento subdolo e meschino che si insinua nelle nostre vite con l'astuzia e con l'inganno. In genere ha inizio con l'ammirazione: apprezziamo negli altri quello che a noi manca e che desidereremmo possedere. Parte bene, ma poi si perde per strada! Un po’ come quella sciroccata di cappuccetto Rosso.

Certo poi haimè esiste google e si scopre che Freud pensava che l'invidia, in ultima analisi, fosse insensata, ereditaria, biologicamente fondata, sostanzialmente immodificabile (se non nel lunghissimo periodo) e solo parzialmente integrabile. Cominciamo bene!
Altra definizione: “L'invidia è quella particolare forma di dolore mentale che è connessa alla percezione della differenza con proprio svantaggio.” Ripensando alla cena con maglietta gialla a questo punto mi chiedo: ero invidioso di lui?

giovedì, ottobre 19

Ebbene la tanto attesa cena c’è stata. E’ arrivato puntualissimo, ha portato del vino ma, nonostante io l’abbia stappato, ha avuto l’estrema delicatezza di bere dalla bottiglia che già era aperta al suo arrivo (mentre io ho bevuto il suo). Era bellissimo in jeans e maglietta verde e, a differenza di me, non sembrava minimamente a disagio. Le chicchere sono corse spedite per tutta la sera in alcune momenti addirittura molto divertenti. Ad esempio quando ha scoperto che nella mia rubrica è memorizzato come “maglietta gialla”, ma sostiene di non avere neanche una maglietta gialla e accusandomi (a ragione) di essere daltonico.

Nel coso della serata provocato da una mia domanda ha detto di essere soddisfatto di se stesso e che non c’è niente che cambierebbe di se. Ma non l’ha detto con superbia o mania di grandezza, ma più con la tranquillità di chi cerca di volersi bene. Io ci ho scherzato sopra dicendo che adesso avrei cambiato la mia rubrica e lo avrei memorizzato come “dalai lama”, visto che ha trovato la stessa pace interiore!

Credo però sia questo la chiave di volta della serata. Più lo vedevo bello ( lo è…spudoratamente) più mi sentivo brutto, più lo vedevo spiritoso più mi sentivo noioso, più lo vedevo “risolto” più mi sentivo inutilmente complicato. Mi sentivo inadeguato a lui. Credo che il senso di inadeguatezza che ho provato nei suoi confronti sia una combinazione tra problemi di autostima e dalla imperfetta conoscenza che ho di lui (i due elementi tra l'altro sono profondamente legati tra loro e il secondo tende ad influenzare il primo). E con questo sentimento certo non mi è venuto spontaneo provarci, e quindi mi sono guardato bene dal farlo. La mia intraprendenza in situazioni simili a questa non la uso, è ancora impacchettata nella sua inespugnabile confezione a bolle di plastica scoppiabili.

Neanche lui ci ha provato. A volte ho anche avuto l’impressione che avesse bevuto troppo alcool per stare al mio passo, ma lo reggesse meno bene. I suoi occhietti a metà serata erano a mezz’asta, teneri e sinceri come piace a me. Però, a posteriori, da parte di entrambi ho notato una certa “rigidità”: per esempio non ci siamo baciati né quando è arrivato, né quando è andato! Di solito “tra gay” è d’obbligo e spontaneo salutasi con un po’ di fisicità.

Però stamattina alle 7meno5 sono stato svegliato da un suo sms: “Grazie ancora per la gradevolissima serata…buona giornata…the dalai lama”.

Per i feticisti del menù: pasta alla carbonara, fesa di tacchino alla griglia, patate al forno

mercoledì, ottobre 18

Comunicazione di servizio: il 31 ottobre e l’1 Novembre a ROMA ci sarà il concerto di Antony & The Johsons. Chi vorrebbe venire?

Prendo spunto da questa considerazione per parlarvi di come sia rimasto male stamattina. In un forum musicale dove scrivo spesso parlando di Antony scrisse la frase: “Certo credo che i testi ne facciano veramente un icona per il pubblico gay, una sensibilità del genere ce lo avvicina molto al nostro background emotivo.”

Un’utente ha risposto alla mia frase scrivendo il seguente commento che trovo di un becero e allucinantemente omofono.

“diciamo che tipo, quando canta la canzone “i fell in love with a dead boy”, e vede il corpo giacere esanime,e gli chiede ARE YOU A BOY? urlato in falsetto con voce gaudente e speranzosa, o il molto più mesto OR ARE YOU A GIRL? molto più sommesso e oserei dire deluso, io mi sganascio dal ridere. A parte questo non è una questione di sensibilità gaia o meno, tuttalpiù una questione di gusto.”

