Il concerto di Antony & the Johnsons a Bologna ieri sera è stato a dir poco meraviglioso. Molto più intenso di quello di Ferrara di due anni fa. Molto più coinvolgente di quello di Faenza del 2005. E’ lui? E’ sempre più meraviglioso. La voce che continua ad essere modulata e vibrata in un modo assolutamente “alieno” (nel senso buono del termine), che lo costringe a usare il collo come cassa armonica dimenandolo come farebbe un tacchino.
Ma stavolta non è solo la voce ad essere protagonista. Ma lui, nel suo essere ormai una vera star. Non è più al piano, inserito tra i Johnsons, come ero abituato a vederlo. Ma è centrale nel palco, in piedi, esposto e libero davanti all’asta del microfono. E non canta solo. Balla, si muove, interpreta, fa teatro.
Non vorrei sembrare irriverente (infondo lo sapete quando lo amo!) ma ho in mente un paragone. Vederlo “ballare” ieri sera su quel palco mi ha comunicato un senso di rivalsa, di libertà, di presa di coscienza e di piena accettazione di se proprio come la scena finale del film “Little Miss Sunshine” dove la piccola Olive arriva quasi per caso alla finale di Piccola Miss California e sorprende tutti per la sua diversità. Quella diversità che ti sbatte in faccia la verità che la normalità (vedi tanta musica che passa MTV) è autenticamente grottesca. Peggio. E’ agghiacciante.
Antony è la nosta Little Miss Sunshine.
Antony inoltre è il la forza propulsiva del gruppo (ormai affiatatissimo, soprattutto gli archi che da sempre lo seguono). E’ lui la che dà l’abbrivo e l’energia, e soprattutto li conduce con piccoli gesti, occhiate furtive e una gestualità da direttore d’orchestra. Tra l’altro rispetto agli altri show che avevo visto stavolta il gruppo è più numeroso, oltre agli archi c’è la chitarra, la batteria, la fisarmonica e i fiati (che secondo me in alcuni passaggi hanno un po’ appesantito le melodie di Antony, soprattutto il sax che ho trovato poco inserito nel contesto).
Tra l’altro un concerto decisamente “poco ruffiano” in cui ampio spazio è stato dato alle canzoni non ancora incise ufficialmente ma che da tempo propone in concerto, a scapito delle prevedibili hit dei suoi due album ufficiali. Già partire con l’intensissima cover “Mysteries of love” (dalla colonna sonora del film “velluto blu” e composta da Angelo Badalamenti) non è cosa da tutti. La canzone è tiratissima, gira intorno a pochissimi accordi ripetuti ossessivamente, cantata trascinando le parole e senza nessun crescendo ma mantenendola sempre nella stessa tonalità. Insomma un’apertura “difficile” che può essere fatta solo se ci si fida del proprio pubblico. Ed infatti la risposta della gente è stata calorosissima. Tanto da obbligarlo a fare un bis non previsto per ringraziare degli applausi che non finivano nonostante avessero già acceso le luci. E lui arriva sornione, soddisfatto, felice e ci regala una “Hope there someone” indimenticabile. Poi saluta con la manina, si stringe la sua borsetta (ma cosa ci terrà di così prezioso per portarla sempre sul palco? La droga? L’incasso delle serata?) e ti aspetti di vederlo spiccare il volo con delle enormi ali di farfalla.
Momenti indimenticabili:
- la cover di “Crazy in love” di Bejoncee che aveva già proposto il mese scorso a Stoccolma,
- il primo bis: “You are my sister” che ha cantato subito dopo che io, approfittando del minuto di silenzio, avevo richiesto a gran voce, Quell’uomo mi ama! (ovviamente dedicata al mio amico Alec - seduto a fianco a me – visto che da sempre ci chiamiamo a vicenda “sister” in onore di quella canzone).
- Durante “I feel in love with a dead boy” la canzone si è fermata per 40 secondi abbondanti. Tutti sul palco fermi immobile. E’ stato un colpo di teatro spettacolare… l’attimo in cui il ragazzo che stà morendo nella canzone esce di scena e sembrava di vedere il suo spirito sopra il palco.
