Stamattina un mio amico mi ha chiesto su MSN Messenger: „Come stai?“ e la mia risposta è stata: „Solido.“ Ma non è stato un refuso, una sbagliata digitazione. Non volevo dire solito. Volevo dire che mi sento un corpo solido, quando in realtà vorrei essere gassoso, leggere ed etereo e volare via. Sento la pesantezza di un corpo che mi incatena al mio essere matteo, con tutti i miei limiti e i miei difetti. Ecco come stò. Non è un bel periodo.
Jeanette Winterson scrive:
''La sofferenza è il vuoto. Uno spazio senza aria, un soffocante luogo di morte, la dimora del sofferente. La sofferenza è un palazzo-alveare, stanze come gabbie dall'allevamento, ci si siede sui propri escrementi, ci si sdraia sulla propria sporcizia. La sofferenza è una strada dove non è possibile invertire il senso di marcia, dove non ci si puè fermare. La si percorre spinti da quelli che stanno dietro, intralciati da quelli che stanno avanti. La si percorre a una velocità folle anche se i giorni sono mummificati, di piombo. Succede tutto così rapidamente, una volta che si è preso il via, non esiste alcuna àncora del mondo reale che ci faccia rallentare, niente a cui aggrapparsi. La sofferenza strappa i freni della vita, d'improvviso si è abbandonati in caduta libera. Quale che sia il nostro inferno personale, ne troveremo altri mille uguali a quello, nella sofferenza. E' la città dove gli incubi di tutti diventano realtà.''
Così è la sofferenza che si prova quando finisce un amore, a me leva il fiato, mi chiude lo stomaco e mi impedisce perfino di stare fermo o dormire. Continuo a essere confuso a non sapere cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia vero e cosa sia inventato.
Forse mi viene da pensare che avrei dovuto aspettare che nel mio rapporto con Marco tutto andasse a rotoli, avrei dovuto passare attraverso le litigate, i drammi, le mancanze di rispetto e così magari adesso vivrei questo momento con sollievo. Oppure, se fossi intraprendente come quelli nei film, avrei dovuto guardarmi in giro (cosa che adesso mi è impossibile solo da pensare) e aspettare di trovare qualcuno che facesse chiodo schiaccia chiodo. Qualcuno che non mi facesse stare da solo, come sono ora.
Ebbene mi fa paura il rimanere da solo perchè ho paura di me stesso, NON mi piace ciò che sono perchè mi ritengo troppo poco! E, in prospettiva futura, mi spaventa la “fatica” il dover trovare un altra persona che mi ami, perchè non mi sento all’altezza.
Dunque, la fine di un rapporto, è uno dei momenti della vita in cui ci chiediamo i perchè. Perchè non è andata? cosa c’è in me che non va? Cosa avrei potuto fare e non ho fatto? Le risposte, spesso, corrispondono alle nostre più grandi paure per le quali ci sentiamo completamente nudi. Nel mio caso arriva sempre il momento in cui non c’è corrispondenza fra ciò che vorrei essere e ciò che sono. C’è sempre un ideale che mi sfugge, che però esercita un fascino perverso. Io dovrei essere così. Sento che c’è qualcosa che non va, qualcosa che manca, qualcosa che desidererei ma non ho, ma anche ho paura di avere. E parte il trip della confusione, dell’ansia, dell’incertezza.
E poi c’è il peso della consapevolezza di essere la causa della sofferenza di qualcun altro. E’ così spiazzante e doloroso sentirsi responsabili e colpevoli per ilo disagio e la sofferenza che le nostre scelte hanno portato ad altri. Vabbè mi metto un post-it sulla faccia per ricordarmi che devo cercare di essere presentabile!
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6 Comments:
ciao bello! pensa che nel mio caso "solido" significa.. grasso, pesante, ecc....
un iperabbraccio rotanteee!!!
alterego vincenzo
9:00 PM
Sei troppo severo con te. Se TU non fossi TU, il mondo probabilmente potrebbe essere peggiore. O comunque diverso. Mentre in giro c'è qualcuno a cui il mondo piace così com'è.
5:36 PM
Caro Matt ognuno ha una visione "del tutto" molto personale, anche dell'amore. Leggendoti mi salta subito agli occhi come per te l'amore sia prevalentemente "qualcuno che ti ami". Per me è prevalentemente qualcuno da amare. Due modi diversi, ma nessuno migliore dell'altro....però bisogna farsi carico delle conseguenze di come si è. Ognuno si porta dentro un bagaglio che condiziona "il tutto". Io Credo che finchè l'amore rimane un fatto molto personale senza impegnarsi nel fare anche la felicità dell'altro, si arriva comunque ad un punto morto, in cui nascono incertezze e forti dubbi. Al contrario credo che adoperarsi per il "bene" dell'altro diventi qualcosa di solido, di costruttivo. Per "bene" dell'altro intendo anche aiutarlo a farlo stare bene con se stesso. E' chiaro che un impegno bisogna anche sentirlo.... altrimenti vivilo per come sei senza rimorsi e con molta chiarezza. C-stò.
5:55 PM
Non pretendo di capire esattamente tutto del tuo stato, ma credo che per tutte le considerazioni che fai, il tuo sia un viaggio alla scoperta di te stesso.Non ci vedo ne' sbagli ne' deviazioni ne' immobilismi.Si parte alla scoperta di un luogo, fosse anche il se', quando la meta ci attrae.Finalmente, direi, cominci ad apprezzara la tua meta personale, il tuo se'-luogo,poi che sia bello, brutto, gassoso,leggero,solido...non e' dato sapere per ora.Ma ce lo racconterai, mi sa, appena l'avrai raggiunto ed esplorato.Spero ti piaccia il tuo luogo.Wozzeck di Splinder(che ti percepisce solido)
1:30 PM
Poche parole da aggiungere: riesci a dire molto bene ed a sentire altrettanto bene. Non so se col tempo, padrone e tiranno(il tempo!) le cose s'aggiusteranno e le bilancie dell'equilibrio torneranno nel tuo(vostro) Cuore. So che scrivi intensamente. E già questo è un bel perchè.
Un bacio anonimo.
b.
4:42 PM
bilance...l'errore umano è dettato dalla bilancia sfasata che è in me...
b.
4:43 PM
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