Mi sono sentito in dovere di replicare:

La canzone "I fell in love with a dead boy" è una metafora. Antony parla dell'idea dell'innamorarsi di una persona che ha una malattia che, hiamè, è ancora incurabile come l'aids. Amare un sieropositivo porta inevitabilmente a rendere + presente (e pressante) il concetto di morte. Non puoi dimenticartene: basta solo pensare alle pastiglie agli orari prestabiliti che i malati devono assumere giorno e notti. E se sgarri, bhè sono cazzi! Quando lui chiede "sei un ragazzo? Sei un ragazza?" parla a tutti i malati. Cerca di renderci consapevoli che la malattia può colpire chiunque. Inoltre di fronte al dolore si è tutti uguali: al di la del nostro genere sessuale. Ma inoltre di fronte ad una persona che stà per morire Antony, forse, gli chiede quale sia il genere in cui si immedesima, con cui vuole essere onorato o ricordato. Anche se il ragazzo che stà per morire è un ragazzo (biologico) Antony può avere la sensibilità di chiedergli quale sia la sua identità di genere, al di la della mera fisicità. Ecco cosa intendevo quando affermavo che Antony è un icona per i gay! Perchè affronta con una delicatezza e naturalezza temi e sentimenti che sono radicatissimi nel nostro background emotivo. Ecco cosa dice Antony a proposito della canzone: "Tornando a “I Fell In Love With A Dead Boy”, ho cominciato a lavorarci negli anni Novanta periodo in cui l’AIDS aveva un impatto forte e spaventoso sulla comunità. Anche se questa canzone suona un po’ come un ricordo per tutti i ragazzi morti a causa dell’AIDS a New York e nel mondo, è curioso che nel tempo sia un po’ cambiata, almeno per me. Quando scrivi una canzone per alcune ragioni e poi la canti per anni, inizia ad assumere un significato diverso, ed è bello avvicinarsi alla canzone ogni notte in modo differente perché ci sarà sempre qualcosa di nuovo: è come un bicchiere vuoto, che si riempie a seconda del momento. Succede che io possa cantare questa canzone per i motivi più diversi. L’impulso iniziale che mi spinse a scriverla era quello: tutti questi ragazzi stavano morendo per una ragione sbagliata, molti di loro erano così sexy… Tutto qui." Spero che adesso passi un pò a tutti al voglia di ridere quando si ascolta questa meravigliosa canzone.

Qui la potete scaricare. Vivamente (che suona strano, visto il titolo!) consigliata!

lunedì, ottobre 16

La vita è strana. Le sorprese che la vita ti sa riservare hanno dell’incredibile. Sabato mattina sono andato in palestra (e fino a qui non c’è nessuna sorpresa, o dell’incredibile). Quando sono uscito dalla palestra accendo il cellulare e mi arriva un sms del tipo della palestra, quello che avevo attaccato il cd alla macchina. Ricordate? (domanda retorica: visto che non c’è stato nessun altro di cui parlare da tre mesi a questa parte).
L’sms dice “ti va di prendere un caffè?”. Stavo rispondendo quando mi arriva alle spalle e mi dice con un sorriso disarmante : “Bhè, non rispondi?” Era a dir poco meraviglioso: la Cappella Sistina in confronto è una catapecchia.

Abbiamo preso il caffè (io ovviamente corretto) e poi siamo andati a casa sua. Visto le voci che mi erano arrivate circa la sua intensa attività sessuale mentre apriva la porta speravo tanto che non ci fosse una sling* attaccata al soffitto. Non c’era. Anzi la casa è piena i piante. Ha il pollice verde il ragazzo e per altro ha quasi solo piante grasse che sono la mia passione.
Come scrive Jeanette Winterson: “Mi sentivo come un ladro con il sacco pieno di sguardi rubati. Ogni oggetto ha un significato. Perché lo ha comprato? Cosa preferisce? Perché si siede su una sedia e non sull’altra? La stanza diventa un codice che hai solo pochi secondi per decifrare. Eppure avrei voluto aprire i cassetti e far scorrere le dita sui bordi impolverati dai quadri. Forse nel cestino dei rifiuti, o nella dispensa, troverò un indizio che mi porterà a te”.
Abbiamo parlato un po’: ho scoperto la sua vera età, il suo vero nome, la sua vera professione, il suo vero odore, i suoi viaggi fatti e in programma. Nessuno dei due ha provato un approccio. E adesso mercoledì sarà a cena a casa mia!

* Per chi no la conoscesse si tratta di una sorta di amaca che immobilizza le gambe e viene spesso usata nei rapporti sado maso per la pratica del fist fucking (e se non conoscete anche questo… bhè mica posso spiegarvi tutto io …che per altro conosco solo la teoria!)