E dopo un concerto così ti aspetteresti il “dopo festival” con le interviste di Chiambretti al mitico Antony.
E poi per me ha avuto anche un valore terapeutico. Il concerto è riuscito a far evaporare le ansie da trasloco.
Voto: 10 stelline (su cinque!)
Ma stavolta non è solo la voce ad essere protagonista. Ma lui, nel suo essere ormai una vera star. Non è più al piano, inserito tra i Johnsons, come ero abituato a vederlo. Ma è centrale nel palco, in piedi, esposto e libero davanti all’asta del microfono. E non canta solo. Balla, si muove, interpreta, fa teatro.
Non vorrei sembrare irriverente (infondo lo sapete quando lo amo!) ma ho in mente un paragone. Vederlo “ballare” ieri sera su quel palco mi ha comunicato un senso di rivalsa, di libertà, di presa di coscienza e di piena accettazione di se proprio come la scena finale del film “Little Miss Sunshine” dove la piccola Olive arriva quasi per caso alla finale di Piccola Miss California e sorprende tutti per la sua diversità. Quella diversità che ti sbatte in faccia la verità che la normalità (vedi tanta musica che passa MTV) è autenticamente grottesca. Peggio. E’ agghiacciante.
Antony è la nosta Little Miss Sunshine.
Antony inoltre è il la forza propulsiva del gruppo (ormai affiatatissimo, soprattutto gli archi che da sempre lo seguono). E’ lui la che dà l’abbrivo e l’energia, e soprattutto li conduce con piccoli gesti, occhiate furtive e una gestualità da direttore d’orchestra. Tra l’altro rispetto agli altri show che avevo visto stavolta il gruppo è più numeroso, oltre agli archi c’è la chitarra, la batteria, la fisarmonica e i fiati (che secondo me in alcuni passaggi hanno un po’ appesantito le melodie di Antony, soprattutto il sax che ho trovato poco inserito nel contesto).
Tra l’altro un concerto decisamente “poco ruffiano” in cui ampio spazio è stato dato alle canzoni non ancora incise ufficialmente ma che da tempo propone in concerto, a scapito delle prevedibili hit dei suoi due album ufficiali. Già partire con l’intensissima cover “Mysteries of love” (dalla colonna sonora del film “velluto blu” e composta da Angelo Badalamenti) non è cosa da tutti. La canzone è tiratissima, gira intorno a pochissimi accordi ripetuti ossessivamente, cantata trascinando le parole e senza nessun crescendo ma mantenendola sempre nella stessa tonalità. Insomma un’apertura “difficile” che può essere fatta solo se ci si fida del proprio pubblico. Ed infatti la risposta della gente è stata calorosissima. Tanto da obbligarlo a fare un bis non previsto per ringraziare degli applausi che non finivano nonostante avessero già acceso le luci. E lui arriva sornione, soddisfatto, felice e ci regala una “Hope there someone” indimenticabile. Poi saluta con la manina, si stringe la sua borsetta (ma cosa ci terrà di così prezioso per portarla sempre sul palco? La droga? L’incasso delle serata?) e ti aspetti di vederlo spiccare il volo con delle enormi ali di farfalla.
Momenti indimenticabili:
- la cover di “Crazy in love” di Bejoncee che aveva già proposto il mese scorso a Stoccolma,
- il primo bis: “You are my sister” che ha cantato subito dopo che io, approfittando del minuto di silenzio, avevo richiesto a gran voce, Quell’uomo mi ama! (ovviamente dedicata al mio amico Alec - seduto a fianco a me – visto che da sempre ci chiamiamo a vicenda “sister” in onore di quella canzone).
- Durante “I feel in love with a dead boy” la canzone si è fermata per 40 secondi abbondanti. Tutti sul palco fermi immobile. E’ stato un colpo di teatro spettacolare… l’attimo in cui il ragazzo che stà morendo nella canzone esce di scena e sembrava di vedere il suo spirito sopra il palco.
