Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, ottobre 15


Meno male che non ho vinto le primarie. Perché stamattina sono stanchissimo e non avrei nessuna voglia di cambiare l’Italia. Chiariamo subito una cosa: io non sono andato a votare per Veltroni. Il Partito Democratico non mi rappresenta visto le componenti che l’hanno generato. I candidati non hanno detto niente che mi abbi positivamente influenzato. Solo Furio Colombo, che prima si era candidato ma poi si è ritirato, mi avrebbe dato qualche motivo per seguire la competizione elettorale. Ma visto che ho deciso che io non li voterò, non vedo perché andare da impicciarmi a casa degli altri. Mica vado a dire a mia cognata con che detergente pulire l’alone fastidioso e giallastro che ha nel suo piano cottura; mi limito a guardarlo con un sopraciglio alzato, ma non sarebbe giusto mettere becco.


Venerdì come vi avevo anticipato sono andato a sentire il concerto delle AMIINA. E’ stato un evento straordinario e devo dire che l’ascolto del disco non riesce a far apprezzare appieno la loro musica, che deve essere “vissuta” dal vivo per avere il suo compimento. Per chi c’è già stato sa che il palco del COVO è veramente piccolo e quindi poco adatto per un set delle quattro ragazze. Non aspettatevi un set statico di un normale quartetto d’archi che stà sempre seduto a suonare concentrato violini, viole, violoncelli e contrabbassi. No, le Amiina fanno di più. Infatti durante l’esecuzione di ogni pezzo le ragazze lasciano la loro postazione (e il relativo strumento) per andare in un altro punto del palco a suonare un’altra “cosa”, perché non sempre si può parlare di strumenti veri e propri. Oltre al classico Mac con cui riproducono suoni campionati, le islandesine suonano pure bicchieri, arpe, xilofoni e anche le classiche seghe da boscaiolo (vedi foto)! Tutte suonano tutto, girando sul palcoscenico come farebbe una squadra di pallavolo. Da quartetto, in un modo onirico e magico, si trasformano in una vera e propria orchestra bizzarra che utilizzando questa strumentazione acustica riesce a catturare e condensare i suoni provenienti dalle varie parti del mondo in un lavoro di contaminazione globale senza confini. Non hanno niente di pop (nessun ritornello), non sono (post)rock (nessuna apertura alla sigur ros) ma sono minimal-ambient. Nonostante la complessità armonica lo spettacolo propone una musica imprevedibile, sognante, portatrice di atmosfere ricercate (magari un po’ retrò, come i loro costumi di scena) ma molto intima e partecipe. Non è un esibizione manieristica, distaccata o prettamente tecnica. Sarà anche per il modo elegante e sexy con cui le ragazze si muovono sul palco ma la loro partecipazione si avverte dal pubblico.

Prima di loro si è esibito un progetto italiano “Musica da Cucina”, che in realtà è un ragazzo di Sondrio: Fabio Bonelli. Come le CocoRosie nel loro primo disco usavano i rumori dei giocattoli, in questo progetto si usano i rumori degli utensili da cucina. Vengono campionati dal vivo i rumori di stoviglie, mestoli, acqua e si crea un tappeto sonoro dove aggiungere qualche strumento (chitarra e clarinetto). Mai e poi mai avrei pensato che il fischio di un bollitore potesse essere la migliore corista in circolazione, quella con più estensione vocale e la maggior capacità di tenere ( e prolungare) una nota. Rumori che diventano musica, perché non la si può definire in altro modo. Per lo Zingarelli, la musica è “l’arte di combinare più suoni in base a regole definite, diverse a seconda dei luoghi e delle epoche”. E invece la definizione di rumore è “qualsiasi fenomeno acustico, generalmente irregolare, casuale e non musicale, specialmente se sgradevole, fastidioso, molesto, nocivo“.
Una musica che propone Fabio Bonelli non nasce da viaggi lontani o esperienze esterne ma invece è ispirata da abitudini, da gesti quotidiani. La cucina diventa un guscio di emozioni che ci sono indispensabili, proprio come il cibo. E’ la musica dell’ambiente, quella che fa parte della nostra vita, ma che spesso non conosciamo. E quindi ci serve un artista che la “viva” e la tecnologia che la amplifichi. La cucina di casa nostra ha un sacco di cose da raccontarci, se solo qualcuno ce la fa ascoltare. Preparare dei cibi significa creare armonia, coordinamento, voglia di raggiungere un obiettivo definito, ma ancor più, significa mettere in gioco la responsabilità e la fiducia che ci porta a “cibarci”dei piatti preparati dalle “mani di tutti”.

Ieri pomeriggio dopo un week end passato a Ravenna, il mio ragazzo si è stretto e mi ha detto che era stanco e aveva voglia di andare a casa. Se la mia vita fosse un film sarebbe partito un pezzo di “Musica da Cucina” e la scena successiva sarebbe stata nella mia cucina.


Voto: 4 stelline e ½ (su cinque)


Il sito della Amiina: www.amiina.com
La pagina MySpace delle Amiina: http://www.myspace.com/amiina
La pagina MySpace di “Musica da cucina”: http://www.myspace.com/musicadacucina

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