martedì, ottobre 10

Ieri con i miei fratelli sono stato dal notaio per la successione dei beni di mio padre, che è mancato il marzo scorso. Di fronte alle domande pertinenti del notaio ci siamo resi conto che non sapevamo quali fossero i beni di nostro padre, come li avesse acquisiti (per eredità, acquistati, etc), quali registrazioni o questioni burocratiche/legali lo avessero riguardato. Ieri ho capito che il mio papà non c’è più. Non potrà più dirci le cose che non ci ha detto, non potrà più spiegarci le cose che non ci ha spiegato. Non potremmo più chiedergli le cose che volevamo sapere. Possibile che in tutti quegli anni non ci siamo mai chiesti quale fosse la storia di quella casa? Possibile che abbiamo dato semplicemente per scontato che una famiglia debba averla una casa? Cosa rimarrà di quegli anni, di quella vita, di tutti quei ricordi? Ieri dal notaio ho avuto il terrore che non rimarrà niente, quando anche mamma sarà morta nessuno saprà del loro amore, delle loro speranze, dei loro piccoli segreti; e col tempo cadranno nell’oblio, il tempo si occuperà di cancellarne l’immagine già sbiadita. Quella nostra inconsapevolezza del “nostro” passato mi ha fatto male, mi ha spaventato come fosse un anticipo di quella che avvolgerà anche me (che probabilmente non avrò figli).
Eppure quella casa ha rappresentato un periodo importante. Probabilmente quello che stò cercando affannosamente di trovare è proprio un’altra “casa” dove mi senta così a casa. Insomma: durante l’infanzia la casa ha rappresentato il MIO mondo, sapevo che quello era il posto dove dovevo (e volevo) essere. La sicurezza e il totale senso di appartenenza che non ho più trovato in nessun altra casa dove ho abitato.
Ieri il notaio ha deciso che di quella casa me ne spetta una parte. Ma non la “mia” parte. Che ne so? La mia cameretta oppure il sottoscala dove da piccolo avevo fatto il mio quartier generale. No! Ma una “parte” ideale. Il che rende bene l’idea di cosa effettivamente si sia perso e cioè l’appartenenza. Paradossalmente la legge riconosce quello che la famiglia è diventata: tante “parti” separate da affetti diversi, stili di vista diversi, esperienze diverse.

giovedì, ottobre 5

Avere un blog ti porta spesso e inevitabilmente a (stra)parlare esclusivamente di te, del tuo mondo, delle tue emozioni. Sul manifesto della scorsa settimana nonmiricordochi ha detto che i blogger sono gli ultimi miserabili, ancora più vanesi ed egocentrici di chi partecipa ai reality. Bisogna correre ai ripari.
Infatti oggi vorrei riflettere sul fatto che con alcune persone nasca subito empatia. La definizione tecnica dell’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si agiti in lui, come si senta in una situazione e cosa realmente provi al di là di quello che esprime verbalmente. L’empatia è la capacità di leggere fra le righe, di captare le spie emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato.
Si a volte capita. Ci sono alcune persone che da subito, dal primo sguardo ti rimandano questi sentimenti di “appartenenza” e “condivisone”. Persone che ti vanno benissimo con i loro difetti, che accettano i tuoi, che anche con un sms o un saluto di corsa di comunicano qualcosa. Persone con le quali hai la giusta sintonia per convivere delle cose. E per altro non hai la fretta di farlo oggi o subito, perché avverti che ci sarà il tempo giusto, che non c’è fretta, che queste persone ci sono (come ci sono sempre state) anche più avanti. Non ci saranno nuovi amichetti più alla moda, fidanzati gelosi, lavori pressanti che gli impediranno di rapportarsi a te con l’intensità e il giusto mix di ironia/sarcasmo/consapevolezza che te li fanno sentire vicini proprio come …. una sister, proprio come Antony e Boy George (non sforzatevi di capire, è un riferimento solo ed esclusivamente per una persona!).

Visto che va di gran moda ecco un’intercettazione di una chattata fatta questa mattina con una di queste persone, che ti fa ridere anche quando proprio non ne avresti voglia!

LUI:
Su MTV stanno facendo 100 most bodies, i corpi più belli del pianeta. Sono curioso di sapere a che posizione sei.
IO:
La mia tripletta di corpi preferiti è: Forrest Witheker, Antonio Albanese, Lello Arena. Dal 4 in giù non li calcolo. Perché io valgo!
LUI:
Ma da piccolo di davano acidi? Ma allora ti può piacere anche il mio nuovo ragazzo?
IO:
Si…brutto non è! Ma è troppo giovane per me. Stai tranquillo non ti farò la guerra (a meno che non sia un po’ ubriaco)
LUI:
Ohhhhh NOOOOOO … è finita. Tu sei sempre ubriaco. mi ha detto che gli piaci da una vita! Questo basta per sapere come andrà a finire.... uffaaaaaa
IO:
Perchè mi devi mettere a disagio? Adesso dovrò fare finta di non vedervi quando vi vedo e prendere la briga di chiederti dove passerai la serata, per potervi evitare. Ufffffa
LUI:
E cmq.... io che ci posso fare? anche lui ha i suoi gusti. al momento viene con me! speriamo rimanga dov'è!
IO:
Non essere così fatalista. Le cose vanno conquistate con la passione e l'impegno. Fossi al tuo posto non mi farei problemi a sfreggiarti il volto o a comprometterti 1 arto. Giusto per scoraggiare colpi di testa. haimè adesso sei il maggior indiziato qualsiasi cosa mi succeda. Proprio come Sharon Stone in basic instict!
LUI:
ahahahahaha... mi fai morire dal ridere. Chissà invece come e quando morirai tu?
IO:
la cosa più probabile è 1 incidente in macchina, visto come guido. Però anche il prossimo disco di Tori Amos, se è brutto come l'ultimo, credo mi darà il colpo di grazia!
LUI:
convinco Tori a velocizzare la pubblicazione del nuovo progetto allora.... devo essere scaltro e rapido!