Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, maggio 14

L’altro giorno il mio ragazzo mi hai mandato un sms: “”Giusto per ricordatelo. Ti amo. Tanto”. Io al solito ho risposto con un sms ironico: “Ok. Adesso mi faccio un nodo al fazzoletto così non lo dimentico”.il giorno dopo al telefono ho capito che ci era rimasto male. La sua tenerezza non ha trovato soddisfazione nella mia reazione. Aveva ragione. Ho sbagliato e gli ho scritto una mail per chiedere scusa.
Il fatto è che siamo diversi. Ma è proprio li il bello secondo me. La curiosità di un inconscio diverso dal nostro ma non per questo inconoscibile, da vita ad un gioco di sguardi furtivo, intrigante, seducente, lontano dal “già visto” e che esula dalle aspettative. Ma questa non vuole essere una mia difesa o una scusa. Siamo diversi ma questo non giustifica la mia risposta fredda e frettolosa. Mi ha detto “Ti amo” mica “guarda che ti scade il bollo della macchina” (ps: a proposito…. quando scade?)
Anche il fatto che per me le parole “ti amo” siano un po’ “ovvie” e “poco rappresentative” non deve bastare a giustificarmi. Le parole sono un mezzo, la reazione alle parole è il fine. Il dire "ti amo" non ha un significato univoco, può voler dire un sacco di cose diverse... e può essere detto per un sacco di ragioni diverse. La parola non può essere un fine per sua stessa natura, per cui quando parli o ascolti o scrivi o leggi, non pensare alla parola, ma pensa all'effetto che può avere quando viene detta.Ecco il mio effetto è stato insoddisfacente. Ed ecco perché gli ho scrivo la mail. Perché anch’io lo amo, e spesso lo dico. Ma faccio fatica a dirlo usando solo quelle due paroline li (con cui Umberto Tozzi ci ha fatto una fortuna!). Tanto meno un sms: io sono logorroico e prolisso. Non mi basta dire che ti amissimo, che ti straamo. Io devo argomentare e ricamarci su!
Dire "ti amo" è una cosa così enorme, così complessa, così esigente, e che ci rende così vulnerabili che pronunciare quelle due parole diventa un'impresa eroica. Ma se non lo dico facilmente c’è anche 1 altro motivo. È che queste parole sembrano voler trasformare in qualcosa di rassicurante un'emozione che per costituzione è l'esatto contrario. L’amore fa paura! Stare in coppia è un’avventura che nessuna persona capace di ragionevolezza si disporrebbe ad intraprendere. Solo se ci si convince che amarsi è una follia e solo se ci si dispone ad affrontare l’imprevedibile mettendo a disposizione le proprie risorse di volontà e creatività, almeno nella stessa quantità che usiamo quotidianamente per lavorare o per divertirci, è forse possibile aspirare ad essere “felici”. Io voglio metterci tutta la volontà e la creatività che posso! Ecco queste sono le parole che gli voglio dire!

Etichette:

1 Comments:

Blogger Alec said...

Noi, ragazze senza troppi capelli, siamo proprio intelligenti! Il "ti amo" è una faccenda personale. Sebbene sia un simbolo linguistico, condivido che sia un codice al quale si appendono molte altre motivazioni, come lenzuola al sole. E quel filo spaventa, per le responsabilità che impone. Perchè ti amo non si dice tutte le volte che un lenzuolo è da lavare (ammazza che sottile garbo! notate prego!). però nessuno capisce che quel ti amo non è una promessa di unicità, ma la speranza di conquistare il più normale senso di concretezza. Un po' come dirsi: sei talmente speciale che vorrei tanto annoiarmi con te! Perchè la noia è indecente, perversione inconfessabile. Ma è vita, molto più di acrobazie feline e tempeste emotive circostanziali. Annoiamoci finchè dura, brontoliamo perchè le cose non cambieranno mai, e gli anni passeranno, senza che nessuno se ne accorga. Appartenersi forse somiglia più a questo. E meno male! Che non posso più fingere di avere l'apertura a compasso della Parisi in Disco-bambina!

1:48 PM

 

Posta un commento

<< Home