E dopo un concerto così ti aspetteresti il “dopo festival” con le interviste di Chiambretti al mitico Antony.
E poi per me ha avuto anche un valore terapeutico. Il concerto è riuscito a far evaporare le ansie da trasloco.
Voto: 10 stelline (su cinque!)
Etichette: live music
7 Comments:
Lo so Lo so lavoro senza pause, e non aggiorno sul blog da un pezzo... però insomma: c'ho da fà! siate fiduciosi!!! Ma, a questo post, oh tu mia bella sister, io non posso esimermi dal.
Condivido decisamente tutto quello che hai scritto. In più momenti ho immaginato un anthony adolescente, decisamente complicato, e mi sono domandato cosa significasse per lui trovarsi di fronte a una piazza caplestata in ogni suo angolo, che applaude e insiste affinchè tu non abbandoni il palco. Anthony non fa solo musica, ma regala un clima; è capace di trascinarti per le viscere in fondo a uno stato d'animo, che non si può non condividere. Angosciante, melanconico o trotterellante che sia! Ieri l'ho finalmente visto dopo tanto tempo passato ad aspettare. Tu lo sai sister. E non riesco neppure a spiegare quanto bene mi abbia fatto, quanta luce mi abbia lasciato dentro. Quanto rumore sugli occhi.
tu invece, dovresti smettera di rubarmi le battute!!!! (so che ti aspettavi di sentirmelo dire!)
bacio sister, my sister.
1:40 PM
Sia in Little Miss Sunshine che nella realtà direi che la normalità è spesso squallida! :)
Ciao
12:19 PM
Non sono scappato via...sono volato via...purtropppo non sapevo come spiegartelo ma ho pianto piu' volte durante quel concerto, non di commozione , per lo meno non solo.Devi sapere che quando a verona l'anno scorso ho sentito Anthony l'ho subito proposto a mia madre che se ne era innamorata...rivedre e risentire un concerto suo ancora piu' mitico..ancora piu' emozionante..mi ha fatto impazzire dal dolore..letteralmente...se fossi stato li' con te ti avrei stritolato il braccio..ti avrei chiesto di camminare con me..per calmarmi...sono quasi certo anche della risposta...che mi avresti dato...Anthony cantava ..per il cielo..e lassu' ..anche lei lo stava ascoltando.Ci vediamo venerdi '...per la Vanoni ?
10:59 AM
dio quanto avrei voluto esserci anche io. l'ho sentito cantare due volte qui a roma oramai un paio di anni fa e l'ho amato da subito. ho visto su internet che canta solo oggi a Sesto a reghena (PN) e poi più niente... o sapete altro?
2:19 PM
si veramente un concerto indimenticabile! Per me era la prima volta ad un suo concerto, ed ho voluto andarci a tutti i costi, visto che la sua musica mi ha accompagnato spesso negli ultimi due anni...
Grazie della visita
12:39 AM
I commenti e il tuo post mi creano una invidia (nel senso buono) enorme. io ero a milano al teatro dal verme dove un secondo prima dell'inizio la sorella di SGARBI (un nome, un'orticaria) annunciava che per problemi di voce Antony non avrebbe cantato... Dopo tre anni di attesa, quella sera avrei potuto farmi permeare dalla voce, dalla musica e dalla sua atmosfera e invcece nulla :(((
Ti chiedo una cortesia, se hai fatto delle foto potresti inviarmene 2 o 3 alla mia mail beginthebegin@libero.it ?? te ne sarei grato.
grazie
Lele
1:20 PM
Ho visto Antony a Torino al Traffic Festival, e mi ha spezzato le gambe. Perchè nonostante il posto orrendo e le migliaia di persone che probabilmente aspettavano di pogare con i Subsonica, è riuscito a far passare un'intensità che ti devasta, una dolcezza che ti fa perdere ogni barriera e che ti spoglia di ogni controllo lasciandoti nudo con le tue emozioni.
6:11 PM
Posta un commento
<< Home