Il mio fidanzato mi ha regalato “Release the stars” il nuovo disco di Rufus Wainwright.
E’ un disco veramente fantastico, sempre che vi piaccia la musica barocca e iper prodotta di Rufus con squilli di trombe, cori che entrano ed escono, flauti svolazzanti e archi per gentile concessione della London Session Orchestra.
L’album si apre con la maestosa e bellissima “Do I Disappoint You”. Il cantante si chiede “Ti deludo, se soltanto sono umano? Perchè deve essere sempre fuoco? Perchè deve sempre essere zolfo? Desiderio? Raffredda questo corpo. Ti deludo se soltanto sono come te?”
Rufus fa una fredda analisi dei rapporti ai quali chiediamo sempre sensazioni sensazionali, emozioni uniche. Nessuno ci insegna che la quotidianità (per antonomasia più tranquilla e meno coinvolgente) non deve per forza rappresentare uno scendere di livello. Anche senza i capogiri delle prime illusioni, l’amore può essere amore. Ed è proprio nell’accettare di essere umani (con tutti i propri limiti e difetti) che può permetterci di abbandonarci l’uno all’altro, e non alla fantasia che avevamo dell’altro. Per far questo occorre pazienza, coraggio e fiducia e un vero lavoro su se stessi, che ci riporti a una nuova “Consapevolezza maturata” oltre ad una grande capacità di accettazione reciproca. Insomma con questo inizio Rufus la dice lunga sulla maturità di questo disco.
Il secondo brano è “Going to a town”, che è anche il primo singolo. Che dire? Per me è uno dei pezzi migliori di tutta la sua discografia. La sua bravura nel creare melodie qui raggiunge il suo apice. Rufus scrive la canzone criticando aspramente l’America dalla quale si è allontanato (il fidanzato di Rufus è tedesco e il disco è stato registrato a Berlino): “Sto andando in una città che è già stata bruciata Sto andando in un posto che è già stato in disgrazia (chiaro riferimento all’impero di Hitler)Sono così stanco dell'America” E ancora rivolgendosi alla sua patria le chiede: “Dimmi, pensi davvero che si possa andare all'inferno per aver amato? Dimmi, non ne hai abbastanza di pensare che tutto ciò che fai sia buono?” E poi ancora fa un riferimento sull’importanza della coppia e sulla forza e potenza che un rapporto può darti:
“Percorrendo la mia strada verso casa, non sarò da solo Ho una vita da vivere, America Ho un'anima da nutrire Ho un sogno da seguire Ed è tutto ciò che mi serve”.
Altra canzone bellissima è “Nobody’s Off The Hook” e cioè “Nessuno è fuori pericolo” Io ho l’interpretata come la difficile accettazione che ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da dire su di noi: qualsiasi cosa facciamo ci sarà sempre qualcuno pronto a sparlare di noi. Dobbiamo togliere potere al pettegolezzo (detto anche gossip,per renderlo meno volgare e più accattivante come attività), riconoscendolo come espressione della pochezza interiore di chi se ne serve e chi lo fa. E allora inutile cercare di “vivere una vita con stile” perché tanto “la vita prenderà quel cuoricino e ti metterà in ginocchio minacciando di spezzarlo per il finale. E tu ci crederai”
E’ un disco veramente fantastico, sempre che vi piaccia la musica barocca e iper prodotta di Rufus con squilli di trombe, cori che entrano ed escono, flauti svolazzanti e archi per gentile concessione della London Session Orchestra.
L’album si apre con la maestosa e bellissima “Do I Disappoint You”. Il cantante si chiede “Ti deludo, se soltanto sono umano? Perchè deve essere sempre fuoco? Perchè deve sempre essere zolfo? Desiderio? Raffredda questo corpo. Ti deludo se soltanto sono come te?”
Rufus fa una fredda analisi dei rapporti ai quali chiediamo sempre sensazioni sensazionali, emozioni uniche. Nessuno ci insegna che la quotidianità (per antonomasia più tranquilla e meno coinvolgente) non deve per forza rappresentare uno scendere di livello. Anche senza i capogiri delle prime illusioni, l’amore può essere amore. Ed è proprio nell’accettare di essere umani (con tutti i propri limiti e difetti) che può permetterci di abbandonarci l’uno all’altro, e non alla fantasia che avevamo dell’altro. Per far questo occorre pazienza, coraggio e fiducia e un vero lavoro su se stessi, che ci riporti a una nuova “Consapevolezza maturata” oltre ad una grande capacità di accettazione reciproca. Insomma con questo inizio Rufus la dice lunga sulla maturità di questo disco.
