Chi mi conosce bene sa che dico sempre solo la metà di quello che vorrei dire e solo la metà della metà risulta comprensibile. Il che, lo ammetto, è una valutazione generosa delle mie capacità comunicative.

lunedì, gennaio 14

Ieri sera ho visto il delizioso film “Lars e una ragazza tutta sua”. Lars è un ragazzo border-line, che in seguito ad un trauma infantile (la mamma è morta durante il parto) e al conseguente senso di colpa sviluppa una serie di fobie sociali che lo portano ad un quasi totale isolamento.

Pur lavorando e vivendo da solo (in un garage, quasi a voler ribadire la sua diversità o inferiorità), Lars ha pochissimi contatti con le persone che spesso si riducono a stringatissime frasi di cortesia. La cognata, che stà aspettando un bambino, tenta in ogni modo di strappare il ragazzo dal suo volontario isolamento ma senza grandi risultati. Una specie di Linus in carne ed ossa, con tanto di copertina.

Tutto cambia quando Lars ordina una bambola erotica, a grandezza naturale e la presenta al fratello e alla cognata come fosse una persona reale. Dopo un primo momento di sconforto i parenti di Lars, chiedono aiuto ad una psicologa che li aiuterà a capire. La bambola (o il suo spirito) serve a Lars nello sviluppo delle sue capacità e della sua personalità, rappresentando il modo più divertente, naturale e spontaneo di imparare. Lars utilizza questa finzione sia per conoscere se stesso sia per avventurarsi alla scoperta del mondo che lo circonda e che lo ha sempre spaventato. Il gioco gli permette, infatti, di mettersi continuamente alla prova, sperimentando le sue capacità di padroneggiare una determinata situazione ed offrendogli l’occasione di comprendere le relazioni che legano avvenimenti, oggetti e proprietà. Inoltre rappresenta una valvola di sfogo per le ansie e le paure, offrendogli la possibilità di vivere nel “gioco”, appunto, quelle situazioni negative della sua vita, le sue paure e frustrazioni. Ma il gioco è anche il regno della fantasia: è un mondo che si colloca a metà strada tra l’esperienza di sé come centro di un mondo totalmente soggettivo e il senso di sé come persona tra le altre persone. Permette inoltre a Lars di esplorare le proprie capacità di maturazione, di comunicare con gli altri, di coinvolgerli e di condividere con loro la sua esperienza.

Ed infatti la dottoressa consiglia di assecondare la presenza di Bianca, la bambola. Ed è qui la parte divertente del film. Tutti nel piccolo paese devono mettere da parte i pregiudizi e far posto a questa nuova presenza che, al contrario delle paure iniziali, diventerà popolarissima: troverà lavoro, farà volontariato, sarà invitata a feste.
Effettivamente, come diagnosticato dalla dottoressa, Lars usava la bambola per far emergere dal suo inconscio desideri, intenzioni, capricci, bugie, paure, sensi di colpa e responsabilità. Se vista secondo quest’ottica di proiezione su un agente esterno di vissuti interiori, questa creazione fantasiosa può, una volta esaurito il suo compito, essere “eliminata”.

Come sapete io stò cercando, anche con l’aiuto di dottori, farmaci e tilia tomentosa, di superare una mia fobia. E questo film ribadisce quello che tutti gli specialisti mi dicono: non si deve voler eliminare la fobia, ma viverla e portarla dentro alle nostre relazioni come una parte di se, che ci differenzia ma di cui non ci dobbiamo vergognare. La fobia non dovrebbe toglierci dignità o diritto di cittadinanza in questo mondo.
I dottori mi continuano a ripetere che è inutile tenersi tutto dentro, è una delle carte più dannose che potremmo giocare. Dà linfa ad un mostro che si nutre di paure e dubbi ingigantendo ogni negatività e relegandoci in un angolo sempre più piccolo della nostra vita.

Voto: 4 ½ stelline (su cinque)

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5 Comments:

Blogger Gift Zwerg said...

Be' che fai leggi nel pensiero? :o)Avevo sentito per radio parlare di questo film che mi incuriosiva molto ma essendomi sfuggito il titolo non riuscivo a trovarlo! Grazie Corny Boy tu si che sei "di servizio" altro che la Rai! ;0)
In che cinema lo fanno? E gli orari? Hai fatto 30, mo' fai 31! Scherzo! :0)

12:32 PM

 
Anonymous Anonimo said...

a nome di tanti: libera il mostro!

5:17 PM

 
Anonymous Anonimo said...

non mi sono firmata, sono la Giò

5:18 PM

 
Anonymous Anonimo said...

beh già il fatto che tu ne scriva non mi sembra poco
:)

10:02 PM

 
Anonymous Anonimo said...

La Merini dice: "Ti dirò che anche il demonio è sensibile e non vuole
che gli si neghi la sua voracità.
E' una belva che va ammansita, ma non guidata.
Non ricacciarla nella sua tana orrenda:
potrebbe ancora trasformarsi...". Mi auguro, mia preziosissima diversamente acconciata amica, che tu riesca ad ammansire ogni tua inquietudine...anche senza tilia! Ti voglio bene! "simone"

11:00 AM

 

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