Il secondo brano è “Going to a town”, che è anche il primo singolo. Che dire? Per me è uno dei pezzi migliori di tutta la sua discografia. La sua bravura nel creare melodie qui raggiunge il suo apice. Rufus scrive la canzone criticando aspramente l’America dalla quale si è allontanato (il fidanzato di Rufus è tedesco e il disco è stato registrato a Berlino): “Sto andando in una città che è già stata bruciata Sto andando in un posto che è già stato in disgrazia (chiaro riferimento all’impero di Hitler)Sono così stanco dell'America” E ancora rivolgendosi alla sua patria le chiede: “Dimmi, pensi davvero che si possa andare all'inferno per aver amato? Dimmi, non ne hai abbastanza di pensare che tutto ciò che fai sia buono?” E poi ancora fa un riferimento sull’importanza della coppia e sulla forza e potenza che un rapporto può darti:
“Percorrendo la mia strada verso casa, non sarò da solo Ho una vita da vivere, America Ho un'anima da nutrire Ho un sogno da seguire Ed è tutto ciò che mi serve”.
Altra canzone bellissima è “Nobody’s Off The Hook” e cioè “Nessuno è fuori pericolo” Io ho l’interpretata come la difficile accettazione che ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da dire su di noi: qualsiasi cosa facciamo ci sarà sempre qualcuno pronto a sparlare di noi. Dobbiamo togliere potere al pettegolezzo (detto anche gossip,per renderlo meno volgare e più accattivante come attività), riconoscendolo come espressione della pochezza interiore di chi se ne serve e chi lo fa. E allora inutile cercare di “vivere una vita con stile” perché tanto “la vita prenderà quel cuoricino e ti metterà in ginocchio minacciando di spezzarlo per il finale. E tu ci crederai”
“Between my legs” parla della difficoltà di comunicazione all’interno della coppia, della difficoltà di verbalizzare i propri sentimenti: “Quando eri qui, mi mancavi . ora che sei via, sono là fuori con te”. Ma alla base di questa difficoltà c’è sempre dell’attrazione: “Ma quando so che sei nudo, sdraiato sul letto mentre io sono al piano, Tutto ciò che posso dire è che non posso fingere”. Insomma a me ricorda un po’ i versi di Minuetto di Mia Martini. E infatti il titolo “tra le gambe” ben rappresenta la spinta carnale che ci spinge uno vicino all’altro superando incomprensioni e orgogliosi arroccamenti sulla proprie posizioni.
L’album si chiude con l’intensa “Release the stars”. Rufus parla di tutti quegli attori e attrici che hanno dovuto nascondere la propria omosessualità e chiede di liberare queste stelle. Rufus chiede verità sia per rispetto alle vite di questi artisti ma ammette anche: “Oh, non vedi tutto il bene che la celebrità può fare per quelli nel buio” e cioè che ancora la comunità gay ha bisogno di modelli e riferimenti su cui costruire la propria identità. Ancora canta: “Quindi perchè non spalancare i cancelli e farle uscire tutte? Ricorda che senza di loro non ci sarebbe nessuna Paramount”. Infatti nell’industria cinematografica sono stati innumerevoli i gay sia tra gli attori che tra i tecnici.
Voto: 4 ½ stelline (su cinque).
Etichette: music
5 Comments:
Rufus.... ascolterò questo disco solo perchè piace a te! Però la sorella sarà nel mio cuore per sempre per quella singola canzone! Ti ricordi durante l'estenuante attesa del concerto di JAPW? Me l'hai fatta conoscere proprio tu... sister!
6:49 PM
bellissimo. e ti dico le mie preferite sono:
a)going to a town
b)leaving for paris
c)nobody's off the hook
d)release the stars
grazie tesoro. ancora!
10:44 AM
farò uno sforzo e proverò a sentirlo, per amor tuo!
12:28 PM
Passo di qui per la prima volta oggi, ma ne approfitto comunque per fare un saluto.
Qualcosa mi dice che il tuo nick ha a che fare con Tori Amos (mavà). C'eri anche tu ieri a Firenze?
Interessanti le tue recensioni, ti seguirò. Sono stanco di quelle della stampa :)
1:35 PM
ciao... finalmente qualcun altro che ama e ascolta Rufus...
io trovo che Do I Disappoint You sia la canzone migliore del disco ma il mio è un discorso di parte...
che bellezza... un altro appassionato di rufus...
se vuoi scambiamo il link del blog ok? anzi ti linko subito al mio...
a presto
abejandrea
1:54 PM
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